mercoledì 17 dicembre 2008

Il punto sui tempi di conservazione dei dati degli utenti da parte dei 3 giganti della rete

Dopo le pressioni esercitate dalle autorità per la protezione dei dati personali in Europa e in altri paesi per diminuire i rischi per la privacy degli utenti internet, Yahoo annuncia di voler ridurre a 3 mesi il tempo di conservazione dei dati acquisiti sugli utenti internet che usufruiscono dei suoi servizi. L'annuncio di Yahoo arriva dopo quello di Google, che è sceso da 18 a 9 mesi, e dopo quello di Microsoft, che s'è detta disponibile a scendere a 6 mesi se l'avessero fatto anche gli altri principali competitor. Quindi Yahoo decide di anticipare tutti e portarsi in testa in questa classifica virtuale che stabilisce chi è, almeno a parole, più attento e sensibile alla privacy degli internauti. Tuttavia la società di Sunnyvale pare che si riservi il diritto di conservare i dati degli utenti in caso di frodi o per salvaguardare la sicurezza del sistema. In questo modo Yahoo comunque sembra soddisfare la richiesta dell'Unione Europea che aveva invitato i players del settore a conservare i dati degli utenti per un periodo non superiore ai 6 mesi e li aveva spinti ad una decisione condivisa. Rimane da vedere e da verificare la corretta applicazione delle promesse fatte dai vari players e, soprattutto, che fine faranno i dati degli utenti dopo il tempo di esplicita conservazione da parte delle società interessate. Spariranno veramente?

mercoledì 10 dicembre 2008

L'ecommerce in frenata negli US

Secondo gli ultimi dati rilasciati da ComScore sul fatturato dell'ecommerce negli Stati Uniti emerge un chiaro rallentamento negli ultimi mesi di quest'anno, segno che anche l'ecommerce sta sentendo la crisi in atto. Negli ultimi 6 mesi del 2008 i tassi di crescita annuali rispetto ai rispettivi mesi del 2007 sono in caduta libera. Fino all'ottobre scorso, quando il fatturato ecommerce statunitense ha fatto registrare una crescita di solo l'1% rispetto all'ottobre 2007. Mentre l'anno scorso i tassi di crescita annuali erano stati intorno al 20%, da luglio a ottobre del 2008 sono scesi sotto il 10%. La frenata delle spese online cresce per gli spender che appartengono alla fascia medio-bassa della popolazione degli internet buyers. Si tratta di persone che hanno magari perso il proprio posto di lavoro o che rischiano di perderlo a breve a causa della crisi, e di persone che, anche se riescono a conservare il proprio posto di lavoro, devono far fronte al forte aumento dei prezzi avvenuto nei mesi scorsi. Ora che il prezzo del petrolio è sceso e, di conseguenza, altri prezzi scenderanno, forse questo rallentamento dell'ecommerce potrà essere superato, anche se la minaccia della disoccupazione purtroppo probabilmente rimarrà una costante anche per tutto il 2009. E chissà che forse, uno degli aspetti che ha sempre caratterizzato l'ecommerce, e cioé la possibilità di trovare stessi prodotti a prezzi più bassi, non dia una mano a tutte quelle persone che purtroppo sentiranno in modo più pesante gli effetti della crisi. A questo link è possibile leggere una sintesi dei risultati della ricerca di ComScore.

mercoledì 3 dicembre 2008

I video di MySpace anche sul cellulare

D'ora in poi gli utenti registrati a MySpace potranno guardare i video presenti sul sito di social network di News Corp. Tra i video disponibili su mobile ci saranno quelli presenti negli spazi web degli utenti e dei loro amici, ma anche quelli prodotti da TMZ, Time Warner Inc, National Hockey League, National Geographic e altri produttori ancora. I dispositivi mobili abilitati per la visualizzazione dei video di MySpace sono BlackBerry Bold, Palm Centro, Motorola Q9, LG Voyager, Nokia N95 e Samsung Instinct. Gli utenti di MySpace che possiedono uno di questi dispositivi mobili potranno vedere tutti i video gratuitamente grazie alla raccolta pubblicitaria che MySpace intende fare con i video. E' un segnale di fiducia che News Corp dà al giovanissimo mercato del mobile advertising, e in modo particolare a quello legato ai video. Si tratta di un settore ancora tutto da esplorare e da sperimentare, non solo su mobile, ma anche su internet, se è vero quello che ha sostenuto la Morgan Stanley in una sua ultima analisi sul rapporto tra crisi economica internazionale e trend del mercato pubblicitario, e cioé che i video online sono uno dei canali di advertising ancora sottostimati rispetto alle sue potenzialità. Come tale la mossa di MySpace appare anche come una scommessa coraggiosa, soprattutto se considerati i tempi di crisi che si stanno vivendo.

mercoledì 26 novembre 2008

La crisi porterà anche benefici alla pubblicità online?

Un'analisi proposta da Morgan Stanley all'Ad:Tech di New York all'inizio di questo mese cerca di prevedere quali saranno gli effetti della crisi economica che stiamo vivendo sugli investimenti pubblicitari in generale e su quelli online in particolare. Nonostante venga confermata la stretta correlazione tra sviluppo del pil di un paese e il trend degli investimenti in pubblicità che in quel paese si fanno, e quindi venga prevista una possibilità di decremento degli investimenti generali in pubblicità, la ricerca di Morgan Stanley segnala tuttavia alcuni trend, anche positivi, che la crisi potrebbe alimentare e incentivare nel mercato dell'online advertising. E vengono individuate 3 aree che la crisi probabilmente non solo non colpirà, ma anzi potrebbe aiutare a crescere: l'e-commerce, il search marketing e l'adv a performance. In tempi di crisi, cresce il desiderio di libera scelta nella domanda, che viene facilitata da e-commerce e motori di ricerca. In tempi di crisi gli utenti puntano su risparmio e efficienza, cose che spesso ecommerce e motori di ricerca consentono. In tempi di crisi infine, si centellinano gli investimenti, ed ecco il possibile boom della pubblicità a performance, dove gli investimenti sono strettamente collegati ai ritorni. Interessanti inoltre, in questa analisi con respiro mondiale, il confronto tra i dati di crescita dell'utenza internet nei paesi industrializzati e nei paesi in via di sviluppo, utenza internet che, a livello mondiale, ha raggiunto la quota di 1,35 miliardi di persone, con fatturato in pubblicità online pari a 41 miliardi di dollari.

mercoledì 19 novembre 2008

Parole in libertà sul PageRank di Google

Sulla base di indicazioni arrivate da una discussione avvenuta sul sito del gruppo Google Webmaster Help, a cui hanno partecipato anche persone della società di Mountain View, è forse possibile avere ulteriori conferme su ipotesi relative ai meccanismi di indicizzazione e di ranking di Google, che gli addetti ai lavori probabilmente tenevano già in conto, ma che adesso, alla luce della sessione Q&A dei giorni scorsi, assumono più consistenza. Innanzitutto c'è stata la conferma che il PageRank viene mantenuto in caso di redirect permanente, il famoso 301. Confermate anche l'importanza della velocità di caricamento di una pagina web per il calcolo del suo PageRank, e l'inversa proporzionalità tra il valore di un link in uscita e quantità di link in uscita presenti in una stessa pagina. Forse i due elementi più "nuovi", anche se di novità vera e propria forse non ne è emersa nessuna in questa occasione, sono la conferma del conteggio dei commenti di un blog e quindi l'importanza del numero di commenti che i post di un blog ricevono per la sua indicizzazione (più commenti e più punti per il PageRank), e la sottolineatura sul fatto che l'età di un sito non ha un'importanza assoluta, ma è combinata sempre alla qualità dei contenuti caricati sul sito stesso (una pagina più recente con un contenuto giudicato più valido e più apprezzato dagli utenti riceve un PageRank più alto di una pagina più "anziana" che però presenta un contenuto di qualità inferiore). Altra curiosità emersa dalla discussione sul PageRank è il dato riguardante il numero di aggiornamenti fatti all'algoritmo di Google l'anno scorso, ben 450, più di uno al giorno. Come a dire, sull'algoritmo parliamo e impariamo, ma ben consapevoli che domani sarà già diverso.

mercoledì 12 novembre 2008

L'Associazione Scambio Etico si mobilita per la libertà del file sharing

In un periodo in cui in Italia si sente il pericolo di iniziative parlamentari sulla rete che rischiano di limitare la libertà di espressione degli utenti internet italiani, l'Associazione Scambio Etico, interessata a promuovere le nuove forme di diffusione e di condivisione della conoscenza che Internet permette di porre in essere, si mobilita contro un rischio di criminalizzazione degli utenti internet, indicendo una manifestazione a Milano e in altre città italiane per il 13 dicembre prossimo. L'idea è quella di appoggiare e sostenere il file sharing a fini di consumo personale, quello che viene fatto non per guadagnare, ma per acquisire e far girare più conoscenza. Si vuole protestare contro chi pensa che il download, anche se fatto a fini non commerciali, sia un crimine perché non porta introiti economici. L'Associazione Scambio Etico si propone però anche con un atteggiamento positivo per sollecitare iniziative politiche che regolamentino la condivisione delle opere tutelate attraverso lo strumento delle licenze collettive, strumento promosso e sostenuto già da tempo da Electronic Frontier Foundation, l'associazione che da anni si batte per la libertà della rete. Le licenze collettive infatti, si sostiene, potrebbero permettere nello stesso tempo agli aventi diritto di ricavare un utile dalla quantità di condivisione che si viene generata in rete sulle loro opere, e agli utenti di poter usufruire delle opere in modo ampio ed economico. E' già stato presentato anche un disegno di legge in parlamento per arrivare a un riconoscimento ufficiale per legge dello strumento delle licenze collettive. Sul sito dell'Associazione Scambio Etico, è possibile trovare altre informazioni sulla manifestaziona del 13 dicembre e sui temi annessi al file sharing e alla proposta delle licenze collettive.

mercoledì 5 novembre 2008

Firefox al 20 per cento del mercato dei browser

Secondo diverse fonti in rete, sembra che ormai Firefox abbia superato il market share del 20% nel mercato dei browser. Anche se ci sono delle discordanze sui dati relativi alla quota di mercato precisa che Firefox avrebbe raggiunto a livello mondiale (si va da un quasi 20% a una quota superiore al 21%), è chiaro ormai che la penetrazione del browser di Mozilla sia cresciuta in maniera costante e significativa col tempo e abbia intaccato il predominio assoluto di Microsoft Internet Explorer. I dati variano anche da zona a zona del mondo: infatti in Europa sembra che Firefox raggiunge delle quote di mercato anche del 30%. E la messa in discussione del monopolio rigido cui ci aveva abituato il mercato dei browser non arriva solo dal successo di Firefox, ma anche dalla crescita di Safari, e dalla crescente diffusione di Opera e di Google Chrome, che, sebbene siano ancora intorno all'1% di market share, danno segnali di crescita per i prossimi mesi. Sembra comunque abbastanza certo che il mercato dei browser si stia sempre più liberalizzando, e liberando dal monopolio di Microsoft Internet Explorer, e la grande speranza è che la dinamica di crescita futura non si concretizzi in un passaggio da un monopolio a un altro, ma che in un panorama caratterizzato da una molteplicità di attori.

mercoledì 29 ottobre 2008

Il mercato digitale in Italia vale miliardi di euro

Secondo una ricerca presentata dalla School of Management del Politecnico di Milano, i mercati legati ai media digitali in Italia stanno assumendo, nel settore consumer, dimensioni significative. L'indagine s'è proposta di mettere sotto la lente d'ingrandimento i 3 grandi mercati digitali principali che interessano il mondo consumer: quella della pubblicità veicolata su media digitali, quello dell'ecommerce e quello dei contenuti digitali. Rispettivamente queste 3 aree muovono un giro di affari di 1, di 5 e di 3,4 miliardi di euro. Questi valori indicano un mercato digitale, cioé basato sulle 3 piattaforme digitali principali: internet, cellulari e tv digitali, che ormai sta uscendo da una caratterizzazione di nicchia per assumere la fisionomia di mercato di massa, tra l'altro con tassi di crescita che altri mercati, magari anche più grandi, invidiano. Ognuno dei 3 settori del mercato digitali sembra avere uno o più canali privilegiati di espansione: le tv digitali e il mobile per i contenuti premium, internet e il mobile per l'advertising, internet per l'ecommerce. Per quanto riguarda nello specifico la pubblicità sulle piattaforme digitali, nel 2007 essa ha costituito circa il 12% del fatturato totale della mercato pubblicitario italiano.

mercoledì 22 ottobre 2008

Sempre più internet e cellulare per gli adolescenti italiani

Secondo i dati di una ricerca effettuata dalla Doxa su un campione di circa 1.400 adolescenti italiani e intitolata Teen08, i ragazzi italiani di età compresa tra 14 e 18 anni si avvicinano sempre di più a internet e cellulari e li usano sempre più assiduamente. Infatti dall'indagine emerge che l'80% dei ragazzi intervistati ha la connessione a internet nella propria casa, che viene usata quotidianamente dal 43% di loro, mentre gli adolescenti che possiedono un cellulare sono l'89% del totale. Questo crescente utilizzo dei nuovi media non va a scapito della televisione, che continua a intercettare buona parte dell'attenzione degli adolescenti italiani, ma dei quotidiani e delle riviste. Infatti, stando ai dati dell'indagine Doxa, i teenager italiani vedono la televisione in media per 110 minuti al giorno, mentre solo il 26% di loro ha affermato di leggere i quotidiani. Questi dati non vogliono necessariamente dire che sta diminuendo la lettura e la fruizione di informazione da parte dei ragazzi, in quanto molto spesso essi ne fruiscono proprio sul web o sul telefonino, dal momento che forse questi media hanno un modo di comunicare più veloce, immediato e informale, che si avvicina di più alle loro esigenze comunicative. Questo è confermato dal dato relativo alla percentuale di ragazzi con un proprio blog personale, pari al 37% del campione intervistato.

mercoledì 15 ottobre 2008

Pubblicità online mondiale cresciuta del 15,2% nel primo semestre del 2008

Secondo i dati comunicati da IAB (Interactive Advertising Bureau) e PWC (PricewaterhouseCoopers), il fatturato mondiale della pubblicità online nel primo semestre del 2008 è stato di 11,5 miliardi di dollari, con un aumento del 15,2% rispetto al primo semestre del 2007. A trainare il settore sono ancora il search advertising, che ha fatto registrare 5,1 miliardi di dollari di ricavi, con un +24% sullo stesso periodo del 2007, e il display advertising, che ha creato un giro d'affari di 3,8 miliardi di dollari, con una crescita del 19% rispetto al primo semestre del 2007. Considerati come display advertising sono anche tutte le iniziative di sponsorizzazione e i video digitali, la cui fetta di fatturato è cresciuta da 100 a 345 milioni di dollari in un anno, con un incremento del 245% se si confrontano i primi 6 mesi del 2008 con i primi 6 del 2007. A livello di quote di mercato, cresce la fetta del search advertising, che passa dal 41% del fatturato totale al 44%, mentre rimane pressoché costante la percentuale degli investimenti in email marketing, pari al 2% del totale degli investimenti in online marketing. Per quanto riguarda il panorama dei settori industriali, crescono gli investimenti in online advertising nei settori del retail, della finanza e dell'intrattenimento, mentre calano quelli del settore telecom, automotive e informatica. Qui è possibile trovare altri dati più dettagliati sui rilevamenti di IAB e PWC.

mercoledì 8 ottobre 2008

Google Chrome, il browser di Google

Era annunciato da tempo e adesso è pronto e disponibile online nella versione beta a questa pagina. E' il browser di Google, chiamato Google Chrome, naturalmente opensource, che costituisce l'ultima delle mille applicazioni inventate dalla società di Mountain View per estendere ancora di più il proprio dominio sul web. E si tratta anche di una delle sfide più forti lanciate al vecchio concorrente, Microsoft, proprio sul suo terreno, proprio nel settore dove Microsoft ha un dominio incontrastato da anni, quello dei browser. Tanto più se si pensa che con il suo nuovo prodotto Google mirerà in futuro a incorporare nel browser le funzioni di programmi come Outlook, Word, Excel, Windows Media Player, tutti gli elementi cioé che formano il dominio software di Microsoft. Nei proclami che hanno accompagnato il lancio, Google presenta il proprio browser come pensato per quello che internet è diventato oggi, non più una massa di pagine scritte tra cui navigare, ma un mondo di molteplici applicazioni interattive con cui si fanno innumerevoli azioni. Un tempo sul web si cercava e si leggeva, ora si scrive, si chatta, si compra, si gioca, si ascoltano file audio, si guardano video, si crea contenuto multimediale. Le caratteristiche di Google Chrome sono quelle che hanno guidato la realizzazione di tutte le applicazioni di Google: semplicità di utilizzo, velocità, essenzialità. Ma poi ci sono anche alcuni accorgimenti per rendere più sicura la navigazione, come l'idea delle diverse schede in ambienti isolati e un'attenzione particolare ai siti "pericolosi". E c'è anche un potente motore JavaScript, chiamato V8, che permetterà l'utilizzo delle applicazioni web di prossima generazione, impossibili da eseguire con gli attuali browser. Interessante infine una funzione prevista, denominata "Incognito" che, secondo quanto afferma Google, permetterà di navigare senza lasciare tracce. Come sempre nello spirito di Google, il lancio di questo nuovo prodotto non costituisce la fine dei lavori, ma l'inizio di un ulteriore sviluppo che sarà basato sui feedback degli utenti.

mercoledì 1 ottobre 2008

Gli italiani si fidano di pagare con il cellulare?

Nel mondo cresce l'uso dei cellulari, ma rimane bassa la fiducia che gli utenti pongono in essi. Questo in sintesi uno dei risultati di una ricerca recente condotta da Unisys sul mercato security. L'indagine, condotta su un campione di più di 13.000 persone sparse un po' in tutto il mondo, ha voluto anche misurare il grado di percezione di sicurezza che gli utenti mobile hanno in riferimento all'utilizzo dei disposiivi mobili per effettuare transazioni. E dai risultati della ricerca che riguardano l'Italia, si evince che il livello di sicurezza percepita dagli utenti mobile italiani è molto basso. Solo il 2% del campione infatti si dichiara molto fiducioso nella sicurezza delle transazioni mobile, il 17% si sente abbastanza sicuro, il 25% non molto sicuro, il 36% per nulla sicuro e il 15% non è in grado di dare una risposta. Passando dalla percezione della sicurezza all'uso effettivo dei dispositivi mobili per effettuare pagamenti, la ricerca ci dice che solo il 4% degli italiani utilizza un cellulare, un PDA o uno smartphone per pagare bollette, fare transazioni bancarie o shopping in rete. Se si vanno a vedere poi i risultati a livello mondiale, il 71% del campione intervistato non utilizza mai i dispositivi mobili per fare operazioni bancarie o acquisti online. Insomma, i più di 3,3 mliardi di cellulari attivi in tutto il mondo sono usati per fare sempre più cose, ma non per muovere denaro.

giovedì 25 settembre 2008

Come sta l'email marketing in Italia?

Una ricerca commissionata da ContactLab e realizzata da Human Highway ha cercato di far luce su numeri, dinamiche e peculiarità dell'email marketing nostrano. La ricerca è stata condotta su un campione costituito da tutti gli utenti italiani, uomini e donne, di età superiore a 15 anni, che usano il web almeno una volta alla settimana. Diversi sono i dati interessanti risultanti da questa ricerca. Per esempio in media ogni utente è iscritto a 6 mailing list, mentre la percentuale di coloro che non sono iscritti ad alcuna mailing list è del 4%. Quando gli utenti si iscrivono a una mailing list, in più della metà dei casi utilizzano il loro indirizzo di posta elettronica principale, mentre in meno del 10% dei casi usano un indirizzo creato ad hoc. Cresce l'attenzione selettiva degli utenti nei confronti delle email ricevute: due terzi degli utenti intervistati ha dichiarato di non aprire le email di dubbia provenienza, mentre il 35% di essi utilizza regolarmente la cartella antispam. La pubblicità ricevuta a causa di un'iscrizione a una mailing list viene percepita come un'intrusione fastidiosa nella maggior parte dei casi. Nel caso in cui l'email venga inviata per chiedere una collaborazione attiva dagli utenti, come nel caso della compilazione di un questionario di customer satisfaction, la percentuale di quelli che rispondono positivamente a un tale invito si attesta intorno a un 30%, percentuale che si alza se la richiesta di collaborazione è accompagnata da un incentivo o se l'utente vive la relazione con il richiedente come una relazione di fiducia. Nel caso della ricezione di email pubblicitarie con immagini, meno della metà degli intervistati ha un caricamento automatico delle stesse, mentre il 40% carica le immagini dell'email con un'operazione manuale, mentre il 15% rifiuta proprio le immagini. Un terzo degli utenti intervistati ha poi dichiarato di aver ricevuto almento una volta una video-email. La ricerca fornisce anche dei dati aggiornati sull'uso dell'email in generale in Italia. Nel nostro paese risultano esserci circa 50 milioni di caselle di posta elettronica, in media 2,6 a testa, per un totale di messaggi scambiati quotidianamente pari a 350 milioni, quasi 20 in media per utente. Oltre al computer, il 17% degli utenti intervistati, pari circa a 3,3 milioni di persone, dichiara di utilizzare anche un device mobile per la lettura delle email. Qui è possibile scaricare l'intera ricerca.

mercoledì 17 settembre 2008

Supera i 6 miliardi di euro il fatturato dell'e-content in Italia

Quanto vale in Italia il mercato dei contenuti digitali, il cosidetto e-content? 6,1 miliardi di euro. Questa infatti sembra essere la stima per il 2008 secondo l'ultimo rapporto sul mercato dei contenuti digitali realizzato da Confindustria con il Dipartimento Innovazione eTecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e con la collaborazione di Netconsulting. Il valore di questo mercato appare, secondo questo studio, in crescita rispetto all'anno scorso di circa un 20%. I prodotti che più spingono in alto questo mercato sono quelli legati ai Video e all'intrattenimento, sia online che mobile. Cresce l'importanza della pubblicità digitale, comprendente sia internet che cellulari, che si prevede genererà un fatturato superiore al miliardo di euro per il 2008, con una crescita sul 2007 del 36,2%, e vicino al miliardo e mezzo nel 2009, con una crescita 2009 su 2008 del 29,6%. Per la crescita dell'e-content in generale, cresce il contributo dato dal contenuto generato dagli utenti, mentre appare piuttosto piatto il comportamento delle aziende che sembrano ancora un po' restie a investire nella produzione di contenuti digitali o a sfruttare maggiormente la crescita di questo mercato. Per analizzare nei dettagli il rapporto e-Content 2008, è possibile accedere ad atti e documenti da questa pagina.

mercoledì 10 settembre 2008

Un sito per controllare e proteggere la foresta amazzonica

Nonostante sia risconosciuta da tempo come uno dei polmoni verdi più importanti, se non il più importante, del nostro pianeta, la foresta amazzonica è periodicamente vittima di atti di devastazione, di incendi, e di azioni premeditate di deforestazione. Sono in molti, in tutto il mondo, coloro che non ci stanno e che protestano attivamente contro la distruzione di questa foresta. Sono molte anche le persone contrarie alla deforestazione progressiva dell'Amazzonia, ma che forse non hanno mai partecipato a forme di protesta concrete. D'ora in poi, per una e per l'altra di queste 2 categorie di persone che hanno a cuore il destino della foresta amazzonica, c'è un sito dove sarà possibile controllare giorno per giorno incendi e deforestazioni abusive e di esprimere online la propria protesta contro di essi. Si tratta di Globo Amazonia, un sito del network brasiliano Globo.com, che, attraverso una mappa interattiva, offre informazioni sugli avvistamenti di incendi e deforestazioni abusive, e permette di organizzare la protesta dei cittadini sdegnati. Grazie all'uso della piattaforma Orkut di Google, è possibile condividere con altri utenti il proprio sdegno per gli atti di deforestazione e partecipare a iniziative di protesta. Si tratta di un nuovo strumento di osservazione, di conoscenza dei fatti e di lotta contro lo scempio della foresta amazzonica. Il tutto arricchito da una notevole quantità di notizie e informazioni sulla foresta in generale e sulla vita delle comunità che vivono in quella regione, nonché da approfondimenti su bellezze e peculiarità dell'Amazzonia.

giovedì 4 settembre 2008

Agoravox, sito di giornalismo partecipativo, adesso anche in Italia

E' da poco arrivato anche in Italia Agoravox, il sito di giornalismo partecipativo fondato in Francia nel 2005. Arriva in Italia dopo che in Francia ha raggiunto il milione di visitatori unici al mese e i 35.000 cittadini reporters che offrono i loro contenuti sul sito. Agoravox consiste in un giornale online che pubblica solo articoli, inchieste e approfondimenti scritti da cittadini comuni e bloggers e approvati da un gruppo di moderatori che pubblica quelli ritenuti validi. Chi vuole proporre il proprio contributo deve registrarsi e rispettare alcune linee guida. Una volta mandato l'articolo, vi sono alcuni bloggers-moderatori che decidono se pubblicare o no l'articolo, sulla base della sua validità, originalità e pertinenza, attraverso un sistema di voti. Questi moderatori sono scelti dalla community tra coloro che hanno pubblicato almeno 5 articoli e hanno ricevuto un voto positivo dagli utenti (in Francia questi moderatori sono 1.000 su 35.000 reporters). Se l'articolo raggiunge il quorum necessario di voti tra i moderatori che l'hanno letto, allora esso viene pubblicato con un breve commento che spiega il voto ricevuto. Una volta messo online, un articolo viene votato dagli utenti e, in base al numero di preferenze e commenti, sale o scende di posizione nelle pagine del sito. Agoravox è stato fondato nel 2005 da Carlo Revelli, spinto dalla sempre maggiore discrepanza percepita tra l'opinione pubblica reale e ciò che dicevano politici e mass media e anche da quel fenomeno drammatico che è stato lo Tsunami, durante il quale si poteva notare come attraverso la rete si potevano trovare notizie ed aggiornamenti che attraverso i canali di comunicazione tradizionali non riuscivano ad arrivare. L'obiettivo di Agoravox è quello di rendere i cittadini sempre più protagonisti nel racconto di quello che succede intorno a loro, dare visibilità a fatti che vengono ignorati dai media tradizionali e permettere di fare inchieste su fatti d'attualità senza il filtro delle poche redazioni delle testate tradizionali, dando spazio a commenti, documentazioni e giudizi dei cittadini che vengono direttamente coinvolti in quei fatti.

mercoledì 27 agosto 2008

Google incrementa il suo vantaggio sugli altri motori di ricerca in USA

Secondo l'ultima rilevazione di comScore qSearch Google aumenta il proprio vantaggio competitivo sugli altri motori di ricerca nel mercato americano. In tutto infatti la percentuale di ricerche effettuate in USA a luglio sui siti di Google è stata, secondo questo studio, del 61,9%, un 0,4% in più rispetto al 61,5% registrato nel mese di giugno. Google è seguito da Yahoo, che ha intercettato il 20,5% di tutte le ricerche effettuate dagli utenti americani. Microsoft si piazza al 3° posto con l'8,9%, seguita da Ask Network, con il 4,5%, e da AOL LLC, con il 4,2 per cento. Interessante anche il dato sul totale di ricerche fatte sul web in USA a luglio: 11,8 miliardi, il 2% in più rispetto a giugno. Questi dati, oltre a rilevare la continua crescita di seguito del motore di ricerca di Mountain View, segnalano anche la flessione, seppur leggera, dei 2 suoi principali competitor nel mercato americano delle ricerche. I siti di Yahoo infatti, a luglio hanno "perso" lo 0,4% di ricerche rispetto al mese precedente, mentre quelli di Microsoft lo 0,3%, sempre rispetto a giugno. Il grosso della crescita di Google sembra venire dall'incremento di ricerche sui siti facenti parte del network di Google, YouTube in testa.

martedì 19 agosto 2008

I siti di social network nel mondo cresciuti del 25% nell'ultimo anno

Secondo un recente studio di Comscore, i siti di social network nel mondo hanno tutti visto crescere il numero dei propri visitatori. Se si prendono tutti i principali siti del mondo appartenenti a questa categoria, la crescita media per il periodo che va dal giugno 2007 al giugno 2008 è stata del 25%. La ricerca è stata condotta su un campione internazionale di utenti al di sopra dei 15 anni connessi alla rete sia da casa che da lavoro. Comscore ha raccolto i dati anche divisi per 5 macroaree mondiali. Tra queste quella che ha registrato la crescita più forte è quella africana-mediorientale, con una crescita del 66% (da circa 18 a circa 30 milioni di visitatori unici). Segue l'Europa, dove i visitatori unici dei siti di social network sono passati da circa 123 a circa 165 milioni, con un + 35% di crescita, l'America latina, con una crescita del 33% (da circa 40 milioni a circa 52 milioni di visitatori unici), l'Asia orientale, che ha visto passare gli utenti dei social networks da circa 163 milioni a circa 201 milioni, con una crescita del 23%, e, infine, l'America del Nord, che ha registrato una crescita del 9% (utenti passati da circa 121 a circa 131 milioni). I 3 siti in assoluto più visitati sono risultati Facebook, MySpace e Hi5, rispettivamente con circa 132, 118 e 56 milioni di utenti unici. Facebook è anche il sito che ha fatto registrare la crescita annuale più significativa, pari al 153%. Per chi volesse approfondire i risultati della ricerca di Comscore, qui si trovano tutti i dettagli.

mercoledì 13 agosto 2008

Per gli utenti americani video adv ok ma non per i video amatoriali

Secondo un recente studio di Ipsos MediaCT, la maggior parte degli utenti internet americani al di sopra dei 12 anni, che hanno caricato in rete o scaricato da internet, almeno una volta, video digitali, vede di buon grado l'inserimento di pubblicità nei video se questo permette la loro visione gratuita. Ma il grado di accettabilità di questo "scambio" dipende dal tipo di contenuto video. Se infatti per i film e per gli spettacoli televisivi la percentuale di coloro che vedono come positivo l'inserimento di pubblicità in tali video è molto alta, rispettivamente del 75% e dell'82%, questa percentuale si abbassa in caso di video musicali, 68%, e video di news, 63%. Nel caso invece dei video amatoriali la maggior parte degli utenti intervistati si dice contraria all'inserimento di pubblicità, forse anche perché tali video rappresentano un qualcosa di personale, e come tale, non "commercializzabile". Queste diverse percezioni degli utenti riflettono anche la strategia con cui si stanno muovendo alcuni siti di videosharing, che stanno distinguendo in maniera sempre più precisa i video amatoriali e personali dai video più professionali e più lunghi, in modo da studiare una strategia pubblicitaria solo per questi ultimi video e lasciare liberi da pubblicità i video personali degli utenti.

martedì 5 agosto 2008

Wikipedia prova a filtrare i contributi degli utenti

Lo scorso mese si è tenuta ad Alessandria d'Egitto il grande raduno mondiale annuale di tutti i collaboratori e i fan dei progetti Wikimedia, tra cui anche Wikipedia. La convention, che si chiama Wikimania, ha affrontato molti temi, tra cui centrale è stato quello dello sviluppo futuro di Wikipedia, la grande enciclopedia online frutto dei liberi contributi degli utenti. In modo particolare s'è affrontato il tema della qualità dei contributi, dato che spesso, in tutte le versioni linguistiche dell'enciclopedia, capita che alcuni utenti inseriscano testi che contengono falsità, insulti o inesattezze. Per ovviare a questo problema, che scalfisce la credibilità di Wikipedia, in Germania è stato lanciato un test di un sistema cosiddetto "flagged revision". In poche parole tra i collaboratori di Wikipedia Germania sono stati scelti 3.000 utenti, ribattezzati checker, che devono controllare e convalidare i contributi di tutti gli altri utenti. Questi checker sono stati scelti in base al numero di contributi da loro dati a Wikipedia, almeno 300, e alla loro disponibilità a svolgere questa funzione di controllo per la grande enciclopedia mondiale. L'esperimento che si sta svolgendo in Germania prevede l'aumento di questi "controllori" e "convalidatori" dei contributi degli utenti in modo che il tempo che deve trascorrere tra la proposta di nuovo contenuto degli utenti e la loro convalida sia sempre più breve. Nel caso in cui un contributo venga dichiarato non valido e non idoneo alla pubblicazione, esso rimane comunque visibile agli utenti che potranno discutere della scelta di non pubblicarlo ed eventualmente spingere per una sua pubblicazione in un secondo momento. Un altro punto di cui si è parlato è quello del numero esiguo di voci attualmente presenti nella versione araba di Wikipedia (circa 67.000 contro le circa 2,5 milioni di voci presenti nella versione inglese). Questa bassa presenza di contributi in arabo sembra però dipendere esclusivamente da una scarsa partecipazione degli utenti mondiali che usano questa lingua, e quindi contro questa disparità di informazioni non sembrano essere possibili soluzioni che non partano dagli utenti che scrivono in arabo.

mercoledì 30 luglio 2008

Quanti sono gli utenti internet che usano l'instant messaging in Italia?

Una recente ricerca condotta da Nextplora per conto di Microsoft Online Service Group ci dà un po' di numeri su quello che è l'uso dell'Instant Messaging (IM) in Italia. Dai risultati di questa ricerca, condotta a maggio di quest'anno su un campione di 1.058 utenti che navigano online, risulta che il 90% degli internauti italiani usa servizi di IM, il 61% usa l'IM ogni giorno, mentre il 70% dichiara di utilizzarlo spesso. Tra i vari IM disponibili, quello più utilizzato sembra essere Windows Live Messenger con una quota del 71% degli utenti internet. Coloro che utilizzano di più l'IM sono gli utenti con un'età compresa tra i 16 e i 24 anni, anche se non sono gli unici. Infatti circa la metà degli over 45 dichiara di utilizzare l'IM settimanalmente, con una leggera prevalenza degli uomini sulle donne. Cambiando l'età, cambia anche l'utilizzo del mezzo. Mentre gli adolescenti e i giovani lo usano parlando contemporaneamente con più persone o facendo altro nel frattempo, gli adulti preferiscono chattare con una persona per volta, concentrandosi sulla conversazione. Si diffonde l'uso dell'IM anche nel mondo del lavoro come strumento di lavoro che facilita e rende più veloce e immediata la comunicazione professionale, tra colleghi nella stessa azienda e tra persone che lavorano in aziende diverse. Ormai gli internauti italiani che usano un servizio di IM per lavoro sono il 37% del totale. La fascia oraria in cui è maggiore l'utilizzo dell'IM è quella serale di prime time, dalle 20.30 alle 22.30, e questo sembra che contribuisca a togliere pubblico alla TV. Questo uso serale suggerisce anche le ragioni ludiche, di intrattenimento e di socialità che spingono soprattutto i più giovani all'uso dell'IM. Tra queste ragioni, gli intervistati hanno anche posto l'accento sul fatto che l'IM permette di sentirsi più liberi, più attivi e più moderni. Anche se questi dati vanno presi con le pinze dato che il committente risulta essere anche il leader incontrastato di mercato, è interessate comunque avere dei numeri che descrivono un fenomeno che in Italia, forse più che in altri paesi europei e non, riscuote un notevole successo.

mercoledì 23 luglio 2008

A che punto sta il mobile internet?

Nielsen ha da poco pubblicato una ricerca sull'utilizzo di mobile internet in 16 paesi diversi, tra cui figura anche l'Italia. Diversi sono i dati significativi che emergono dall'indagine, ma sicuramente uno dei più importanti è il livello di penetrazione del mobile web tra gli utenti abbonati a servizi di telefonia mobile. Il paese che ha il più alto numero di utenti che navigano tramite cellulare sono gli USA, con una percentuale del 15,6%; seguono UK con il 12,9% e l'Italia con l'11%. In Europa i cellulari da cui si è generato il traffico di internet mobile più significativo sono stati 2 Nokia, l'N95 e l'N70, e il Motorola RAZR/RAZR2, mentre negli USA i 3 cellulari su cui gli utenti hanno navigato di più sono stati il Motorola RAZR/RAZR2, seguito dall'Apple iPhone e dal RIM Blackberry 8100 Series (Pearl). Prendendo poi in considerazione solo il mercato statunistense, la ricerca Nielsen ci fornisce anche dati interessanti sul traffico di mobile web negli States. Le 3 web categories che hanno ricevuto, a maggio 2008, più visite in assoluto sono state portali, servizio email e previsioni del tempo, mentre per quanto riguarda i web channels Yahoo email è il canale che ha registrato più visite, seguito da Google Search e Wether Channel. In USA i mobile internet users sono quasi raddoppiati nel giro di 2 anni, passando da 22,4 milioni nel luglio 2006 a 40,4 milioni nel maggio 2008. Questa crescita dell'utilizzo dell'internet mobile può fare da traino anche per la crescita degli investimenti in mobile advertising, dal momento che, secondo questa ricerca, gli utenti che navigano con il cellulare mostrano una maggiore disponibilità alla pubblicità mobile rispetto agli altri utenti mobile, e il 26% di essi già la visualizzano. Qui è possibile trovare il documento completo della ricerca di Nielsen.

mercoledì 16 luglio 2008

Con Edit search results si personalizzano i risultati di ricerca su Google

E se le opinioni di un essere umano fossero più importanti delle operazioni di un algoritmo matematico? Ciascuno di noi a questa domanda forse risponderebbe: si, certo, è ovvio che le idee di una persona sono più importanti di una formula matematica. Ma Google sembra che se ne sia accorto solo da poco. E' infatti recente l'avvio di una fase di test di una nuova funzionalità di Google, che si chiama Edit search results, che permette a pochi fortunati, scelti a caso dalla società di Mountain View tra tutti gli utenti che hanno aperto un account Google, di personalizzare la pagina dei risultati di ricerca di Google. Come? Semplice, di fianco a ogni risultato restituito da Google per una determinata parola chiave, sono stati aggiunte 3 nuove icone. Cliccando l'icona con la freccia in su, l'utente può posizionare in cima alla pagina quel link che gli sembra la migliore risposta alla sua ricerca; cliccando sull'icona con la crocetta l'utente nasconde un risultato che reputa inutile tra quelli restituiti da Google; cliccando sull'icona con la nuvoletta, si apre uno spazio dove l'utente può lasciare un commento su un determinato link che compare nella pagina dei risultati. Ogni azione può essere modificata in un secondo momento e può essere condivisa con altri utenti che stanno facendo l'esperimento in questa fase beta. Per rivedere i risultati di ricerca cosi come si è deciso di metterli per una determinata parola chiave, è necessario, quando si effettua la ricerca con quella parola chiave, effettuarla con lo stesso account con il quale si sono fatte le personalizzazioni. Qualora un utente volesse tornare a fidarsi dei risultati restituiti dall'algoritmo di Google, può farlo con un semplice click, con la possibilità di riottenere in seguito i risultati personalizzati. Per approfondire la conoscenza di questa nuova funzionalità sperimentata da Google, è possibile visitare questa pagina.

giovedì 10 luglio 2008

Lively, la second life di Google

Con un post pubblicato lunedi sul suo blog ufficiale, Google ha lanciato la versione beta di Lively, una piattaforma in 3D in cui ciascuno può creare il proprio avatar personale e una propria stanza in 3 dimensioni, che può personalizzare abbondantemente. Purtroppo per ora l'applicativo Lively è disponibile solo per i sistemi operativi Windows Vista e XP, per cui solo chi dispone di essi può scaricare l'applicazione e incominciare a divertirsi. Una volta installato il programma sul proprio computer, ciascun utente può creare il proprio avatar scegliendo uno dei dieci modelli di avatar proposti da Google. Ovviamente tale avatar è subito personalizzabile, cambiando ad esempio il taglio e il colore dei capelli o i vestiti da indossare. Una volta creato il proprio personaggio, è possibile creare la propria stanza, scegliendo tra diverse opzioni architettoniche e di design. All'interno delle stanze è possibile inserire link che puntano a pagine web esterne e a oggetti multimediali. Con il proprio avatar poi ovviamente ciascuno può esplorare le stanze degli altri personaggi di Lively e interagire con gli altri avatar attraverso la chat testuale o i movimenti del corpo. Si tratta di una sorta di versione googleana di Second Life, la città virtuale in 3D lanciata su internet già da tempo, ma sembra che Lively permetta di fare alcune cose che Second Life non consente. Intanto è un programma che, una volta scaricato sul proprio pc, è utilizzabile anche via browser; poi è possibile inserire il proprio personaggio e la propria stanza personale creata con Lively all'interno di altre pagine web, come il proprio sito o il proprio blog; inoltre, in frame situati all'interno della propria stanza virtuale, è possibile far vedere dei video in una sorta di tv virtuale e mostrare delle foto a chi visita il proprio spazio; da ultimo i gadgets creati con Lively sono fruibili anche direttamente dal desktop dell'utente. L'idea della società di Mountain View è forse quella di portare tutti i servizi di social network (blog, video, immagini, etc) all'interno di un ambiente web non più piatto e bidimensionale, ma tridimensionale, e quindi più coinvolgente. Il tutto fruibile con lo stesso livello di semplicità d'utilizzo e immediatezza che caratterizza i servizi di Google.

mercoledì 2 luglio 2008

Più di 12 miliardi le pagine web indicizzate da Google

E' un numero impressionante, 12 miliardi. Tante, all'incirca, sono oggi le pagine e i documenti censiti sul web da Google e indicizzati nel suo database. Questo numero fa ancora più impressione se rapportato allo stesso numero, relativo però al 2002: 650 milioni. Si è passati in 5 anni da 650 milioni a 12 miliardi di pagine web indicizzate. E' una crescita del 1746%. Vuol dire che ogni anno, dal 2007 all'anno scorso, Google ha indicizzato l'80% di pagine in più rispetto all'anno precedente. Queste cifre dicono tante cose. Dicono la sempre più enorme quantità di informazione che si può trovare in rete, dicono la sempre crescente concorrenza che si trova per posizionare bene il proprio o i propri siti su Google e farsi di conseguenza trovare più facilmente dagli utenti che usano questo motore di ricerca come aiuto nella propria navigazione, dicono la crescente potenza dei data center di Google (36 secondo una recente dichiarazione di Royal Pingdom: 19 in USA, 11 in Europa, 3 in Asia, 1 in Sud America e 1 in Russia). Questo numero diventa ancora più significativo se si pensa che costituisce solo una piccolissima parte di tutti i documenti web che sono stati creati fino ad oggi, di cui la stragrande maggioranza non sono stati ancora indicizzati da Google.

mercoledì 25 giugno 2008

Si chiama Google AdPlanner l'ultima pensata di Google

Si tratta di una mossa che potenzialmente può mettere in ginocchio tutte le agenzie di ratings e di analytics che oggi si fanno pagare per fornire dati utili alle aziende che vogliono investire in online advertising. Google ha lanciato ufficialmente la fase beta di un nuovo tool che si chiama Google Ad Planner e che dà gratuitamente a tutte le aziende che lo desiderano, i dati utili per definire il proprio online media plan e per scegliere i siti su cui andare a fare pubblicità. Grazie all'enorme mole di dati che Google riesce a raccogliere tramite il proprio motore di ricerca, Google Analytics, Google AdWords e Google AdSense, la società di Mountain View può mettere a disposizione degli investitori tutti i dati che servono per pianificare il loro investimento: dati di traffico su utenti unici, visite e pagine viste, composizione socio-demografica dell'udience dei vari siti, e comportamento degli utenti in target con gli obiettivi dell'azienda sui diversi siti che essi visitano. Il tool sembra facile da usare. Basta registrarsi alla fase beta (registrazione che a oggi è limitata a un numero limitato di agenzie e inserzionisti) e inserire le caratteristiche del target che si vuole colpire. Google Ad Planner restituisce i dati sui siti dove vanno maggiormente gli utenti che corrispondono alle caratteristiche inserite dall'inserzionista, suggerendo cosi dove conviene mettere i soldi per colpire il proprio target.

mercoledì 18 giugno 2008

Continua a crescere la pubblicità online in Italia

Secondo gli utlimi dati dell'Osservatorio FCP-Assointernet, nel periodo compreso tra gennaio e aprile 2008 gli investimenti in online advertising sono aumentati del 29% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Tra i diversi strumenti pubblicitari, quelli che hanno registrato la crescita maggiore sono stati gli sms, con un + 54%, seguiti dai banner, con un +33%, dalle dem e dalle newsletters, con un +9%, e dagli annunci sui motori di ricerca, che hanno registrato un +4%. In cifre assolute il fatturato dell'online advertising nel primo quadrimestre del 2008 è stato di oltre 100 milioni di euro. Tra questi dati colpisce il continuo incremento dei banner, che, nonostante rappresentino la forma più vecchia di pubblicità online, continua a farla da padrona e a prendersi la fetta più consistente del budget destinato alla rete. Questo forse può essere spiegato con il fatto che da una parte si stanno continuando ad affacciare sul mercato nuove realtà e nuove aziende che partono ancora con l'online advertising più classico, dall'altra, molte grandi aziende considerano sempre di più internet anche come un media efficace per fare brand awareness, finalità per cui la display advertising tradizionale si presta molto bene. Considerando che probabilmente non sono ancora state colte tutte le potenzialità del keyword advertising da parte di molte aziende, l'andamento degli investimenti in pubblicità online per il futuro potrebbe registrare crescite ancora più significative.

giovedì 12 giugno 2008

Con Nokia un software per salvare sul cellulare e condividere con gli altri i propri percorsi

Nokia ha da poco lanciato sul mercato un nuovo software, scaricabile su tutti gli smartphone Nokia, che permette di salvare sul proprio cellulare qualsiasi percorso che si sta facendo in qualsiasi parte del mondo e condividerlo in rete con chiunque si voglia. Il software infatti, che si chiama Nokia Sports Tracker ed è basato su tecnologia GPS, permette di registrare tutto un percorso che si sta compiendo, a piedi o con qualsiasi mezzo di trasporto, le tappe che si fanno, la distanza tra un luogo e l'altro, eventuali commenti e note che si vogliono aggiungere cammin facendo e anche le foto che si scattano durante il percorso, che si andranno automaticamente a collegare ai luoghi visitati e alle informazioni ad esse connesse a seconda della data di scatto. Il tutto poi lo si può pubblicare in rete e condividere in tempo reale con amici e parenti. La nuova applicazione potrà essere utile ai viaggiatori "zaino in spalla" che spesso viaggiano fuori dalle rotte più comuni e più tradizionali, e che con Nokia Sports Tracker potranno registrare rotte e percorsi personali, e dare la possibilità ad altri di ripetere i nuovi percorsi scoperti grazie alla precisione e completezza delle informazioni salvate durante il viaggio. Ma un altro audience interessato a questo nuovo software potrebbero essere gli sportivi, soprattutto i runner, che potranno registrare tutte le informazioni relative ai loro allenamenti per poi condividerle con quelle dei "compagni di corsa". Per chi fosse interessato, qui è possibile raccogliere ulteriori informazioni su Nokia Sports Tracker.

martedì 3 giugno 2008

I manager dell'ecommerce sanno cosa vogliono gli utenti che l'ecommerce lo fanno?

Il consorzio Netcomm, insieme all'Università Bocconi di Milano, ha realizzato un'interessante ricerca su cosa pensano dei servizi ecommerce i manager delle società che li offrono da un lato, e i consumatori dall'altro. La survey è stata realizzata prendendo in considerazione 52 operatori di ecommerce, che coprono circa l'85% del traffico utenti presente sui siti ecommerce italiani, secondo i dati Nielsen. Emergono dati interessanti su alcune discrepanze tra le aspettative degli utenti che fanno ecommerce e le opinioni dei manager che devono gestire le attività di ecommerce. Tra i fattori di successo di un sito ecommerce gli utenti segnalano come i 3 più importanti, in ordine di priorità, facilità dei pagamenti, processo consegna e semplicità processo di acquisto, mentre i manager dell'ecommerce considerano la visibilità del sito più importante del processo di consegna. E' proprio su quest'ultimo fattore che i manager sembrano più lontani dalle aspettative dei consumatori. Alla domanda su che cosa dovrebbe essere fatto per potenziare un servizio di ecommerce, gli utenti affermano che gli operatori dovrebbero dare la precedenza a migliorare il sito e il sistema informativo ad esso connesso, mentre per i manager la priorità sembra essere in assoluto quella di fare più pubblicità, cosa che invece costituisce l'ultima richiesta che viene dagli utenti. Anche sui servizi per migliorare il rapporto con il cliente c'è una certa discrepanza tra percezione degli utenti e idee dei manager. I primi chiedono numeri verdi e servizi personalizzati, mentre i secondi credono di più in un aumento della comunicazione online. Cercando di sintetizzare i risultati dell'indagine, si potrebbe dire che gli utenti che fanno ecommerce vogliono processi facili, garanzie nelle transazioni e siti più funzionali, mentre i manager spesso a questi antepongono la visibilità della propria presenza con più pubblicità e più comunicazione.

venerdì 30 maggio 2008

Quanti sono i click fraudolenti in una campagna ppc?

Il Click Fraud Index è un rapporto che si propone di misurare l'incidenza dei click fraudolenti sul totale di click che vengono fatti sulle campagne pay per click. I dati sono raccolti dal Click Fraud Network, cui aderiscono più di 4.000 tra investitori, agenzie e players di vario tipo che operano nel mercato della pubblicità online. Secondo l'ultimo rapporto, nel primo trimestre del 2008, la media dei click fraudolenti di pay-per-click sulla pubblicità è stata del 16,3%, leggermente più basso rispetto al 16,6% riportato nell'ultimo trimestre del 2007. Il 16,3% è, tuttavia, più alto rispetto al 14,8% calcolato nel 1 trimestre dello scorso anno. Se però si scorpora il dato agglomerato e si vanno a vedere i click fraudolenti fatti solo sugli annunci pubblicitari apparsi sui siti del content network dei motori di ricerca (ad esempio Google AdSense e Yahoo Publisher Network), essi risultano essere il 27.8% dei click totali, in leggero calo rispetto 28,3% dell'ultimo trimestre del 2007, ma anch'esso in aumento rispetto al primo trimestre dell'anno scorso, quando il dato era del 21,9%. Eccetto gli USA, la più alta percentuale di click fraudolenti vengono da Monaco, Ghana e Nuova Caledonia. I click fraudolenti non sembrano quindi diminuire, se si guardano i dati sull'anno intero, nonostante l'impegno, forse più annunciato che effettivo, per abbassarne il numero.

venerdì 23 maggio 2008

Microsoft lancia Live Search cashback

Microsoft, non essendo riuscita per ora nell'acquisizione di Yahoo, prova a fare un'altra mossa per cercare di arginare lo strapotere di Google nel campo dell'online advertising e, in modo particolare, del search advertising e del contextual advertising. La nuova iniziativa si chiama Live Search cashback e consiste in un programma che permette agli utenti che acquistano un prodotto selezionato grazie a ricerche effettuate con Live Search di essere rimborsati per una parte dell'importo totale del prodotto acquistato. Come funziona? Per gli utenti, basta andare sul sito di Live Search cashback, digitare la parola chiave relativa al prodotto che si vuole acquistare. Il motore di ricerca restituisce come risultati un elenco di prodotti con immagine, breve descrizione e range di prezzo tra i vari fornitori. Cliccando sul prodotto, l'utente può confrontare i prezzi dei diversi fornitori, e vedere quale percentuale dell'importo totale gli verrà restituita in caso di acquisto. Tale percentuale infatti varia da negozio a negozio a seconda dell'accordo stipulato da ogni negozio con Microsoft. Dal lato invece dei siti di ecommerce che vogliono pubblicizzare il loro prodotto su Live Search cashback, essi devono pagare la visibilità avuta sul sito solo nel caso di acquisto dei loro prodotti, con un modello di business a costo per acquisizione (CPA). Questa nuova piattaforma nasce grazie all'accordo con eBay, PayPal e altri importanti siti di ecommerce, che sono interessati ad avere una visibilità privilegiata tra i risultati di ricerca restituiti da Live Search per la ricerca di determinati prodotti. Live Search cashback è stato reso possibile anche dall'acquisizione, da parte di Microsoft, della tecnologia software della società Jellyfish, specializzata nella comparazione tra i prezzi dei prodotti di diverse categorie merceologiche. Con Live Search cashback Microsoft tenta di sottrarre a Google una parte degli utenti web, spingendoli a fare ricerche sul proprio motore, e una fetta degli investimenti pubblicitari fatti sulla rete, spingendo gli operatori di ecommerce a spostare budget da Google a Microsoft per avere visibilità sul sito di Live Search cashback.

venerdì 16 maggio 2008

Quanto viene letto di una pagina web?

Quando l'utente atterra su una pagina web, quanto legge di tutto quello che c'è scritto sopra? Secondo i risultati di una ricerca condotta dall'University of Hamburg la risposta è: il 28%. Il rimanente 72% del contenuto di una pagina l'utente non lo legge, ma ne fa una sorta di "scanning" rapido. Questa "percentuale di lettura" sembra non variare al cambiare della quantità di contenuto scritto all'interno della pagina. Se c'è più testo, o si saltano alcuni pezzi, o si leggono più velocemente quelle parti di testo su cui viene attirata l'attenzione dell'utente. I risultati di questa ricerca sembrano in linea di massima confermare quelli di una'analisi precedente effettuata nel 2004 dal team di Jakob Nielsen, anche se quest'ultimo sembra convinto che la percentuale di testo letto su una pagina web sia ancora inferiore, intorno al 20%. Lo studio condotto dall'University of Hamburg s'è basato sull'osservazione del comportamento sul web di 25 utenti durante una loro navigazione naturale, non guidata, e questi utenti probabilmente presentano una preparazione intellettuale e un'approccio culturale leggermente superiore alla media. Ma nonostante l'esiguo numero di utenti "analizzati" e la loro presunta "superiorità" rispetto all'utente medio, i risultati di questa ricerca possono risultare sicuramente utili per tutti gli editori, in quanto ricordano l'importanza della sintesi nella stesura dei contenuti per il web, e suggeriscono la regola del "poco ma importante". Laddove sono necessarie spiegazioni e approfondimenti, questi dati suggeriscono di strutturare il contenuto secondo un'impostazione "a cipolla" che partendo da un testo breve, va a sviluppare in step successivi alcuni singoli punti del testo iniziale. Struttura che riporta ancora al buon vecchio hyperlink, che rimane, a quanto pare, la struttura più adeguata alle dinamiche che si hanno sulla rete.

mercoledì 7 maggio 2008

Il quotidiano The Capital Times solo su Internet

L'editore del The New York Times Arthur Sulzberger lo aveva detto un po' di tempo fa: tra qualche anno i giornali cartacei spariranno e lasceranno il posto alle loro corrispettive versioni online. Per qualcuno questo sta già avvenendo. E' il caso del quotidiano progressista statunitense The Capital Times, che ha abolito la sua versione cartacea e sopravvive solo su internet. Ora la redazione del giornale produrrà su carta solo due settimanali: una guida gratuita agli spettacoli e una sezione di notizie che saranno distribuite dalla molto più conservatrice testata rivale The Wisconsin State Journal. La decisione è stata presa dopo che la tiratura del giornale s'era più che dimezzata negli ultimi 40 anni e stava registrando un trend in continua discesa. Questa decisione ha comportato una dolorosa riduzione del personale: più di 20 giornalisti che lavoravano per la testata sono stati lasciati a casa, di cui molti con il prepensionamento e altri con il licenziamento. I reporter che lavorano invece nella redazione online sono solo 7 e si occupano sia di web producing che di web design. L'aria che si respira in USA spinge a pensare che lo spostamento sul web è un destino cui prima o poi andranno incontro tutti gli editori, ed è facile credere che questo cambiamento prima o poi investirà anche l'Europa e il nostro paese.

venerdì 2 maggio 2008

Se si va sul mobile si ha il 13% in più di utenti

Secondo un recente studio di Nielsen, la presenza sul mobile aumenterebbe l'audience dei siti internet di una percentuale media del 13%. A questo risultato Nielsen è arrivata dopo aver condotto un'analisi su più di 200 siti, misurando sia il traffico generato dal pc di casa sia quello generato dal cellulare nel Q4 del 2007, distinguendo tra visite duplicate e non. Per alcune categorie di siti, come quelli riguardanti le previsioni del tempo e quelli che offrono vari servizi e prodotti di intrattenimento, questa percentuale questa percentuale sale al 22%. A seguire vi sono i siti di giochi e musica con il 15%. Interessante anche il dato relativo agli shopping sites, che dimostra che chi visita questi ultimi via mobile, quasi sempre li visita anche dal pc, al contrario dei siti che offrono le previsioni del tempo, visitati molto anche solo via mobile. Questa di Nielsen è una delle prime ricerche con cui si tenta di misurare l'impatto che può avere la presenza sul mobile sul reach raggiunto dai siti internet. E questo primo risultato dimostrerebbe che avere anche una presenza mobile aiuterebbe i siti internet ad aumentare la propria audience, e di una percentuale che non è da buttar via. Questi dati sono e saranno sempre più utili, sia agli editori per riuscire a monetizzare nel modo più corretto i propri spazi mobile, sia agli investitori che inizieranno ad avere informazioni più precise per indirizzare le loro decisioni relative agli investimenti in mobile marketing.

sabato 26 aprile 2008

Banda larga al 20% in Europa, al 17,1% in Italia

Secondo il Report on the Implementation of the Telecommunications Regulatory Package - 2007, redatto dalla commissione europea che si occupa di telecomunicazioni, alla fine dell'anno scorso il numero delle linee fisse per l'accesso alla banda larga superava i 99 milioni, contro gli 80 del gennaio 2007, e il tasso medio di penetrazione nell'UE è passato dal 16,3% al 20%. In testa alla classifica della penetrazione della banda larga ci sono i paesi del nord Europa, capitanati dalla Danimarca, che ha il 35,6% di connessioni a banda larga. Dietro alla Danimarca, vi sono Finlandia, Olanda e Svezia, rispettivamente con una penetrazione del 34,6%, 34,2% e 31,2%. In questi paesi il tasso di penetrazione della banda larga è addirittura superiore a quello che si ha in USA e Giappone. Dietro ai paesi del nord Europa, si piazzano Gran Bretagna, Belgio, Lussemburgo e Francia, con percentuali che vanno dal 21% al 26%, tutte superiori a quella che è la media europea, che si attesta sul 20%. Purtroppo l'Italia si trova al di sotto di questa media, con una penetrazione pari al 17,1%, in quindicesima posizione nella classifica europea. Fanalini di coda in Europa sono Polonia e Bulgaria, rispettivamente con l'8,4% e il 7,6%. Oltre ai numeri generali relativi alle penetrazioni nazionali, il rapporto della commissione europea porta a galla quello che sta dietro a questi numeri. In molti paesi europei per esempio c'è ancora molta differenza tra le zone urbane e quelle rurali, e l'italia è tra i paesi in cui questa differenza è più marcata. Uno dei fattori che frenano maggiormente la diffusione della banda larga, secondo il rapporto, è la presenza ancora predominante degli operatori storici, che hanno una quota di mercato che in media supera il 46% e sono ancora possessori di gran parte delle linee, con percentuali che arrivano in alcuni paesi al 95%. La liberalizzazione del mercato, insieme alla separazione tra proprietà delle reti e fornitura di servizi, vengono pertanto indicate come azioni che favorirebbero una maggiore diffusione della banda larga in Europa.

venerdì 18 aprile 2008

Gli utenti internet cinesi superano quelli statunitensi

La Cina ha superato gli USA per numero di utenti internet e diventa il paese con più internauti al mondo. Secondo una ricerca effettuata da una società di analisi cinese, la BDA, che si è basata sui dati del China Internet Network Information Center relativi al febbraio di quest'anno, gli utenti internet cinesi sarebbero poco meno di 220 milioni, contro i 217 circa degli USA. Questo primato ne segue un altro altrettanto importante che la Cina aveva raggiunto alla fine dell'anno scorso, quello di paese con la più alta penetrazione della telefonia mobile. Ma questo numero da primato è destinato a superarsi presto dal momento che la crescita del web in Cina viaggia a un ritmo di circa il 13,5% annuo, e ogni mese si aggiungono più di 2 milioni di internauti nuovi. Dietro questi dati c'è la forte crescita economica della Cina, un forte impegno e grossi investimenti per la diffusione della rete e della banda larga non solo nelle aree urbane, ma anche in quelle rurali, ma forse anche il desiderio di maggiore libertà del popolo cinese che vede internet come un ambiente nuovo e più democratico di quello che trovano nel paese reale, e che quindi si riversano nella rete per godere di quelle libertà che troppo spesso mancano fuori. Aspetto specifico di questa fotografia del web cinese sono i luoghi di connessione, i posti da cui la gente naviga. Mentre infatti in occidente la maggior parte degli internauti naviga da casa o dall'ufficio, in Cina la maggior parte del traffico online è generato dagli internet point, anche se stanno progressivamente crescendo le connessioni domestiche. Ci si augura che questo incremento di utenti internet sia accompagnato in Cina da una forte diminuzione della censura, ancora fortissima, sui siti internet e da maggiori libertà e diritti, sia in rete che fuori.

sabato 12 aprile 2008

Chi sono e come si comportano i lettori di blog?

La California University di Irvine ha svolto un'indagine sul comportamento dei lettori dei blog. Si tratta quindi di una ricerca che si è proposta l'obiettivo di capire, non chi sono e quanti sono i blogger, ma chi sono e come si comportano quegli utenti che i blog li leggono abitualmente, almeno 2 volte alla settimana. Negli USA si calcola che questi lettori di blog siano circa 50 milioni, anche se il loro numero sale rapidamente mese dopo mese. Basti pensare per esempio che da febbraio a marzo 2008 il sito di Technorati, il motore di ricerca dedicato ai blog, ha raddoppiato i suoi visitatori unici, superando i 9 milioni. Ma in Asia i lettori dei blog sono ancora di più, se si guarda la percentuale che essi rappresentano sul totale degli utenti internet. In Giappone per esempio sono il 74%. In Italia sono tra 2 e i 3 milioni. Ma quali sono le caratteristiche principali di questi consumatori di blog? Sono per lo più uomini giovani, impegnati socialmente e che spesso considerano i blog che leggono più attendibili di quotidiani e giornali online. I blog più visitati da questo pubblico sono sia quelli personali che quelli che trattano di temi di interesse comune, soprattutto politica e tecnologia. Per chi frequenta i blog, leggerli è ormai diventata un'abitudine, come la lettura della posta elettronica. Essi non necessariamente lasciano un commento, anche se sono interessati al contenuto pubblicato sul blog di loro interesse. Se lasciano commenti è perché sono legati al blogger da un legame di amicizia o conoscenza, o per una specie di senso del dovere e di rispetto nei confronti di un blogger che magari non conoscono direttamente ma che stimano. Sapere chi sono e come si comportano coloro che fruiscono dei blog è molto importante anche per i marketers. Una ricerca di Edelman dell'anno scorso infatti ha evidenziato come una gran parte dei lettori di blog sono inflencers, sono cioé in grado di influenzare le scelte di altri internauti; e un'altra ricerca di Nielsen, sempre dell'anno scorso, che ha studiato internauti di 47 paesi diversi, ha rilevato che il 61% degli intervistati ritiene che i consigli di altri consumatori postati online siano una fonte autorevole e più credibile dei siti aziendali, delle riviste e della televisione.

sabato 5 aprile 2008

L'ecommerce in Italia frenato dalla mancanza di esperienza relazionale sui siti di ecommerce?

Nonostante la percentuale di navigatori italiani che fanno ecommerce sia inferiore al 10%, il 62% di essi visita almeno una volta al mese un sito di ecommerce. E' quanto afferma uno studio sugli acquisti online in Italia, intitolato Digital Payment e realizzato da Nielsen Online e CommStrategy, che ha analizzato le performance di 25 siti top merchant nelle categorie Travel, Electronics & Ict, Media, Insurance e di 2 gateway di pagamento online attraverso i comportamenti di un panel di circa 15.000 utenti Internet in Italia. Cosa c'è tra quel 10% e quel 62% che impedisce che il livello degli eshoppers italiani sia almeno al livello medio europeo? Il timore a usare la carta di credito e la mancanza di fiducia nei pagamenti online? Lo studio ritiene che questo ormai non sia più il principale ostacolo all'ecommerce, se si pensa che ormai sono più di 5 milioni gli italiani che fanno internet banking e sono abituati a movimentare denaro in rete. Oggi il vero freno sembra essere la mancanza di community experience sui siti di ecommerce, al fatto che i players dell'ecommerce non promuovano un'esperienza relazionale agli utenti che arrivano sui loro siti. Questo nonostante sia ormai chiaro che internet è già molto un canale di comunicazione e di acquisizione informazioni, un ambiente in cui le persone si scambiano molte informazioni, anche sui prodotti. In altre parole i siti di retail online non starebbero sfruttando il successo del Web come strumento di comunicazione e relazione per creare fiducia online negli utenti. Quale la cura allora? Lo studio suggerisce che un aiuto potrebbe venire dalla creazione sui siti stessi di ecommerce di ambienti di discussione, in cui venga favorito lo scambio di pareri e informazioni sui prodotti e di meccanismi che facilitino il meccanismo del passaparola e del suggerimenti sugli acquisti. Probabilmente questo funziona su siti no brand che fungono da rivenditori di tante marche diversi, mentre è in dubbio che questi meccanismi possano funzionare su un sito monomarca. Il passaparola forse è libero e si svolge dove vogliono gli utenti, non per forza sul sito che fa ecommerce.

sabato 29 marzo 2008

L'ecommerce in Italia a 4,9 miliardi di euro, il 2,3% dell'intero fatturato europeo

Secondo un rapporto sullo stato dell'ecommerce in Italia realizzato da Casaleggio Associati, il fatturato del commercio elettronico nel nostro paese è stato nel 2007 di circa 4,9 miliardi di euro e ha registrato, rispetto al 2006, un incremento del 42,2%. In tutto nel 2007 in Italia sono stati effettuati 23 milioni di ordini online. Il fatturato italiano rappresenta solo il 2,1% del fatturato europeo dell'ecommerce, che si aggira introno ai 210 miliardi. I settori con più ecommerce sono il turismo, con una quota del 48% sulle vendite totali, il tempo libero, con il 15,4%, l'elettronica di consumo, che vale il 13,4% e le assicurazioni, con il 12,6%. Secondo il rapporto di Casaleggio Associati, in generale si può riscontrare un rallentamento nella vendita di beni fisici, mentre i beni digitali stanno crescendo oltre il 50% annuo. Ma cosa impedisce un'adeguamento della crescita italiana a quella europea? Un mix di incertezze, presenti sia sul lato degli utenti che su quello delle aziende. I primi hanno ancora un po' di paura nel pagare con la carta di credito (l'anno scorso ha utilizzato questa modalità di pagamento solo il 42% degli utenti che hanno acquistato in rete) e tendono a utilizzare la rete più per acquisire informazioni sui prodotti che per acquistare. Le aziende sono ancora titubanti nel rischiare investimenti più significativi su questo nuovo canale di vendita. A queste incertezze si aggiungono i problemi di logistica e l'ancora scarsa connettività in alcune zone del nostro paese.

martedì 18 marzo 2008

Con Market Lodge Facebook cerca di mettere il social network a servizio del business

E' una delle nuove idee nate per sfruttare il social network a fini di marketing per far crescere un business. Si chiama Market Lodge ed è un'applicazione di Facebook basata sull'idea di sfruttare la rete di contatti qualificati che si creano o si consolidano in rete per aumentare le vendite. L'applicazione dà a ogni utente di Facebook la possibilità di condividere e rendere visibili nel suo spazio web i prodotti che reputa interessanti. In questo modo i suoi amici e i suoi contatti non solo potranno vedere a loro volta questi prodotti e conoscerli, ma, in aggiunta, è come se fossero stati consigliati da persone di cui, nella maggior parte dei casi, si fidano. Nel caso in cui poi i prodotti resi visibili da un utente vengano venduti a suoi amici o contatti, allora Facebook riconosce all'utente che ha dato visibilità al prodotto una percentuale sulla vendita. Per coloro poi che vendono anche dei prodotti online e si registrano su Facebook come vendor, Market Lodge dà la possibilità di condividerli con tutti gli altri utenti che frequentano Facebook. Si tratta di capire se questa idea non inquina le dinamiche relazionali e sociali che si instaurano nel social network spingendo gli utenti a dare visibilità a tanti prodotti solo per tentare di guadagnare facendo venire cosi meno la fiducia degli altri utenti, elemento insostituibile di un vero e autentico social network.

mercoledì 5 marzo 2008

Una tassa su internet contro la povertà?

Internet entra prepotentemente nel dibattito sulla povertà nel mondo. A oggi ci sono 2,8 miliardi di esseri umani che vivono con meno di 2 dollari al giorno (circa 1,3 euro). L'ONU aveva fissato nel 2000 8 "Obiettivi del millennio" per combattere la povertà nel mondo, e per ridurre della metà il numero di esseri umani che vivono con meno di un dollaro al giorno e che soffrono la fame. Ma a oggi, per raggiungere quegli obiettivi nel 2015, mancano circa 50 miliardi di dollari all'anno (poco più di 33 miliardi di euro). Perché? Perché i paesi non mantengono le promesse fatte e, nonostante la buona volontà di molti, i soldi che arrivano all'ONU per ridurre la povertà nel mondo sono inferiori a quelli promessi. E allora cosa fare? L'ultima idea arriva da Philippe Douste-Blazy, ex-ministro degli esteri francese e consigliere speciale del segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon per le fonti innovative dei finanziamenti dello sviluppo. Douste-Blazy ha proposto recentemente di mettere una tassa su giochi online e sull'ecommerce e, in aggiunta, di chiedere un contributo volontario a tutti gli internauti del mondo di pochi dollari. Dati alla mano, secondo il consigliere speciale di Ban Ki-moon, questo contributo, con un piccolo sforzo individuale da parte di chi usa internet, permetterebbe di raggiungere gli obiettivi del millennio. Essendo stato chiamato all'ONU per trovare "fonti innovative" per i finanziamenti allo sviluppo, forse per Douste-Blazy è stato abbastanza naturale pensare subito a internet: cosa c'è di più innovativo? Forse è anche vero che in media chi usa internet per giocare online e per fare ecommerce è più ricco di chi non lo usa. Ma penso sia opportuno anche farsi queste domande tenendo fermo l'importanza e la bontà del fine della proposta fatta: perché, al posto di trovare fonti innovative di finanziamento, non pretendere che i paesi che hanno firmato gli obiettivi del millennio diano i soldi necessari per raggiungere tali obiettivi? Se si accerta che i governi non sono capaci di fare ciò, perché non chiedere a tutti i cittadini dei paesi più ricchi, ma indipendentemente dal fatto che usino o non usino il web, di fare una donazione libera o di dare un contributo una tantum, per aiutare l'ONU a raggiungere gli obiettivi del millennio?

mercoledì 27 febbraio 2008

Google continua a sfornare nuove soluzioni di online video advertising

Continua, da parte di Google, lo sviluppo di sempre nuove soluzioni pubblicitarie da applicare ai video online, dato il loro crescente successo. A oggi le soluzioni offerte sono fondamentalmente di 3 tipologie, chiamate rispettivamente: "with a video", "around a video" e "in a video". La prima, "with a video", è una soluzione che permette all'advertiser di inserire un video pubblicitario di diverse dimensioni in una pagina web di un publisher del network di Google; esso si visualizza inizialmente in modo statico sulla pagina, fino a quando l'utente non lo fa partire e non interagisce con esso. Nella pagina è riportato anche il link del sito dell'advertiser, in modo tale che gli utenti interessati possano subito cliccare per andare a conoscere meglio la proposta dell'advertiser. La seconda soluzione è quella chiamata "around a video", che consiste nella pubblicazione, nell'area circostante al video, di annunci pubblicitari in formato immagine e/o testo con il link al sito dell'advertisers. Questa soluzione pubblicitaria è placement targeted, e gli advertisers possono scegliere dove far pubblicare la loro pubblicità in un duplice modo: o scegliendo i siti su cui far pubblicare la propria pubblicità, o fornendo a Google una lista di keyword legate al prodotto pubblicizzato per permettere a Google di far visualizzare gli annunci pubblicitari nei siti più in target con quelle keywords. L'ultima tipologia di online video advertising oggi testata da Google, forse la più innovativa, è quella definita "in video", che può consistere o in un piccolo video o in un'annuncio testuale, entrambi visualizzati come ovelay rettangolari nella striscia bassa dell'area di video, la cosiddetta watch page. Gli annunci ruoterebbero ogni 20 secondi e sarebbero scelti in modo tale da essere il più attinenti possibile al contenuto del video. Gli utenti tra l'altro hanno anche la possibilità di chiudere lo spazio pubblicitario, se questo li disturba nella visione del video. Quest'ultima soluzione si stacca più nettamente dal modo tradizionale di pensare la pubblicità video, come un minispot posto all'inizio o alla fine del video di contenuto, modello che era ancora legato alla televisione. Queste soluzioni dovrebbero permettere agli advertisers di sfruttare sempre meglio a fini pubblicitari i video online, e ai video publishers, grandi e piccoli, di monetizzare sempre meglio il materiale video da loro prodotto. Partendo da questa pagina è possibile conoscere più nel dettaglio tutte le proposte di Google per la video advertising, mentre in questa pagina è interessante vedere le demo della nuova "in video" advertising targata Google.

venerdì 22 febbraio 2008

Le elezioni politiche italiane su Internet

In attesa delle cifre precise sul budget che gli schieramenti politici in campo stanno investendo su internet, sia in termini assoluti che in termini percentuali sulle spese totali di campagna elettorale, sembra che questa volta il web sia considerato per davvero importante ai fini dei risultati politici. I due grandi nuovi partiti che si giocheranno la vittoria finale, il pdl e il pd, hanno i loro nuovi siti, in cui si vede un'attenzione forse mai vista prima alle dinamiche del cosiddetto web 2.0. Questo vale soprattutto per il partito democratico, il cui sito è centrato sulle possibili azioni che gli utenti possono fare per diventare protagonisti in campagna elettorale: informati, conosci, attivati. La parte più importante del sito sembrano proprio i post e gli interventi degli utenti iscritti, oltre ovviamente alle news sul partito e agli aggiornamenti del tour elettorale di Veltroni. Purtroppo stona il fatto che la sezione myPD sia ancora in fase di attivazione. Per quanto riguarda invece il il pdl, la scelta di fare un sito "elettorale" che non ha nell'url il nome del partito denota una strategia più sul breve periodo e sicuramente non favorisce un buono e duraturo posizionamento su Google e, in generale, non garantisce una facile reperibilità nei motori di ricerca da parte degli utenti. Inoltre il sito, nonostante chiami alla partecipazione i propri elettori, con tutta la colonna di destra dell'homepage dedicata al coinvolgimento e alla partecipazione attiva degli utenti, sembra più una directory di web pages già esistenti, che un nuovo progetto web. Se si osserva invece il sito del Popolo della Libertà, esso appare abbastanza tradizionale e meno "nuovo" rispetto a quello del pd, con meno user generated content e con una forte presenza ancora dei leader dei partiti degli schieramenti. Questa minore "innovatività" la si vede anche nella struttura del sito, più pesante e statico quello del pdl e più leggero, dinamico e a social network quello del pd. Interessante in entrambi i siti la presenza importante della web tv partitica. E su Google cosa succede? Ad oggi la keyword partito democratico restituisce 627.000 risultati, la keyword popolo della libertà 284.000. Per ora nessuno dei 2 partiti sta facendo campagne di keyword advertising con annunci a cpc, e non mi è sembrato di vedere ancora banner pubblicitari sui siti. Anche Youtube sembra vedere una presenza più massiccia del pd, con 1210 video, contro i 270 del pdl. Ovviamente questi numeri sono frutti di una ricerca per keyword e non sono delle fotografie esatte della presenza dei partiti sui due siti, dal momento che tra i documenti restituiti dalle ricerche ci sono anche quelli che non sono strettamente attinenti ai due partiti italiani di cui si sta parlando. E gli altri schieramenti politici? La sinistra arcobaleno, il partito socialista, l'udc e la destra non sembrano forieri di grosse novità dal punto di vista della comunicazione online. Significativo per tutti è comunque il fatto che il sito internet delle varie liste è sempre chiaramente segnalato in tutti i manifesti elettorali, segno che tutti i partiti e tutte le liste sono consapevoli che la partita questa volta si gioca anche online. Infine ci sono i blog dei singoli politici, che stanno assumendo un peso sempre più importante nel panorama politico attuale e iniziano a condizionare le decisioni politiche nazionali e i temi di discussione poi ripresi dagli altri media. Basti pensare a quanto hanno fatto e fanno ancora discutere in questi giorni i blog di Di Pietro e di Miccichè. Senza dimenticare la ripresa, da parte del pd, ma non solo, dei temi cari a Beppe Grillo e diffusi quasi esclusivamente tramite il suo blog, come il limite al numero dei mandati parlamentati e il codice etico per "liste pulite". Speriamo che tutto questo continui anche dopo.

venerdì 15 febbraio 2008

Niente più feedback negativi per gli acquirenti su eBay?

E' una notizia che sta facendo discutere la community di eBay un po' in tutto il mondo. Il grande sito di aste online ha infatti annunciato di voler impedire ai venditori di lasciare feedback negativi agli acquirenti. Questa decisione dovrebbe diventare operativa a maggio negli USA, mentre non è ancora chiaro se verrà applicata anche su eBay Italia. Il motivo di questa decisione risiederebbe nel fatto che troppe volte i venditori lasciano un feedback negativo agli acquirenti solo per ritorsione a causa di un feedback negativo da loro ricevuto. Questo farebbe si che meno compratori di quanti lo vorrebbero lasciano feedback negativi ai venditori che ai loro occhi se lo meriterebbero, in quando hanno paura di riceverne uno negativo anche loro per ritorsione. Questo falserebbe la qualità e la quantità dei giudizi espressi sul sito. D'altro canto, se eBay metterà in pratica quanto annunciato, si priverebbero i venditori di un importante diritto di difesa nei confronti di quegli acquirenti scorretti o immaturi che lasciano un feedback negativo senza che ci sia alcuna responsabilità da parte del venditore o senza che tale responsabilità sia tale da giustificare un feedback negativo. Per non parlare di quegli acquirenti che si aggiudicano l’asta ma che poi non pagano e spariscono. Se è vero che bisogna trovare un modo per limitare i feedback "di ritorsione", è anche vero che forse non è quello annunciato da eBay il modo migliore. Infatti togliendo i feedback negativi per gli acquirenti si rinuncerebbe alla parità tra acquirenti e venditori, che è una delle caratteristiche principali della compravendita su eBay, che è nata e si è sviluppata soprattutto come compravendita tra privati, e non tra venditori professionisti e una massa di acquirenti. Questo significa dimenticare un pezzo della propria origine e delle ragioni del proprio successo. Forse sarebbe più razionale mettere a disposizione degli utenti un sistema di risoluzione contese più efficace di quello attualmente esistente, che decida caso per caso su quali feedback negativi lasciare e quali no. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto per esempio con l'esplicitazione dei motivi del feedback negativo (che potrebbero essere suggeriti da eBay con un elecono prestabilito tra cui scegliere) e con la possibilità di richiedere verifiche veloci sul caso specifico in caso sia necessario contattare le controparti per fare verifiche e approfondimenti.

lunedì 4 febbraio 2008

Più di 1,2 milioni i video online, con più di 26 milioni di commenti

AccuStream iMedia Research, una società di ricerche statunitense che effettua analisi e indagini sui media interattivi, ha pubblicato un'interessante ricerca relativa ai video generati dagli utente e poi pubblicati in rete. Secondo questa ricerca, intitolata User Generated video 2005-2008: Metadata Metrica, ormai il numero dei video online ha superato gli 1,2 milioni, con 26,5 milioni di commenti associati. In media ad ogni video pubblicato online nel 2007 hanno fatto seguito circa 12 commenti relativi a quel video, meno rispetto a quelli registrati nel 2006, quando il numero medio di commenti fatti a ogni singolo video era di 19,5. Una parte molto interessante di questa ricerca è la classifica dei siti in cui vi sono più commenti per video. In testa a questa classifica si trova MySpace TV, che ha visto nel 2007 una media di 36,9 commenti a video, mentre al secondo posto si trova Metacafe, con una media di 32,3 commenti per video, seguita da YouTube, che ha registrato sul proprio sito 24,4 commenti per video. Le altre piattaforme di video sharing si attestano sotto il numero di 15 commenti per video. Sono numeri che danno l'idea della diversa vibrancy e dell'effettiva interattività dei diversi siti che ospitano i video, e che comunque danno un'interessante rappresentazione numerica, sicuramente da approfondire, al "fenomeno" dei video online al di là di ogni moda.

sabato 2 febbraio 2008

Microsoft lancia offerta per comprare Yahoo

E' la notizia della settimana, e rischia di essere la notizia dell'anno. Microsoft ha lanciato un'Opa per l'acquisizione di Yahoo da 44,6 miliardi di dollari, pari a 31 dollari per azione, in cash e in titoli. Questa mossa di Microsoft arriva dopo un periodo di più di un anno in cui Microsoft ha condotto un forte pressing sulla società di Sunnyvale per arrivare ad un'alleanza capace di reggere il reggere il confronto sul web con Google. Sul tavolo erano state messe le proposte di una forte partnership commerciale prima, e di una fusione poi, ma entrambe erano state rigettate da Yahoo. Ma può darsi che adesso, con la crisi di Yahoo, in ribasso con gli utili e costretta a licenziare in queste ultime settimane mille dipendenti, le cose cambino. Microsoft non dovrà però solo aspettare la risposta e la decisione di Yahoo, ma anche quella dell'Authority per la concorrenza, dato che sul web si verrebbe a creare un forte rischio di monopolio, e un sicuro duopolio. Grazie a questa acquisizione, Microsoft vede quattro aree di business che genererebbero sinergie per almeno un miliardo di dollari l'anno. Una di questa è sicuramente il mercato della pubblicità online, e soprattutto quella legata ai motori di ricerca, area in cui Microsoft, grazie a questa acquisizione, avrebbe notevoli vantaggi economici e guadagnerebbe una consistente quota di mercato. Ma se quest'operazione dovesse andare in porto, che cosa ne sarebbe per gli altri operatori che operano nel web marketing e per gli utenti? Microsoft sostiene che la confluenza di Yahoo nella società di Redmond offrirebbe una scelta competitiva, svilupperebbe benefici di scala e calmiererebbe i costi per gli inserzionisti. Ma un duopolio sempre più schiacciante Microsoft-Google potrebbe anche penalizzare sia gli utenti, che avrebbero meno scelta sul web, sia gli inserzionisti, che potrebbero vedersi legare i prezzi della pubblicità online alle decisioni dei due "colossi" piuttosto che a dinamiche di sana competizione. C'è anche un'altra considerazione da fare. Non è detto, come si dà quasi per scontato, che Microsoft, con l'acquisizione di Yahoo, potrebbe competere con Google. Questa guerra infatti, in cui Google sta vincendo una battaglia dietro l'altra, forse non la si può vincere a suon di acquisizioni e mettendo sul tavolo sempre più biglietti verdi, ma con servizi migliori per gli utenti, idee più azzeccate, una tecnologia più avanzata, valori aggiunti per gli utenti (come la gratuità di certi servizi), e soluzioni di advertising veramente innovativi e semplificatorie. In tutti questi fattori per ora sembra che nè MicrosoftYahoo, e quindi neanche loro 2 insieme, siano veramente capaci di competere con Google.