sabato 29 marzo 2008

L'ecommerce in Italia a 4,9 miliardi di euro, il 2,3% dell'intero fatturato europeo

Secondo un rapporto sullo stato dell'ecommerce in Italia realizzato da Casaleggio Associati, il fatturato del commercio elettronico nel nostro paese è stato nel 2007 di circa 4,9 miliardi di euro e ha registrato, rispetto al 2006, un incremento del 42,2%. In tutto nel 2007 in Italia sono stati effettuati 23 milioni di ordini online. Il fatturato italiano rappresenta solo il 2,1% del fatturato europeo dell'ecommerce, che si aggira introno ai 210 miliardi. I settori con più ecommerce sono il turismo, con una quota del 48% sulle vendite totali, il tempo libero, con il 15,4%, l'elettronica di consumo, che vale il 13,4% e le assicurazioni, con il 12,6%. Secondo il rapporto di Casaleggio Associati, in generale si può riscontrare un rallentamento nella vendita di beni fisici, mentre i beni digitali stanno crescendo oltre il 50% annuo. Ma cosa impedisce un'adeguamento della crescita italiana a quella europea? Un mix di incertezze, presenti sia sul lato degli utenti che su quello delle aziende. I primi hanno ancora un po' di paura nel pagare con la carta di credito (l'anno scorso ha utilizzato questa modalità di pagamento solo il 42% degli utenti che hanno acquistato in rete) e tendono a utilizzare la rete più per acquisire informazioni sui prodotti che per acquistare. Le aziende sono ancora titubanti nel rischiare investimenti più significativi su questo nuovo canale di vendita. A queste incertezze si aggiungono i problemi di logistica e l'ancora scarsa connettività in alcune zone del nostro paese.

martedì 18 marzo 2008

Con Market Lodge Facebook cerca di mettere il social network a servizio del business

E' una delle nuove idee nate per sfruttare il social network a fini di marketing per far crescere un business. Si chiama Market Lodge ed è un'applicazione di Facebook basata sull'idea di sfruttare la rete di contatti qualificati che si creano o si consolidano in rete per aumentare le vendite. L'applicazione dà a ogni utente di Facebook la possibilità di condividere e rendere visibili nel suo spazio web i prodotti che reputa interessanti. In questo modo i suoi amici e i suoi contatti non solo potranno vedere a loro volta questi prodotti e conoscerli, ma, in aggiunta, è come se fossero stati consigliati da persone di cui, nella maggior parte dei casi, si fidano. Nel caso in cui poi i prodotti resi visibili da un utente vengano venduti a suoi amici o contatti, allora Facebook riconosce all'utente che ha dato visibilità al prodotto una percentuale sulla vendita. Per coloro poi che vendono anche dei prodotti online e si registrano su Facebook come vendor, Market Lodge dà la possibilità di condividerli con tutti gli altri utenti che frequentano Facebook. Si tratta di capire se questa idea non inquina le dinamiche relazionali e sociali che si instaurano nel social network spingendo gli utenti a dare visibilità a tanti prodotti solo per tentare di guadagnare facendo venire cosi meno la fiducia degli altri utenti, elemento insostituibile di un vero e autentico social network.

mercoledì 5 marzo 2008

Una tassa su internet contro la povertà?

Internet entra prepotentemente nel dibattito sulla povertà nel mondo. A oggi ci sono 2,8 miliardi di esseri umani che vivono con meno di 2 dollari al giorno (circa 1,3 euro). L'ONU aveva fissato nel 2000 8 "Obiettivi del millennio" per combattere la povertà nel mondo, e per ridurre della metà il numero di esseri umani che vivono con meno di un dollaro al giorno e che soffrono la fame. Ma a oggi, per raggiungere quegli obiettivi nel 2015, mancano circa 50 miliardi di dollari all'anno (poco più di 33 miliardi di euro). Perché? Perché i paesi non mantengono le promesse fatte e, nonostante la buona volontà di molti, i soldi che arrivano all'ONU per ridurre la povertà nel mondo sono inferiori a quelli promessi. E allora cosa fare? L'ultima idea arriva da Philippe Douste-Blazy, ex-ministro degli esteri francese e consigliere speciale del segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon per le fonti innovative dei finanziamenti dello sviluppo. Douste-Blazy ha proposto recentemente di mettere una tassa su giochi online e sull'ecommerce e, in aggiunta, di chiedere un contributo volontario a tutti gli internauti del mondo di pochi dollari. Dati alla mano, secondo il consigliere speciale di Ban Ki-moon, questo contributo, con un piccolo sforzo individuale da parte di chi usa internet, permetterebbe di raggiungere gli obiettivi del millennio. Essendo stato chiamato all'ONU per trovare "fonti innovative" per i finanziamenti allo sviluppo, forse per Douste-Blazy è stato abbastanza naturale pensare subito a internet: cosa c'è di più innovativo? Forse è anche vero che in media chi usa internet per giocare online e per fare ecommerce è più ricco di chi non lo usa. Ma penso sia opportuno anche farsi queste domande tenendo fermo l'importanza e la bontà del fine della proposta fatta: perché, al posto di trovare fonti innovative di finanziamento, non pretendere che i paesi che hanno firmato gli obiettivi del millennio diano i soldi necessari per raggiungere tali obiettivi? Se si accerta che i governi non sono capaci di fare ciò, perché non chiedere a tutti i cittadini dei paesi più ricchi, ma indipendentemente dal fatto che usino o non usino il web, di fare una donazione libera o di dare un contributo una tantum, per aiutare l'ONU a raggiungere gli obiettivi del millennio?