giovedì 11 ottobre 2012

Continua il duello tra Europa e Google

Qualche mese fa al centro delle attenzioni della Commissione Europea c'erano la nuova policy sulla privacy e i nuovi termini di servizio che Google aveva lanciato nel vecchio continente; ora sotto la lente d'ingrandimento delle autorità europee c'è il nodo dell'antitrust. E' vero o no che Google ha penalizzato alcune società concorrenti con l'algoritmo che determina il ranking delle pagine web tra i risultati di ricerca trovati con il suo motore? Ed è vero o no che la società di Mountain View ha addirittura impedito ad alcune società concorrenti di far comparire propri annunci pubblicitari in alcuni dei suoi servizi? Questo è quanto sostengono e hanno sostenuto alcune società competitor di Google, come riportato in questo articolo. Ora l'autorità europea per l'Antitrust sta vagliando il caso, e la società di Mountain View, forse per prevenire una multa che tra l'altro non sembrerebbe cosi consistente, ha proposto di mettere, tra i risultati di ricerca che compaiono sulle sue pagine, un'etichetta che indichi quali tra i risultati visibili fanno capo a sue società; sarebbe un atto di trasparenza, dice Google; una mossa tattica per placare gli animi e non pagare dazio, dicono i suoi competitor. Staremo a vedere come va a finire questa ennesima puntata del conflitto tra Google e il vecchio continente in materia di antitrust e trasparenza.

mercoledì 16 maggio 2012

Su Internet 27,7 milioni di italiani

Secondo gli ultimi dati disponibili comunicati da Audiweb, relativi al mese di marzo di quest'anno, sono quasi 28 milioni gli italiani che utilizzano Internet, per la precisione 27,7 milioni. E' un numero che rappresenta una crescita del 7% rispetto al marzo dell'anno scorso. Bisogna precisare che questo dato di Audiweb fotografa il panorama delle connessioni online che avvengono solo da pc, a casa, in ufficio o in altri luoghi, e che riguarda gli italiani dai 2 anni in su. Se in un mese gli italiani che hanno navigato online sono quasi 28 milioni, in un giorno medio il numero di quelli che usano Internet si aggira intorno ai 14 milioni, 13,7 milioni per la precisione; questi ultimi in media ogni giorno consultano 147 pagine a testa e stanno su Internet per 1 ora e 18 minuti. Sapete qual'è il giorno della settimana in cui ci sono più italiani online? Il lunedi, giorno in cui gli utenti che navigano online sono 14,7 milioni, ossia un milione in più rispetto al numero medio di utenti giornalieri. Dando un'occhiata alla fascia d'età degli utenti italiani che navigano su Internet nel giorno medio, troviamo una netta predominanza degli adulti d'età compresa tra i 35 e i 54 anni, 6,5 milioni in un giorno medio, seguiti dai i 25-34enni, con 2,7 milioni, gli over 55, con 2 milioni, e i giovani tra i 18 e i 24 anni, con 1,3 milioni; ma sono proprio questi ultimi a masticare più contenuto di tutti quando sono online: 193 pagine viste per un tempo medio di navigazione di 1 ora e 31 minuti.

mercoledì 9 maggio 2012

Come chiedere di non farsi tracciare con Firefox

Per chi non è contento che la propria navigazione online venga utilizzata per raccogliere dati e informazioni personali che permettano poi a siti web e società terze di fare affari migliori personalizzando sempre di più servizi e pubblicità, su Firefox c'è una possibilità in più. E' la funzione anti-tracciamento dei dati personali, che si può attivare nel browser andando ad aprire la pagina relativa alla privacy del browser, pagina che si può trovare selezionando nel menu che si trova in alto nella finestra del browser la voce Strumenti, o Firefox; una volta in questa sezione, si deve selezionare la voce Opzioni, e poi cliccare sul tab Privacy; una volta arrivati qui bisogna flaggare, o spuntare, per dirla con un termine forse più italiano, la voce Attiva l'opzione anti-tracciamento dei dati personali, che si trova sotto la parola Tracciamento. Cosa consente l'attivazione di questa funzione? In pratica è come se noi dicessimo a tutti i siti che visitiamo, tramite Firefox, che non vogliamo che loro o altre società terze raccolgano, conservino e utilizzino le informazioni che noi diamo tramite le azioni che facciamo durante la navigazione. C'è da dire però che questo non garantisce in automatico che la raccolta e l'utilizzo dei nostri dati personali non ci sia più, perché poi sta ai siti e alle società cui arriva questa sorta di segnalazione di Firefox decidere se obbedire o no; e questo è un limite della funzionalità. Inoltre, un dubbio che sorge è anche questo: a cosa serve attivare l'anti-tracciamento se poi i siti possono comunque raccogliere attraverso i cookies le informazioni sulla nostra navigazione? Si può rispondere: allora non accettiamo i cookies; ho provato a farlo. Risultato? Non si riesce più ad accedere ai servizi di Google per esempio...

giovedì 3 maggio 2012

La cavalcata vittoriosa di Android, con qualche ma

Dal suo lancio ad oggi il sistema operativo mobile di Google, Android, ha avuto una crescita abbastanza impressionante, tanto che in pochi anni è riuscito a raggiungere e superare il più diretto concorrente che partiva avvantaggiato perché già titolare di una cospicua fetta di mercato, l'iOS di Apple. In questa recente presentazione di Business Intelligence sul futuro del mobile, c'è una slide, la numero 15, che mostra l'andamento, da metà 2009 alla fine dell'anno scorso, delle quote di mercato dei diversi sistemi operativi mobile negli smartphone, tenendo conto del numero di smartphone venduti nel mondo. Ebbene, da questa slide risulta che in 2 anni e mezzo, Android è passato da una quota di mercato inferiore al 5% ad una di poco inferiore al 50%, mentre l'iOS di Apple ha mantenuto una quota di mercato intorno al 20%; gli altri sistemi operativi oggi si dividono il restante 30% del mercato; impressionante l'assottigliamento della quota posseduta da Symbian. Ma c'è un però. Pare che gli sviluppatori e i creatori di nuovi progetti mobile, preferiscano ancora l'iOS di Apple ad Android; nella slide 17 sempre della medesima presentazione, si nota come nel 2011 di tutti i nuovi progetti mobile lanciati, la maggior parte sono stati realizzati su iOS, con una percentuale che va dal 63% del primo trimestre dell'anno scorso, al 75% del terzo trimestre, sempre dell'anno scorso. Come mai? Nella slide 19 della presentazione si trova una prima possibile risposta: la frammentazione di Android, con tutte le sue diverse versioni. Oltre a questo, c'è da dire che che negli ultimi mesi del 2011 Android ha leggermente calato la sua quota di mercato. Quindi sicuramente l'ascesa del sistema operativo mobile di Google è stata inarrestabile e vistosa, ma il domani non è cosi scontato come potrebbe sembrare guardando i grafici degli anni precedenti fino a oggi.

giovedì 26 aprile 2012

Google Drive, la condivisione dei documenti targata Google

Google ha annunciato la nascita di Google Drive, il servizio per l'archiviazione e la condivisione di documenti online in modalità cloud; quel tipo di servizio che, tanto per intenderci, offrono anche i vari Dropbox, iCloud, Wuala, Sugarsync, etc. Google Drive permetterà agli utenti di avere gratuitamente uno spazio di 5 gigabyte dove poter caricare, archiviare e condividere con chi si vuole ogni tipo di documento; se poi qualcuno avesse bisogno di più spazio, c'è la possibilità di prenderselo a pagamento; i costi? 2,49 $ al mese per passare da 5 a 25 gigabyte, 4,99 $ al mese per avere invece 100 gigabyte, mentre per avere 1 terabyte a disposizione si dovranno pagare 49,99 $ al mese; chi paga qualcuna di queste cifre per aumentare il proprio spazio su Google Drive, sembra che vedrà aumentato anche il proprio spazio su Gmail. Google Drive è collegato sia con Google+ che con Google Docs; la prima integrazione permette di condividere direttamente da Google Drive i propri documenti con i propri contatti di Google+; la seconda di lavorare a più mani su documenti salvati e condivisi su Google Drive mantenendo sincronizzate tutte le modifiche e le aggiunte che vengono effettuate. Alcune particolarità di questo nuovo servizio di cloud storage targato Google sono lo screen reader per permettere l'utilizzo dell'applicazione anche ai non vedenti, e lo scansionamento e l'indicizzazione dei documenti caricati su Google Drive per permettere di trovare più facilmente ciò che si vuole attraverso una ricerca con parole chiave; qui è possibile vedere un breve video di presentazione di Google Drive.

mercoledì 18 aprile 2012

Continua la rincorsa di Google a Facebook

A oggi gli utenti registrati su Google+ nel mondo sono circa 180 milioni; quelli di Facebook sono circa 850 milioni. Un bel divario, ma che Google vuole cercare di colmare il più in fretta possibile; e anche se di strada da fare, per avvicinarsi ai numeri di Facebook, ce n'è ancora tanta, è anche vero che in pochi mesi Google+ ha avuto tassi di crescita molto alti che fanno ben sperare la società di Mountain View. Proprio nell'ottica di accorciare la distanza che lo separa da Facebook, recentemente Google+ ha rinnovato le pagine personali degli utenti registrati, cercando di renderle più intuitive e più funzionali. Spostamento delle icone con le principali funzionalità del social network dalla parte superiore della pagina alla colonna di sinistra, un po' a mo' di menu, video-ritrovi più facili da realizzare, possibilità di caricare immagini più grandi e di qualità nella propria pagina; queste solo alcune delle modifiche apportare da Google+ nella sua ultima versione. E per colmare il gap che lo separa da Facebook, Google+ non conta solo sull'ottimizzazione del proprio social network, ma, forse ancora di più, sulla maggiore integrazione tra Google+ e gli altri servizi di Google, integrazione che ha visto proprio un'accellerata in queste ultime settimane.

giovedì 12 aprile 2012

Quali Instant Messenger si usano in Cina?

Qui da noi si usano prevalentemente Skype e Msn Messenger, ossia i servizi di Microsoft, ma in Cina, quali Instant Messenger si usano? Osservando un grafico in cui vengono riportati gli utenti mensili dei 10 più importanti servizi di questo tipo diffusi nel grande paese asiatico nel 2011, si nota che, guarda caso, ai primi 3 posti ci sono 3 Instant Messenger cinesi; Msn Messenger è solo 4° e Skype solo 7°. Ecco i dati nel dettaglio. L'Instant Messenger più usato è QQ, il servizio del famoso portale cinese Tencent, che ha avuto nel 2011 poco più di 374 milioni di utenti; al secondo posto Ali WangWang IM, del noto sito di e-commerce B2B cinese Alibaba, con poco più di 132 milioni di utenti; sull'ultimo gradino del podio Feixin, o Fetion, della compagnia di telefonia mobile cinese China Mobile, con poco meno di 79 milioni di utenti; Msn Messenger è stato usato invece da circa 32,5 milioni di utenti, mentre Skype ha avuto l'anno scorso meno di 9 milioni di utenti. Non stupisce che i servizi di Instant Messaging più utilizzati in Cina siano cinesi, in quanto ciò è in linea con la strategia di difesa e promozione delle aziende nazionali del governo cinese rispetto alle multinazionali straniere, che influenza pesantemente molti mercati e molti settori; bisognerà vedere se in futuro, ipotizzando che intano il mondo continui a cambiare, sarà più veloce l'espansione internazionale di questi players cinesi o la penetrazione nel mercato cinese dei player esteri.

mercoledì 4 aprile 2012

La pubblicità su mobile è particolarmente efficace in Italia?

Può essere che la pubblicità su tablet e smartphone sia più efficace in Italia che in altri paesi che rispondono al nome di USA, UK e Germania? Secondo una ricerca Nielsen che risale al 3° trimestre 2011, si. Secondo questa ricerca infatti l'Italia, comparata agli altri 3 paesi citati sopra, ha fatto registrare spesso le percentuali più alte di utenti che, dopo aver visto una pubblicità sul proprio tablet o sul proprio smartphone, hanno o acquistato il prodotto pubblicizzato, direttamente sul proprio device mobile, o sul sito internet del merchant o in un suo negozio, o sono comunque andati oltre la visione del messaggio pubblicitario per acquisire maggiori informazioni sul prodotto pubblicizzato. Alcuni esempi. Il 13% degli italiani in posssesso di un tablet, che hanno visto un prodotto pubblicizzato sul proprio device, ha poi concluso l'acquisto di quel prodotto direttamente dal tablet; in Germania e UK questa percentuale è del 10%, in USA del 8%; il 27% dei possessori italiani di smartphone raggiunti da un messaggio pubblicitario sul proprio device mobile ha poi cercato più informazioni sull'oggetto della pubblicità vista; questa percentuale è del 20% in Germania, del 14% in UK e dell'11% in USA. Sembra quindi che, mentre da pc, gli utenti italiani, quando si parla di pubblicità online e e-commerce, siano meno attivi degli utenti di USA, UK e Germania, da mobile essi diventino più attivi dei proprio simili nei paesi citati. A questa pagina è possibile vedere tutti i risultati di questa ricerca Nielsen con tutte le percentuali per paese divise tra possessori di tablet e possessori di smartphone.

mercoledì 28 marzo 2012

Google Play, il nuovo Android Market che sincronizza web e mobile

Chi usa Google o Gmail, ossia la stragrande maggioranza di voi, avrà notato probabilmente una nuova voce visibile nella barra in alto di Google: Google Play. Di cosa si tratta? Di un nuovo servizio Google? Non proprio. Google Play non è altro che il vecchio Android Market, ma con il nome cambiato. Qual è la novità più importante allora? In realtà le novità importanti sono due. Una è la possibilità di scaricare da Google Play anche canzoni, film e libri, oltre che mobile app. L'altra è il fatto che con Google Play c'è piena sincronizzazione tra web e mobile, per cui tutto ciò che gli utenti faranno con il loro account Google su Google Play su mobile, sarà loro disponibile anche quando navigano sul web da pc, sempre con il loro account Google, e viceversa. Diciamo subito però che tale novità per ora non riguarda ancora l'Italia, paese in cui forse i nuovi prodotti, e il vantaggio della sincronizzazione tra web e mobile, arriveranno tra un po'. L'introduzione di Google Play nella barra di Google segnala una nuova accellerazione nell'attività della società di Mountain View sul mobile, cosi come potrebbe favorire ulteriormente la crescita di Google+, dal momento che con Google Play sarà più facile e immediata la condivisione di apps e giochi con le persone connesse alle proprie cerchie di Google+.

mercoledì 21 marzo 2012

E arrivò la lettera del Cnil con le richieste di chiarimento sulle nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google

Di questo tema ho già trattato in 2 post diversi pubblicati su questo blog. Si tratta delle nuove norme per la privacy e dei nuovi termini di servizio che Google ha lanciato in Europa lo scorso 1° marzo. Nel secondo dei 2 post scrivevo che la Cnil, l'autorità francese per la protezione dei dati personali, avrebbe mandato a Google un questionario per avere dei chiarimenti scritti ai dubbi delle autorità europee in merito al rispetto della normativa europea sulla privacy da parte della società di Mountain View. Ebbene, questa lettera è stata spedita, ed è consultabile online a questa pagina. Come si può vedere si tratta di 69 domande di chiarimento, abbastanza incalzanti. Eccone alcune. Google ha previsto un sistema per rispondere a domande e dubbi degli utenti fin dall'annuncio delle sue nuove norme il 24 gennaio scorso? Quali dati degli utenti per la precisione vengono raccolti e utilizzati (Google qui deve indicare quali dati tra un breve elenco suggerito che contiene: numero di carta di credito, informazioni specifiche sul device con cui l'utente naviga, numero di telefono, informazioni sul luogo da cui l'utente si connette, e unique device identifiers) e con quale scopo specifico ciascuno di essi viene usato? Gli utenti possono cancellare il proprio account Google? Perchè si dice che Google potrebbe non cancellare dai suoi sistemi di back-up i dati degli utenti, anche dopo una richiesta esplicita da parte di questi ultimi di una loro cancellazione? Quali servizi non saranno resi disponibili agli utenti che non avranno un account Google? Siccome Google afferma che può usare informazioni personali degli utenti con un loro consenso opt-in, quali informazioni sono considerati personali (qui a Google viene sottoposto questo elenco di dati: indirizzo IP, unique device identifiers, numero di telefono e informazioni geolocalizzate)? Gli utenti si possono opporre con un'azione opt-out alla combinazione di loro dati raccolti dal loro utilizzo dei diversi servizi? E poi tante altre domande ancora, che chiedono di specificare nel dettagli i servizi per cui le varie norme valgono, di indicare con precisioni quali informazioni degli utenti vengono utilizzate, di precisare quali coockies sono necessari perché gli utenti possano utilizzare i servizi di Google, e di specificare la differenza nella raccolta e nell'utilizzo di dati tra il caso di utenti loggati in Google con un proprio account, utenti che navigano anche nei servizi di Google, ma senza essere loggati con un loro Google Account, e i cosiddetti utenti passivi, ossia quegli utenti che non usano servizi di Google, ma i cui dati potrebbero essere raccolti e utilizzati comunque perché fruitori di servizi di terze parti in qualche modo collegate a Google. Insomma una lettera da leggere per capire la complessità e la quantità di problematiche che le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google sollevano.

mercoledì 14 marzo 2012

Cosa succede in un giorno su Internet

294 miliardi di email inviate, 2 milioni di post pubblicati nei blog, 172 milioni di persone che visitano Facebook, 40 milioni che visitano Twitter, 22 milioni Linkedin, 20 milioni Google+ e 17 milioni Pinterest, 250 milioni di foto caricate su Facebook, 864.000 ore di video caricate su YouTube, 18,7 milioni di ore di musica trasmesse su Pandora, più di 35 milioni di applicazioni mobile scaricate, 1.288 applicazioni mobile nuove caricate online. Tutto questo è parte di quello che succede in un giorno su Internet, secondo l'infografica di mbaonline. L'informazione consumata online in un giorno basterebbe a riempire 168 milioni di dvd. Sono numeri simpatici, che lasciano anche un po' il tempo che trovano, ma che possono far riflettere non solo sulle dimensioni raggiunte dal web e sul suo crescente utilizzo in giro per il mondo, ma anche sull'entità della produzione, e della condivisione, di nuovo contenuto generato ogni giorno dagli utenti su blog, social networks e altri siti ancora; parte di questo contenuto probabilmente era prodotto e condiviso anche prima, non su Internet, ma su lettere, taccuini, libri non pubblicati, quaderni, al telefono, o su altri supporti ancora, e in parte continua a essere prodotto anche oggi, anche se certamente la facilità di produzione e condivisione che si ha su Internet fa di per sé da moltiplicatore; forse sarebbe interessante paragonare i numeri del contenuto oggi prodotto su Internet con quello prodotto dalle persone di tutto il mondo off line, proprio per capire l'effetto moltiplicatore di Internet, ma qui forse si inizia a pretendere un po' troppo.

mercoledì 7 marzo 2012

In Europa molti dubbi sulle nuove norme sulla privacy e sui nuovi termini di servizio di Google

Il 1° marzo, come annunciato e come già scritto in un mio post qualche settimana fa, sono entrate in vigore le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google, uniche per tutti, o quasi tutti, i suoi servizi e i suoi prodotti. Ma in Europa, da parte delle autorità che si occupano della protezione della privacy degli utenti, sono stati espressi molti dubbi sull'osservanza, da parte delle nuove norme e dei nuovi termini, delle direttive europee in materia di privacy. La Cnil, l'autorità francese per la protezione dei dati personali è stata incaricata di avviare un'indagine, e, a seguito di una prima indagine preliminare, ha rilevato molti dubbi sulla legittimità, in Europa, delle nuove norme e dei nuovi termini di Google, in quanto essi non rispetterebbero i requisiti della Direttiva europea sulla protezione dei dati (95/46/Ce), e ha quindi inviato una lettera a Google chiedendo di sospendere l'entrata in vigore delle nuove norme in attesa di avere dalla società di Mountain View dei chiarimenti, chiarimenti per ottenere i quali si manderà a metà marzo un questionario a Google. Da Google hanno risposto di essere disponibili ai chiarimenti, ma intanto hanno fatto entrare in vigore in Europa le nuove norme. In particolare la Cnil ha rilevato la complessità delle nuove norme e dei nuovi termini di Google, che rendono difficile una loro completa comprensione da parte dell'utente medio, e, inoltre, ha il timore che l'incrocio dei dati degli utenti raccolti dal loro utilizzo dei diversi servizi di Google comporti pratiche e obiettivi illegittimi. A questo proposito Google ha risposto ricordando la sua adesione all'iniziativa voluta dalla Casa Bianca perché i grandi produttori di browser mettano un bottone visibile sulle loro pagine con la scritta "Do Not Track", "Non Tracciare" in italiano, per consentire agli utenti di limitare la raccolta di proprie informazioni durante le loro navigazioni online; bisognerà vedere poi se gli utenti che cliccheranno su quel bottone avranno la possibilità di fruire di tutti i contenuti e di tutti i servizi di cui fruiscono tutti gli altri utenti. Sulle nuove norme per la privacy e i nuovi termini di servizio di Google ha espresso le sue perplessità anche l'Autorità garante per la privacy italiana, che ha parlato di informativa troppo generica ed elusiva. E intanto, proprio dal nostro Paese, è arrivato Iubenda, un sito dove è possibile creare, in pochi minuti, una privacy policy per il proprio sito semplice, di comprensione immediata e rispettosa delle normative europee.

mercoledì 29 febbraio 2012

Ma quanti cellulari hanno gli italiani?

Un popolo di naviganti e di... uomini e donne al cellulare. Questa una delle istantanee che emergono dalla ricerca Eurispes Rapporto Italia 2012, nella parte che riporta i dati sul possesso di cellulari e smartphone da parte degli italiani. Vediamoli questi dati. L'81,4% degli italiani ha almeno un cellulare, ma solo il 35,4% ne ha solo uno; il 25,7% infatti ne ha due, l'11,5% tre e l'8,8% quattro o pià di quattro. La domanda sorge spontanea: ma cosa se ne fa uno di 3 o 4 cellulari? Si presume che un perchè da qualche parte ci sia... Altro dato interessante presente nella ricerca Eurispes di quest'anno è quello relativo alla diffusione degli smartphone nel nostro paese. Quasi la metà degli italiani, più precisamente il 47%, possiede ormai uno smartphone, e anche qui ci si incomincia a non accontentare, in quanto il 25,4% degli italiani ne ha uno, ma già il 14,5% ne ha 2, il 5% tre, e il 2,1% ben 4. Sono tutti dati che confermano la tendenza in atto ormai da tempo verso una sempre crescente diffusione dell'utilizzo dello smartphone nella vita quotidiana degli italiani, diffusione che già l'anno scorso era abbastanza evidente, come riportato in quest'altro mio post.

mercoledì 22 febbraio 2012

Le famiglie italiane e l'uso della rete

Nel post di settimana scorsa abbiamo visto i dati relativi all'utenza internet italiana nel 2011 e abbiamo visto i numeri relativi alle singole persone. Ora vediamo gli stessi dati, ma relativi alle famiglie, per capire quante famiglie italiane usano la rete e quanto esse la usano. Ebbene, sempre dai dati Audiweb, emerge che nel 2011, il 63,7% delle famiglie italiane con almeno un componente con un'età inferiore ai 74 anni, ha un accesso a Internet da casa, cioé 13,5 milioni di famiglie. Questo dato fotografa una crescita del 7,8% rispetto al 2010 del numero delle famiglie italiane dotate di accesso alla rete. Di questi 13,5 milioni di famiglie, la maggior parte, precisamente il 67,6%, e cioé 9,1 milioni di famiglie, si collega a Internet con un collegamento adsl o con la fibra ottica, ossia può godere di un Internet veloce. Anche questa percentuale fa registrare una crescita rispetto al 2010, pari all'11,5% in più di famiglie con un collegamento a Internet veloce a casa propria. E di queste famiglie che navigano veloci su Internet, la quasi totalità, cioé il 95,1% dei casi, ha un abbonamento flat alla rete. Ma con che strumento le famiglie italiane si collegano a Internet? Ebbene, qui il dato significativo riguarda le chiavette Internet, che ormai sono disponibili in ben 3,4 milioni di famiglie italiane, il 13,2% in più rispetto allo stesso dato del 2010.

mercoledì 15 febbraio 2012

Utenti Internet in Italia: ecco i dati del 2011

Come è andato l'anno appena passato in termini di utilizzo e consumo della rete da parte degli italiani? Qualcosa ci dicono i dati di Audiweb, comunicati qualche settimana fa. Secondo tali dati, nel 2011 ci sono stati in media ogni mese 26,4 milioni di italiani che hanno utilizzato il web, e ogni giorno, facendo una media sull'anno, erano 12,7 milioni gli utenti italiani che andavano online. Entrambi i valori, la media mensile e la media giornaliera, fotografano un incremento dell'utilizzo del web in Italia rispetto al 2010, rispettivamente del 10,7% e del 9,9%. Per quanto riguarda il dato mensile, poi bisogna dire che la tendenza all'aumento sembra continuare, in quanto nell'ultimo mese del 2011 erano 27,2 i milioni di utenti online in Italia. Questi sono i numeri relativi agli utenti attivi, ossia a quelli che hanno usato il web almeno una volta al mese, ma se prendiamo anche gli utenti sporadici, cioé quelli che nell'anno navigano online solo una volta ogni tanto, allora gli utenti Internet italiani salgono a 35,8 milioni, escludendo i bambini al di sotto degli 11 anni e gli anziani al di sopra dei 74 anni, e questo numero rappresenta una crescita del 6,9% rispetto al 2010. Tornando agli utenti attivi, interessanti anche altri due dati. Uno è quello dello strumento di accesso alla rete: in Italia ormai 9,7 milioni di italiani accedono al web via mobile, + 55,4% rispetto al 2010, e di questi quasi un milione utilizza per le sue navigazioni un tablet. L'altro dato interessante è sulla quantità di utilizzo del web: nel giorno medio gli utenti Internet italiani hanno speso online nel 2011 1 ora e 23 minuti, e hanno consultato 164 pagine viste.

mercoledì 8 febbraio 2012

Pubblicità online: nel 2012 in USA sarà sorpasso sulla pubblicità sulla stampa?

Che la pubblicità online stia crescendo un po' dappertutto nel mondo è cosa nota. Ma che in qualche paese gli investimenti in pubblicità online stiano addirittura arrivando a superare quelli fatti nella pubblicità su riviste e quotidiani, beh, è un fatto degno di attenzione. Questo paese non poteva che essere gli USA e il sorpasso pare che sia previsto proprio per il 2012. Questo almeno secondo una ricerca condotta da eMarketer, secondo cui nel 2012 le aziende americano investiranno di più in pubblicità online che in pubblicità su stampa; più precisamente si prevede che per alla fine di quest'anno gli investimenti in pubblicità online raggiungeranno i 39,5 miliardi di dollari, mentre quelli in pubblicità sulla carta stampata si fermeranno a 33,8 miliardi di dollari; l'anno scorso vinceva ancora la pubblicità su carta stampata, con 36 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria, contro i 32 della pubblicità online. E, sempre secondo questa ricerca di eMarketer, una volta avvenuto il sorpasso, il divario tra gli investimenti pubblicitari su Internet e quelli sulla carta stampata è destinato ad aumentare sempre di più, dal momento la pubblicità online si prevede crescerà costantemente nei prossimi anni, mentre la pubblicità su quotidiani e riviste registrerà una contrazione degli investimenti, anche se leggera. Infatti, nel periodo 2012-2016 si prevede che il fatturato della pubblicità online salirà da 39,5 a 62 miliardi di dollari, mentre quello della pubblicità sul cartaceo si prevede scenderà da 33,8 a 32,3 miliardi di dollari. Staremo a vedere se e con che tempi tutte queste previsioni si avvereranno.

mercoledì 1 febbraio 2012

Nuove norme sulla privacy e nuovi termini di servizio per Google

Come già vi potrete essere accorti facendo qualche ricerca su Google o utilizzando uno dei suoi servizi, dal prossimo 1 marzo entreranno in vigore le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio per i prodotti e i servizi di Google. Le nuove norme e i nuovi termini intendono sostituire quasi del tutto le vecchie norme e i vecchi termini specifici per i diversi servizi della società di Mountain View, in modo che, al posto di regole differenti per i differenti servizi, vi siano delle regole uniche per tutti i servizi di Google, fatta eccezione ovviamente per quei casi in cui alcuni servizi particolari richiedano norme ad hoc. Questa modifica Google la spiega con i benefici, in fatto di semplificazione e chiarezza, che ne verranno agli utenti, e questi ci possono essere. Ma uno dei motivi per cui Google ha preso questa decisione è sicuramente anche che regole uniche sono più adatte a quell'integrazione sempre più avanzata dei suoi servizi offerti all'utente che Google sta perseguendo da tempo e che, con l'integrazione tra il motore di ricerca di Google e il suo social network, Google+, farà un ulteriore salto di qualità. Non so chi di voi abbia letto le nuove norme e i nuovi termini. In parte sono le solite cose, ma ci sono alcune cose a mio avviso interessanti da notare. Una di questa è la seguente frase che si trova nelle norme sulla privacy: "Potremmo raccogliere informazioni specifiche del dispositivo (ad esempio modello hardware, versione del sistema operativo, identificatori univoci del dispositivo e informazioni sulla rete mobile, compreso il numero di telefono). Google potrebbe associare gli identificatori del dispositivo o il numero di telefono all’account Google dell’utente." Finalmente Google ammette che non solo ha la possibilità, ma che ci sono buone probabilità che lo faccia, di collegare nome e cognome di un utente (contenuti nell'account) alle informazioni sulle modalità di navigazione dello stesso, cosa che qualcuno in Italia aveva fatto notare a Google più di un anno fa, e che Google tendeva a negare, come spiegato in questo articolo. Un altro elemento interessante da notare è che, secondo i nuovi termini di servizio, la licenza che un utente dà a Google di usare suoi contenuti pubblicati su servizi di Google (come Google Places o Google+) permane anche qualora l’utente smettesse di utilizzare quei servizi (come scritto nel paragrafo "I contenuti dell'utente nei nostri servizi"); ci si potrebbe chiedere: è perché mai Google dovrebbe avere questa licenza anche quando l'utente smette di usare i suoi servizi? La privacy, si sa, su Internet, e su Google, è un bene molto difficile da salvaguardare. E le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google possono essere un'ulteriore occasione per imparare qualcosa di più su come controllare i nostri dati che passiamo a Google. Nel paragrafo "Trasparenza e libertà di scelta" delle nuove norme sulla privacy, ci sono dei link a pagine dove ogni utente può agire per accrescere la protezione della propria pivacy, link che consiglio di seguire per avere una maggiore consapevolezza del controllo che come utenti possiamo avere delle nostre informazioni date a Google mentre utilizziamo i suoi servizi. Per chi invece fosse interessato a leggere tutte le nuove norme sulla privacy e tutti i nuovi termini di servizio di Google, questo è il link alle prime e questo il link ai secondi.

mercoledì 25 gennaio 2012

Sopa, Pipa e il rischio di censura alla rete, in USA e nel resto del mondo

Già un risultato lo hanno ottenuto, quello di scatenare una forma di protesta del web senza prcedenti. Sto parlando delle due proposte di legge chiamate Sopa (Stop Online Piracy Act), conosciuta anche come E-Parasites Act (Enforcing and Protecting american rights against sites intent on theft and exploitation) e Pipa (Protect Ip Act), proposte che dovevano essere discusse al Congresso americano proprio in questi giorni ma che, grazie alla protesta scatenatasi in rete, per il momento rimangono lì sul tavolo e la discussione su di essa è stata rinviata a data da destinarsi. Perché queste due proposte di legge hanno scatenato la protesta ecclatante del web? Perché, con il pretesto di combattere la pirateria e la violazione del copyright, esse introducono dei poteri per i detentori di materiale sotto copyright che potrebbero restringere in modo significativo gli spazi di libertà per siti e utenti internet. In pratica si darebbe la possibilità, a coloro che posseggono materiale protetto da copyright, la possibilità di bloccare i siti web, non solo americani, ma anche stranieri, che pubblicano il materiale protetto da copyright, come canzoni, video, applicazioni, e, perché no, anche testi. La rimozione dei contenuti potrebbe avvenire senza l'intervento della magistratura, e quindi senza neanche dare la possibilità ai titolari di siti di difendere la propria scelta editoriale. Se un utente pubblica, su un suo sito o su altri siti come Facebook o YouTube, link, citazioni o altro materiale che fa riferimento a contenuto protetto da copyright, rischierebbe fino a 5 anni di carcere. Inoltre, sempre secondo i due testi di Sopa e Pipa, il governo americano potrebbe chiedere agli Internet Provider di bloccare l'accesso ai siti che violano le norme o bloccare i canali di finanziamento di quei siti. Contro la Sopa e la Pipa, ci sono già state diverse forme di protesta e di sciopero, cui hanno aderito anche Wikipedia, Google, Yahoo! e Mozilla. Ora non si sa quanta strada faranno queste leggi, anche tenuto conto del fatto che lo stesso presidente degli Stati Uniti, ha espresso perplessità sulle due proposte di legge, però sta di fatto che esse, nel caso in cui dovessero essere approvate, limiterebbero di molto la libertà di espressione in rete, ma non solo; probabilmente assesterebbero un colpo pesantissimo allo slancio innovatico di Internet e alla sicurezza degli utenti. E anche se queste due leggi andassero a finire su un binario morto, come adesso potrebbe sembrare, il fatto che in diversi paesi democratici, Italia compresa, ogni tanto vengano proposte norme che rischiano di mettere in discussione la libertà della rete, è di per sé un fatto significativo che non solo dovrebbe far riflettere e far rimanere sempre vigili su quanto i poteri ogni tanto tentano di decidere sulla rete, ma che denota anche che ci sono ancora delle questioni aperte sul quadro normativo in cui si muove il web, come quello del diritto d'autore, che meritano di ricevere risposte innovative, partecipate e serie che però non mettano in dubbio la libertà della rete. Su questo sito, in inglese, si può rimanere aggiornati sull'evolversi della situazione e sulle proteste che via via,se necessario si continueranno a organizzare in rete contro Sopa e Pipa.

mercoledì 18 gennaio 2012

Alcuni dati sull'e-commerce in Italia nel 2011

L'ultimo rapporto Istat sull'uso delle nuove tecnologie da parte degli italiani, offre anche qualche dato interessante sulla situazione dell'e-commerce nel nostro Paese. Ne emerge che nel 2011 il 26,3% degli utenti internet italiani hanno acquistato, almeno una volta, beni o servizi online per uso privato. In valore assoluto sono circa 8 milioni di italiani. Si tratta di un dato vicino a quello misurato per l'e-commerce italiano nel 2010. Tra questi acquirenti online, prevalgono quelli di sesso maschile, con una percentuale del 31% sul totale, mentre le acquirenti donna sono il 21,2%. Ma oltre ai dati sugli acquirenti online, il report offre anche altre informazioni interessanti. Per esempio ci dice che ben il 30% degli acquirenti online italiani ha acquistato da venditori di un altro paese europeo e il 16,5% da venditori di altri paese extra-europei, dato che diimostra un certo dinamisco e una certa maturità nell'utilizzo della rete per gli acquisti online; il settore che la fa da padrone nell'e-commerce italiano si conferma, anche nel rapporto Istat, quello del turismo, anche se numeri interessanti si incominciano a vedere per l'e-ticketing (biglietti per spettacoli), un genere di acquisti che ha interessato il 25% degli internauti italiani uomini e il 31,8 delle navigatrici donne, per abiti e articoli sportivi, che ha interessanto il 29,4% degli utenti online di sesso maschile e il 31,5% di quelli di sesso femminile, e il comparto dei libri, dei giornali e delle riviste, acquistati dal 25% degli internauti uomini e dal 31,8% delle internaute donne; su quest'ultimo dato ha probabilmente giocato un ruolo importante il lancio di Amazon in Italia, avvenuto alla fine del 2010. Per chi volesse consultare l'intero rapporto dell'Istat sul rapporto tra italiani e nuove tecnologie, è possibile trovarlo a questa pagina.

mercoledì 11 gennaio 2012

Facebook porta la pubblicità anche nei news feed degli utenti

Annunciato da un po', sembra ora cominciato lo spostamento nei news feed dei profili degli utenti della pubblicità di Facebook, che per ora compariva solo nella colonna di destra di pagine e profili. In realtà pare che la società di Palo Alto abbia intenzione per ora di inserire nell'elenco degli aggiornamenti visualizzati dei profili solo le Sponsored Stories, ossia quegli annunci pubblicitari collegati a un'azione degli amici degli utenti dei profili dove essi compaiono; anche se nella nuova posizione questi tipi di annunci avranno anche un nuovo nome: Featured; il cambio di nome ovviamente viene giustificato come utile per gli utenti da Facebook, ma avere il sospetto che esso sia stato fatto per far notare il meno possibile questo novità agli utenti è più che legittimo. Siccome Facebook sa che gli utenti potrebbero essere infastiditi da questa nuova presenza pubblicitaria nei propri news feed, si è pianificato uno spostamento graduale, che probabilmente prevederà inizialmente l'inserzione di un solo annuncio pubblicitario per news feed, e lo spostamento riguarderà solo pochi inserzionisti. Poi probabilmente Facebook valuterà i nuovi introiti generati da questa operazione, li combinerà con i feedback degli utenti, e procederà di conseguenza. Che Facebook voglia premere sull'accelleratore della raccolta pubblicitaria non è un mistero, dato che essa sembra essere per ora l'unica fonte di ricavi alternativa a quella delle applicazioni e dei giochi, e dato che essa fino ad oggi non ha generato cifre astronomiche. Staremo a vedere cosa diranno e faranno gli utenti registrati al noto social network.