mercoledì 27 maggio 2009

Gli internauti europei non conoscono il 99,9 per cento del web.

Microsoft ha recentemente commissionato un'indagine sul consumo di Internet in Europa alla società SurveyShack. Dai dati che emergono dalla ricerca forse il più interessante, e quello che fa riflettere di più, è relativo alla nostra conoscenza di Internet. L'indagine infatti afferma che ben il 99,9% dello spazio Internet è sconosciuto agli internauti europei. Ossia quasi tutte le pagine e i documenti presenti nel web non vengono mai visti dagli utenti in Europa. Ciascun internauta del Vecchio Continente infatti visita, in ogni sessione di navigazione, al massimo 6 siti internet, e il 74% degli intervistati ha affermato che per ogni 10 siti cui accedono, quelli che visitano per la prima volta sono solo 3. Questo dato sulla scarsissima conoscenza di quello che c'è in rete, riflette effettivamente i dati presenti nelle ricerche sull'uso dei motori di ricerca, sempre più punto di partenza delle sessioni di navigazioni. Secondo queste ultime ricerche infatti, spesso gli utenti si fermano alla prima, o al massimo alle prime 3 pagine del motore di ricerca quando cercano qualcosa e quindi, spesso, su centinaia di migliaia, o addirittura su milioni di pagine web, essi guardano e "scoprono" solo qualche o qualche decina di siti. Si potrebbe dire: Internet, questo grande sconosciuto. E anche il fenomeno dei social network non sembra aiuti gli utenti a conoscere di più la rete. Forse usando di meno i motori di ricerca e navigando la rete con lo spirito dei vecchi esploratori, saremmo in grado di conoscere di più ciò che ci offre Internet e coglierne e sfruttarne meglio le potenzialità, soprattutto di conoscenza.

mercoledì 20 maggio 2009

Rischi di censura in rete

E' recente la notizia che il Senato della Repubblica italiana ha approvato l'altro giorno un emendamento che consente al Ministero degli Interni di obbligare i providers a oscurare siti o blog nel caso in cui in essi si possano leggere, ascoltare o vedere dichiarazioni e testi che possono essere legati a reati d'opinione, apologia di reato o istigazioni a delinquere. Nel caso venga confermata questa norma, si rischia in rete una forte diminuzione di libertà e di democraticità. Infatti nessuno potrebbe più criticare una legge fatta dal governo e approvata dalle camere senza rischiare l'accusa di apologia di reato. Nessuno potrebbe più difendere cittadini che magari vengono "trattati male" dal potere esecutivo. Nessuno potrebbe più fare obiezione di coscienza. Inoltre, con questo provvedimento, si rischia di chiudere interi siti enormi e molto frequentati come youtube anche solo se, su milioni di contenuti web, ce ne fosse anche solo uno che contenesse uno dei tre reati perseguibili. Il dubbio che questo emendamento, tra l'altro tristemente votato da un senatore che dovrebbe svolgere un ruolo d'opposizione, voglia ridurre drasticamente i margini di libertà per gli utenti internet italiani sono grandissimi. Vigilati, utenti, vigilate.

mercoledì 13 maggio 2009

Battuta d'arresto anche per la pubblicità online in US nel 2009?

Screen Digest, una società di analisi che effettua diversi studi e reports sui mercati dei vari media, ha rivisto al ribasso le sue stime relative all'andamento della pubblicità online sul mercato statunistense per il 2009. Ciò che ha spinto la società a ritoccare le previsioni precedentemente fatte, è stata la forte caduta degli investimenti in online advertising registrata nell'ultimo trimestre del 2008. Infatti, mentre nei primi 9 mesi del 2008 il fatturato americano nel web marketing è aumentato del 15%, negli ultimi 3 mesi dell'anno scorso s'è avuto un aumento di solo il 2,6%, segnalando una chiara inversione di tendenza. Per questo motivo Screen Digest ha rifatto i conti e ha previsto per il 2009 un calo del 4,8% dello spending totale di online marketing in US, e una situazione abbastanza stazionaria per il 2010, con un lievissimo incremento del fatturato intorno allo 0,4%. Questo significa che, secondo le nuove stime di Screen Digest, tra il 2008 e il 2009 ci potrebbe essere un calo di 15 punti negli investimenti in online marketing, da un +10% del 2008 a un -4,8% del 2009. L'unica categoria di prodotto pubblicitario che si salverebbe da questo calo sarebbe l'online video advertising, che continua a crescere nonostante tutto, mentre diminuirebbero sia l'online display advertising sia il search marketing.

mercoledì 6 maggio 2009

In US si scommette sui video online nella pubblicità interattiva

Secondo un recente sondaggio condotto da BrightRoll, nelle agenzie di pubblicità interattiva americane si riscontra un forte orientamento a scommettere sui video online. Infatti l'87% dei dirigenti di agenzia che hanno risposto alle domande formulate nell'indagine dichiara di aver aumentato per il 2009 la quota di budget di online advertising destinata ai video online, e il 71% di loro considera l'online video advertising come una forma di pubblicità complementare a quella televisiva. Inoltre la maggior parte delle agenzie interpellate sostiene che il cpm dell'online video advertising sia arrivato ormai a livelli abbordabili e probabilmente è destinato a scendere ulteriormente, cosa che dovrebbe favorire la diffusione di questo strumento pubblicitario. Ma nell'indagine di BrightRoll non mancano anche le perplessità e le critiche che le agenzie muovono a questa nuova forma di online advertising. In particolare si sottolineano la difficoltà a tracciare in modo accurato e preciso l'efficacia dei video pubblicitari online, cosi come invece avviene per l'altra pubblicità online in generale, e un livello di targhettizzazione inferiore a quello concesso dagli altri formati di online advertising.