mercoledì 21 dicembre 2011

In Italia cresce, anche se di poco, l'uso di Internet e pc

Cresce tra gli italiani l'utilizzo di internet e pc. Nel 2011 il 51,5% degli italiani con più di 6 anni hanno navigato in rete e il 52,2% degli italiani con più di 3 anni hanno utilizzato il pc; le famiglie italiane con accesso a Internet sono state il 54,5% del totale, con un incremento di 2,1 punti percentuali rispetto alla percentuale dell'anno scorso, e anche le famiglie con personal computer sono cresciute, anche se di poco, passando da una percentuale del 57,6% a una del 58,8%; anche la quota di famiglie italiane che possiedono in casa propria una connessione a banda larga per collegarsi alla rete è cresciuta rispetto all'anno scorso, passando dal 43,4% del 2010 al 45,8% di quest'anno. Questi sono i dati dell'ultima ricerca Istat sull'utilizzo delle tecnologie legate alla rete da parte degli italiani. Dati che segnalano un seppur leggero aumento della confidenza degli italiani con pc e web, ma che, come riporta questo articolo, continuano a posizionare l'Italia indietro a tanti altri paesi dell'occidente, soprattutto per l'uso di Internet; per quanto riguarda per esempio l'accesso a Internet da casa delle famiglie che hanno almeno un componente tra i 16 e i 74 anni, a fronte di una media europea del 73%, l'Italia è ferma al 54,4%, che significa il 22° posto nella graduatoria internazionale, insieme alla Lituania. Cosa frena l'accesso a Internet nelle case delle famiglie italiane? Per il 41,7% la mancanza di competenze, per il 26,7% una concezione del web come di uno strumento inutile e poco interessante, per il 12,7% l'utilizzo della rete in luoghi diversi dalla propria abitazione, per il 9,2% il costo eccessivo della connessione, e per l'8,5% il costo degli strumenti necessari per la connessione.

mercoledì 14 dicembre 2011

Hojoki e il controllo centralizzato delle attività eseguite con le cloud apps

Hojoki è il nome di una start-up tedesca che settimana scorsa, in occasione di LeWeb'11, un evento internazionale dedicato al web e tenutosi a Parigi, ha presentato il suo progetto di un tool per visualizzare in un unico ambiente il flusso delle attività, sia proprie che di altri utenti coinvolti in esse, realizzate in modalità cloud, con diverse cloud apps come Twitter, Google Documents, Dropbox, etc. Ebbene, nel giorno della sua presentazione a LeWeb'11, pare che Hojoki sia stata la novità più retwittata del giorno e che, in soli due giorni, la società abbia acquisito 1.000 nuovi utenti. Quando il tool di Hojoki può essere utile? In modo particolare quando si lavora ad un progetto o ad un'attività con altre persone, utilizzando diverse cloud apps; con Hojoki in questo caso è infatti possibile avere in un unico ambiente, adibito a control panel, il flusso di tutte le azioni, i commenti e le modifiche fatte a quel progetto o a quell'attività condivisa, o da se stessi o dagli altri utenti coinvolti nel progetto, su qualsiasi cloud app si lavori. Nel caso per esempio il gruppo lavori su Twitter, Dropbox e Google Documents, è possibile, con Hojoki, trovare e leggere in un unico ambiente i commenti sul progetto fatti su Twitter, le modifiche apportate in Google Documents, e il nuovo materiale caricato su Dropbox. E' cosi possibile lavorare in gruppo su un unico progetto o un'unica attività anche utilizzando diverse cloud apps, senza bisogno di puntare solo su una, rinunciando magari a funzionalità e peculiarità che quella cloud app non ha e che altre hanno. C'è chi prevede che questo tipo di soluzioni rappresentino una nuova grande opportunità di business sul web, come per esempio l'autore di questo post su TechCrunch, nel quale è possibile anche curiosare su altre applicazioni simili a quella di Hojoki. Per conoscere più da vicino Hojoki invece, è possibile visitare il sito dell'applicazione.

mercoledì 7 dicembre 2011

Google Android vs Apple iOS: qualche dato sulle app scaricate

Ieri Google ha annunciato sul suo blog il download della 10 miliardesima app scaricata dall'Android Market; a questo numero si è arrivati con un ritmo, negli ultimi mesi, di circa 1 miliardo di app scaricate ogni mese; infatti, come mostra bene un grafico pubblicato sulla stessa pagina dell'annuncio di ieri, i downloads delle app dall'Android Market sono passate, dal luglio scorso a ieri, da 6 miliardi a 10 miliardi; nel luglio 2010 erano solo, si fa per dire, 1 miliardo. Risultati tutti significativi, che peraltro il diretto competitor di Google Android, Apple iOS, aveva già raggiunto nel gennaio di quest'anno; ed Apple, nel luglio di quest'anno, ha già annunciato il traguardo dei 15 miliardi di app scaricate; questo vuol dire che da Itunes nei primi 7 mesi di quest'anno le app per Apple iOS venivano scaricate a un ritmo di poco meno di 1 milione al mese, quasi lo stesso ritmo di download dell'Android Market, anche se leggermente inferiore. Del resto, secondo una ricerca Nielsen di qualche mese fa, in USA Android in Agosto risultava molto più usato di Apple iOS. Insomma, per il momento sembra che i ritmi di crescita stiano andando meglio per la società di Mountain View che per quella di Cupertino.

mercoledì 30 novembre 2011

Cisco dà i numeri sul cloud computing a livello mondiale

Quanti sono 130 exabyte di dati? 1 miliardo di gigabyte; con un esempio, che forse rende più comprensibile il tutto, 7,3 miliardi di ore di musica ascoltata in streaming. E cosa corrisponde a questa mole di dati? La quantità di dati che nel 2010 è stata scambiata tra gli utenti internet di tutto il mondo in modalità cloud, ossia rimanendo online, senza trasportare e immagazzinare tali dati su un device fisico. E' questa la stima elaborata da Cisco, che con il suo Cisco Cloud Index intende misurare in maniera precisa la diffusione e i dati relativi allo scambio di dati che avviene appunto in modalità cloud. E, tornando ai 130 exabyte iniziali, è interessante ricordare che essi equivalgono a circa l'11% di tutti i dati che sono stati scambiati nel mondo nel 2010, che sono stati pari a 1,1 zettabyte, ossia a poco più di mille miliardi di gigabyte. Quindi di tutto il traffico di dati che passano da una parte all'altra del mondo attraverso le nuove tecnologie, nel 2010 l'89% è avvenuto secondo le modalità più tradizionali, mentre l'11% in modalità cloud. Queste percentuali sembra siano destinate a cambiare, e anche in maniera significativa, nei prossimi anni, se si avvereranno le previsioni di Cisco. Secondo queste ultime infatti, nel 2015 il traffico di dati in modalità cloud arriverà a 1,6 settabyte, mentre quello in modalità tradizionale a 4,8 settabyte; questo ci fa dire che, secondo queste previsioni, nel 2015 il traffico dati in modalità cloud sarà il 34% del totale, contro il 10% dell'anno scorso. E appena un anno prima, nel 2014, sempre da previsioni Cisco, la modalità cloud supererà la modalità più tradizionale per tempo macchina/server speso, che vuol dire che in quell'anno i server saranno impegnati per il 51% del tempo a elaborare dati scambiati in modalità cloud. Oltre alle considerazioni che si possono fare sul rapporto tra i volumi di dati scambiati nelle due diverse modalità, è anche interessante guardare il quadro d'insieme; 1.100 miliardi di gugabyte di dati sono veramente tanti, e l'aumento previsto per i prossimi anni è davverso consistente; una considerazione che fa riflettere sull'aumento della mole di dati e di informazioni che circolano e circoleranno nel mondo con le nuove tecnologie. Un ultimo aspetto interessante dei dati Cisco è la localizzazione geografica dei dati scambiati in modalità cloud: il 27% di essi viene scambiato negli USA, il 26% in Europa, e il restante 47% se lo spartiscono gli altri paesi del mondo.

mercoledì 23 novembre 2011

Al via, negli USA, Google Music

Google ha lanciato, per ora negli USA, ma con la prospettiva di lancio anche negli altri mercati, Google Music, il nuovo servizio per l'ascolto, l'acquisto e la condivisione della musica online. Si tratta di un servizio che si trova sull'Android Market e che permette agli utenti di scegliere, immagazzinare e ascoltare gratis fino a 20.000 brani musicali, in modalità cloud, senza cioé doverli immagazzinare in una memoria fisica, e di acquistare brani musicali scegliendo all'interno di un catalogo che per ora conta circa 13 milioni di titoli, frutto dell'accordo tra Google e alcune grandi case discografiche tra cui Universal Music Group, Emi Records e Sony Music, ma anche di tanti artisti indipendenti; si, perché su Google Music anche gli artisti indipendenti possono caricare le proprie canzoni e venderle direttamente agli utenti, tenendosi il 70% degli introiti. I brani che si possono acquistare a pagamento costano tutti intorno a 1 dollaro; per ora il servizio mobile gira su tutti gli apparecchi, table e smartphone, che usano Android, dalla versione 2.2 in su. Oltre all'acquisto e all'ascolto della musica, con Google Music, è anche possibile condividere le canzoni scelte con i propri contatti di Google+, il social network di Google. A questa pagina è possibile vedere un breve video di presentazione di Google Music.

mercoledì 16 novembre 2011

Al via su Google+ le pagine aziendali

Settimana scorsa Google ha annunciato il lancio delle pagine aziendali anche sul suo social network, Google+. D'ora in poi quindi su Google+ non sarà possibile creare solo profili personali ma anche delle pagine dedicate ad aziende, negozi, band musicali, associazioni e a tutte quelle realtà pubbliche che operano su base collettiva. In questo modo Google probabilmente ha voluto colmare un gap, o una differenza percepita come tale, che ancora si faceva sentire rispetto al suo principale competitor, Facebook, che già da molto tempo offre a brands ed aziende questa opportunità. Per creare una pagina aziendale, o comunque collettiva, su Google+, basta registrarsi sul social network, inserire alcune informazioni basilari sull'azienda per cui si vuole creare la pagina, come il nome, il sito internet e la categoria merceologica di appartenenza, e il gioco è fatto. Come le aziende possono beneficiare da una loro presenza con una pagina dedicata su Google+? In un modo simile a quello che avviene già su Facebook. Come su Facebook le pagine aziendali possono collegare a sé decine, centinaia e migliaia di utenti con un semplice click sul bottone Mi piace, cosi anche su Google+, l'unica differenza è che sul social network di Google il bottone si chiama +1 e non Mi piace; ogni utente, collegandosi a una pagina aziendale, potrà poi inserire la pagina in uno dei suoi circle, i gruppi di Google+, e condividere cosi i contenuti di quella pagina con gli altri profili di Google+ appartenenti a quel circle. Ma non è tutto, a breve Google consentirà agli utenti dotati di un profilo Google+ di connettersi alle pagine aziendali direttamente dal suo motore di ricerca, e questo intende farlo in due modi. Il primo è indicizzando le pagine aziendali di Google+ nel proprio motore di ricerca; cliccando poi sul +1 di fianco al link alla pagina aziendale di Google+ trovato tra i risultati organici di ricerca su Google, gli utenti con profilo Google+ potranno collegarsi a quella pagina. Il secondo modo si chiamerà Direct Connect, e consisterà nella possibilità di cercare la pagina di Google+ di una determinata azienda o realtà collettiva digitando nel box di ricerca di Google il segno + seguito dal nome dell'azienda o della realtà collettiva di cui si vuole trovare la pagina; in questo modo, Google restituirà la pagina di quell'azienda su Google+ e, sempre cliccando sul +1, l'utente potrà connettersi a quella pagina. Per maggiori delucidazioni sulla creazione di pagine aziendali o collettive su Google+ e sui modi per cercarle e connettersi ad esse, o per provare a creare una pagina aziendale, si può visitare questa pagina del blog di Google, dove è anche possibile visionare alcune pagine aziendali già create.

mercoledì 9 novembre 2011

Utenti internet attivi in Italia: 27 milioni a settembre 2011

Secondo i dati di Audiweb, a settembre 2011 in Italia gli utenti internet attivi, ossia quelli che hanno usato Internet almeno una volta nel mese, sono stati 27 milioni; un numero che fa registrare una crescita del 12% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Andando a ricavare da questi dati mensili, un dato medio giornaliero, sembrerebbe che a settembre in un giorno medio 12,9 milioni di italiani abbiano navigato online, stando sul web per 1 ora e 22 minuti e consultando ciascuno 171 pagine. Per quanto riguarda l'andamento orario dell'utilizzo della rete durante il giorno, la fascia oraria che ha registrato il maggior numero di utenti connessi sembrerebbe essere stata quella compresa tra le 15 e le 18, con un numero medio di utenti di 6,7 milioni, pari al 52,3% del totale degli utenti attivi nel giorno medio ricavato da Audiweb; anche le altre ore pomeridiane sembrano aver fatto registrare a settembre un uso significativo della rete, mentre nelle ore mattutine, tra le 9 e le 12, il numero di utenti attivi naviganti scendeva a 5,7 milioni. Forse da questi dati si può ricavare il dato ulteriore che in Italia, secondo i dati di settembre, ogni ora, circa 6 milioni di italiani sono connessi alla rete e utilizzano il web per vari scopi; un numero pari circa al 10% di tutta la popolazione del Belpaese.

giovedì 3 novembre 2011

5 società si prendono il 64% del budget mondiale della pubblicità online?

Secondo alcuni calcoli fatti da Darren Herman, a prendersi il 64% del budget mondiale della pubblicità online (motori di ricerca, banner, mobile, etc.) sarebbero solo 5 società: Google, Yahoo, Microsoft, Facebook e AOL. Certo, il punto di domanda nel titolo, e il condizionale nella frase precedente, sono d'obbligo, dal momento che questi calcoli non sono facili e non sempre si basano su dati completi, ma l'indicazione che emerge da questa analisi, che si basa sui dati relativi al 2010, è comunque interessante e fa riflettere. Su un fatturato mondiale della pubblicità online che nel 2010 sarebbe stato di circa 64 miliardi di dollari, circa 40 miliardi sarebbero stati intercettati dalle 5 società suddette. La parte del leone l'avrebbe fatta Google, che si sarebbe preso una bella fetta del budget totale, pari al 46%, quasi 30 miliardi di dollari, una cifra che è quasi il quintuplo della società che segue per quota del mercato totale, Yahoo, che avrebbe fatturato dalla pubblicità online poco più di 6 miliardi di dollari. A seguire, ci sarebbero Microsoft, con poco più di 2 miliardi di dollari, Facebook, con poco meno di 2 miliardi di dollari, e AOL, con poco più di 1 miliardo di dollari.

mercoledì 26 ottobre 2011

Skype poco sicuro?

Alcuni esperti di sicurezza informatica del Politecnico della New York University hanno condotto un esperimento che dimostrerebbe che è possibile, per hacker o utenti malintenzionati che conoscono bene i sistemi di protezioni usati in rete, di chiamare su Skype un utente qualsiasi anche senza essere tra i suoi contatti e quindi senza che questo utente sia in qualche modo avvertito, e acquisire i dati che questo utente usa su Skype e il suo indirizzo IP, andando a intercettare la trasmissione di alcuni pacchetti di dati con la possibilità di interrompere la chiamata prima che l'utente riceva alcun avviso su di essa; da qui sarebbe possibile poi ottenere altre informazioni su quell'utente, e più precisamente: la sua posizione geografica, con la possibilità eventualmente di seguirlo nei suoi spostamenti, e le sue abitudini di condivisione sui social network e di downloading su siti p2p; la prima informazione è acquisibile grazie all'indirizzo IP, mentre la seconda si potrebbe ricavare sfruttando l'abitudine diffusa tra gli utenti di usare gli stessi dati di accesso e di protezione su diversi siti e con diverse applicazioni. Quindi, attraverso una semplice chiamata Skype, si potrebbe venire a conoscenza dell'identità di un utente, della città in cui vive, di sue informazioni personali come l'età e la professione, e di informazioni sul suo uso della rete, come i file che scarica di più dalla rete o gli amici a cui è collegato sui social network; a proposito di download, gli esperti che hanno condotto la ricerca sono riusciti a collegare i top 50.000 files scaricati con BitTorrent a 400 utenti Skype. E' facile immaginare come malintenzionati possano utilizzare questo metodo per ottenere informazioni poi rivendibili per operazioni marketing di chi investe online; secondo gli esperti della New York University infatti con questo metodo si potrebbero acquisire i dati su circa 10.000 utenti al costo di meno di 500 dollari. Sebbene i risultati di questo test siano stati comunicati a Skype, che ora è di Microsoft, pare che dalla società non sia ancora arrivata nessuna risposta e ciò non è rassicurante.

mercoledì 19 ottobre 2011

L'anno prossimo il web supererà la carta stampata nella raccolta pubblicitaria?

Come del resto è anche naturale aspettarsi, sono previsioni abbastanza ottimistiche quelle annunciate settimana scorsa allo IAB Forum relativamente all'advertising online. Secondo queste previsioni infatti, l'anno prossimo ci potrebbe essere il sorpasso della raccolta pubblicitaria sul web sulla raccolta pubblicitaria sulla carta stampata, ipotizzando che la pubblicità online cresca l'anno prossimo di una percentuale che va dal 10% al 15%, e ipotizzando altresì che la pubblicità su carta stampata continui nel suo trend negativo che prosegue da anni. Infatti negli ultimi cinque anni, l'investimento pubblicitario delle aziende sui media cartacei è diminuito del 27,7%, mentre l'investimento pubblicitario sul web è salito del 46,1%. Cosi, se le previsioni di Iab si realizzeranno, a fine 2012, la pubblicità online, con il suo miliardo e mezzo circa di raccolta, salirà al secondo posto nella speciale classifica della racolta publicitaria in Italia per media, dietro solo alla TV, che pure negli ultimi 5 anni ha visto anch'essa una diminuzione degli investimenti pubblicitari dell'11,7%. Per il 2011, la pubblicità online dovrebbe arrivare a quota 1,2 miliardi di euro, che equivarrebbe al 14% del totale degli investimenti pubblicitari totali, 10 punti percentuali in più rispetto al 2006. Se la pubblicità online continuerà nel suo trend positivo anche nei prossimi anni, nel 2015 essa potrebbe costituire il 20% dell'intera raccolta pubblicitaria nel nostro Paese. Ma questa è un'altra previsione ottimistica tutta da verificare.

mercoledì 12 ottobre 2011

Chrome Zone, il primo punto vendita on the road di Google

Si chiama Chrome Zone, ed è il primo punto vendita fisico, non virtuale, di Google. Il punto vendita è stato aperto a Londra, all'interno di uno store Currys and PC World, in Tottenham Court Road, e in esso si vende solo un prodotto, il Samsung Chromebook, il nuovo notebook di Google, fatto in collaborazione con Samsung, con il sistema operativo realizzato dalla società di Mountain View che permette di usare programmi cloud, ossia online, senza necessità di installazione sul computer, e che consente di navigare in modo più veloce e più sicuro rispetto a quanto si può fare con gli altri portatili, stando a quello che dicono dal quartier generale di Google. Nel nuovo punto vendita di Google, risaltano ovviamente i colori del noto motore di ricerca, il desing è agile e innovativo, come promette di essere il prodotto venduto al suo interno, e gli acquirenti possono trovare personale specializzato pronto a spiegare le modalità di funzionamento e tutte le funzionalità offerte dal nuovo portatile made by Google. A questa pagina è possibile vedere anche qualche foto del nuovo Google store.

mercoledì 5 ottobre 2011

Smartphone e italiani, un rapporto sempre più stretto

Quanti sono e come vengono utilizzati gli smartphone in Italia? Per dare una risposta a questa domanda, è possibile prendere qualche dato contenuto in un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore settimana scorsa. Secondo quanto riportato in questo articolo, a fine marzo 2011 gli italiani che usavano uno smartphone, secondo dati Nielsen, erano circa 20 milioni, che significa un aumento del 52% rispetto al 2010; di tutti questi utenti, il 23% ha già effettuato un acquisto tramite il proprio dispositivo mobile, segno che il mobile commerce è una realtà con potenzialità interessanti, soprattutto per alcuni settori come il turismo, come delineato in quest'altro articolo; inoltre le ricerche online effettuate con gli smartphone sono aumentate del 224%. Altri dati interessanti sull'utilizzo degli smartphone in Italia, sempre contenuti in questo articolo, sono quelli contenuti in una ricerca del luglio 2011 realizzata da Ipsos MediaCT. Secondo questa ricerca, il 60% degli italiani che utilizzano lo smartphone, lo hanno quasi sempre con sé, e accompagnano l'utente anche durante la fruzione di altri media, come la televisione; il 45% degli utilizzatori di smartphone poi usa il proprio dispositivo mobile per cercare rapidamente informazioni utili sul web; altro dato interessante quello relativo alle applicazioni scaricate e usate dagli utenti italiani sugli smartphone: ogni utilizzatore di smartphone ne ha in media 19 sul suo dispositivo, di cui 4 acquistate e 7 usate spesso; infine, ben il 72% degli utilizzatori di smartphone ricorda almeno un annuncio pubblicitario visto sul proprio dispositivo mobile, segno che anche la mobile advertising potrebbe crescere a breve nel nostro paese.

mercoledì 28 settembre 2011

Social media: alcuni dati in giro per il mondo

Nielsen ha pubblicato giorni fa il suo Social Media Report relativo al Q3 del 2011. Il report contiene dati interessanti sull'utilizzo dei social media in modo particolare da parte degli utenti statunitensi, ma illustra anche qualche dato curioso sui social media in altri 9 paesi del mondo monitorati da Nielsen. Ed è proprio a questo secondo tipo di dati che ci rifacciamo per fare un po' un rapido giro del mondo e attingere qualche informazione al volo sui social media in questi 9 paesi. Partiamo dall'Italia, in cui Nielsen ci dice che gli utenti online spendono quasi un terzo del loro tempo passato su Internet sui social networks o sui blog. Gli australiani sembrano passare ancora più tempo sui social media, la maggior parte del tempo in cui stanno su Internet. In Svizzera social networks e blogs sono usati dal 60% degli utenti internet, percentuale non altissima se confrontata con quella di altri paesi. Facebook la fa da padrone in tutti i 9 paesi di cui stiamo parlando? A quanto pare no. In Brasile per esempio il sito di blogging e social networking più usato è Orkut, visitato da 30 milioni di utenti internet brasiliano nel maggio scorso, un numero che pone Orkut prima di Facebook di ben 11 punti percentuale. In Giappone il social network leader si chiama FC2 Blog, e, sempre nel maggio scorso, è stato visitato da più della metà di tutti gli utenti internet attivi del paese del sol levante. In UK, Spagna e Francia invece Facebook è il social network numero 1, anche se nel paese anglosassone un notevole successo ce l'ha anche Tumbir, in Spagna il sito di social networking e di blogging dove l'utente medio spende la maggior parte del suo tempo non è Facebook, ma Tuenti, e in Francia il secondo sito di social networking e di blogging più usato, Overblog, è stato visitato da circa un quarto degli utenti internet attivi. Da ultimo in Germania sembra che su social network e blogs gli utenti passino più tempo che su ogni altra categoria di sito. Come si vede, la situazione relativa all'utilizzo dei social media nei diversi paese è diversificata, ed è interessante avere sempre una visione panoramica sul mondo che ci faccia cogliere queste differenze.

mercoledì 21 settembre 2011

Lanciato Google Wallet, per i pagamenti con smartphone

Pochi giorni fa è stato lanciato ufficialmente Google Wallet, la nuova applicazione di Google per permettere agli utenti di effettuare pagamenti con il proprio smartphone in modo veloce, utilizzando praticamente il proprio dispositivo mobile come se fosse una carta di credito. Come funziona infatti Google Wallet? Semplice, si entra in negozio, si fanno gli acquisti e, alla cassa, al posto di tirare fuori dal proprio portafoglio la carta di credito, si avvicina al lettore di carta di credito del negozio il proprio smartphone e il pagamento è fatto. Il tutto grazie a una tecnologia chiamata Nfc (Near field communication). Bisogna però subito dire che per il momento questa nuova applicazione della società di Mountain View è presente solo un modello di smartphone, lo Sprint Nexus S 4G, e che per ora l'applicazione vale solo per chi ha carta di credito Mastercard o per chi vorrà prendersi una nuova carta prepagata Google, distribuita dalla società di Mountain View già dotata di una prima ricarica bonus di 10 $. Avrà successo Google Wallet? Quale successo? Sono domande che, come sempre succede per ogni novità, accompagnano anche questa novità di Google; i più scettici sollevano i possibili ostacoli alla diffusione di questa nuova applicazione, come le limitazioni derivanti dal fatto che essa per il momento funzioni solo con una carta di credito e sia utilizzabile solo con un modello di smartphone, o come i problemi di sicurezza che potrebbero nascere con un sistema di pagamento cosi "facile"; i più entusiasti invece scommettono sul fatto che la comodità di questa applicazione è destinata a fare breccia negli utenti e che piano piano l'applicazione si estenderà ad altri smartphone e ad altre carte di credito (tra l'altro Google parla già di possibili collaborazioni future anche con Visa e American Express), e diventerà una modalità di pagamento consolidata. Per coloro che vogliono approfondire il discorso su Google Wallet, questa è la pagina ufficiale dell'applicazione.

mercoledì 14 settembre 2011

Applicazioni sull'App Store: alcuni dati interessanti

Quante solo le applicazioni per mobile che si possono trovare sull'App Store di Apple? Quante ne vengono caricate di nuove ogni giorno? Quali sono i tipi di apps che circolano di più? A queste ed altre domande, contribuiscono a dare una risposta i dati contenuti in questa pagina, dove vengono riportate delle metriche importanti relative a quantità, tipologie e costi delle applicazioni che vengono caricate sull'App Store. Siccome queste metriche vengono aggiornate quasi quotidianamente, questa pagina può essere utile anche per seguire la presenza e l'evoluzione delle applicazioni sullo store di Apple. E allora vediamone alcuni di questi dati. All'altro ieri le applicazioni totali scaricabili dall'App Store erano 463.272; ogni giorno vengono caricate poco più di 600 applicazioni, di cui il 15% circa è costituito da giochi; ed è proprio la categoria dei giochi a registrare il maggior numero di apps attive sullo store di Apple, con quasi 76.000 applicazioni; seguono, a livello di categorie, libri, con poco più di 57.000 apps, e intrattenimento, con quasi 49.000 apps; un altro dato interessante è quello relativo al costo medio delle applicazioni presenti sull'App Store, che è di 2,30 dollari, che è più del doppio del costo medio a cui si possono scaricare i giochi, che si attesta su 1,06 dollari. Per rimanere aggiornati su questi e altri dati ancora, basta ogni tanto fare visita a questa pagina.

mercoledì 7 settembre 2011

Gmail consultabile anche off line per chi usa Chrome

Da pochi giorni chi usa il sistema operativo di Google Chrome, può accedere al proprio account di posta elettronica di Gmail anche quando non è connesso a Internet. Lo ha annunciato Google sul suo blog, che nello stesso post dichiara che in questi giorni anche Google Docs e Google Calendar saranno resi consultabili anche off line. L'utilizzo di Gmail off line è reso possibile grazie a un applicazione in html5, chiamata appunto Gmail Offline, che è basata sulla Gmail web app per tablets; tale applicazione la si può scaricare dal Chrome Web Store e la si può attivare ogni volta che si abbia l'esigenza di consultare l'email quando non si è connessi, semplicemente cliccando sull'icona di Gmail Offline sulla pagina di Chrome dedicata ai nuovi tab. Con Gmail Offline le eventuali nuove email scritte quando si è off line vengono inviate non appena si stabilisce una connessione a Internet, l'interfaccia off line è semplificata per favorire una rapida e facile consultazione delle email, e la sincronizzazione tra operazioni off line e online avviene in automatico ogni volta che ci si connette alla rete. Per quanto riguarda invece Google Docs e Google Calendar, per il momento off line è possibile solo la lettura di calendario e documenti, anche se Google dice che sta già lavorando per rendere possibile off line anche l'apportare modifiche e aggiunte sia al calendario di Google Calendar che ai documenti di Google Docs.

mercoledì 31 agosto 2011

Servizio VoIP di Google: le tariffe per l'Italia

Come molti di voi tra coloro che utilizzando Gmail si saranno già accorti, da qualche settimana Google ha lanciato anche in Italia il suo servizio VoIP per chiamare attraverso il web telefoni fissi e cellulari. Entrando nel proprio account di Gmail, nel menu di sinistra, nel box dedicato alla chat, compare ora una voce Chiama tel. da cui si può partire per iniziare a fare chiamate telefoniche da Gmail, dopo aver ovviamente acquistato i crediti. Ma quali sono le tariffe del servizio VoIP di Google? Sono convenienti rispetto a Skype, principale competitor nel mercato del VoIP contro il cui predominio Google intende combattere? Ecco qualche informazione in più. Chiamare da Gmail un numero fisso costa 2 centesimi di euro al minuto, chiamare i cellulari costa 11 centesimi di euro al minuto, tranne che per i cellulari H3G, dove la tariffa sale a 14 centesimi di euro al minuto; tutte queste tariffe sono al netto delle tasse. In questo articolo poi si confrontano queste tariffe con quelle di Skype e con quelle degli altri operatori telefonici, e ne emerge che le tariffe del servizio VoIP di Google risultano essere abbastanza competitive. In Italia non sono stati ancora lanciati alcuni servizi aggiuntivi come quello che prevede la possibilità di avere un numero unico VoIP su cui ricevere le chiamate via Internet e dirottarle sull'apparecchio telefonico che si preferisce, ma se il servizio funziona non è escluso che anche in Italia le funzionalità con il servizio VoIP di Google vadano a crescere nel tempo.

mercoledì 24 agosto 2011

Smartphone in USA, Apple la marca più acquistata ma Android il sistema operativo più usato

Secondo i dati di giugno di Nielsen, il mercato degli smartphone in USA vede ancora una posizione di leadership di Apple per quanto riguarda gli apparecchi venduti, ma conferma l'inarrestabile ascesa dell'utilizzo di Android come sistema operativo, attualmente il più usato nel mercato statunitense. Per quanto riguarda le quote di mercato relative alle vendite di smartphone, Apple possiede la quota più larga con il 28%, seguito da HTC e RIM Blackberry, con il 20%, e Motorola, con l'11%. Ma per quanto concerne l'utilizzo del sistema operativo mobile, è Android ad avere la fetta di mercato più grande, con una percentuale del 39% sul totale, cosi splittata per marca di smartphone su cui il sistema operativo di Google gira: HTC 14%, Motorola 11%, Samsung 8%, altri 6%; al secondo posto il sistema operativo di Apple iPhone, con il 28%, quota che coincide con quella delle vendite dal momento che il sistema operativo di Apple gira solo sui suoi smartphone; al terzo posto, con una quota di mercato del 20%, il sistema operativo di RIM Blackberry, per cui vale lo stesso discorso di Apple; dopo seguono Windows Mobile, con il 9%, il sistema operativo di Palm/HP, con il 2%, e quello di Symbian, con la stessa percentuale.

mercoledì 3 agosto 2011

L'esigenza di ottimizzare il tempo di navigazione

Secondo una ricerca condotta da Microsoft Advertising, Mindshare e MEC, intitolata Living with the Internet: A Global Study of What’s Driving Web Behaviour, e finalizzata a comprendere eventuali cambiamenti nel comportamento degli utenti durante le loro navigazioni online dal 2007 a oggi, uno dei più significativi cambiamenti rispetto a qualche anno fa, è l'esigenza degli utenti di ottimizzare il tempo della loro navigazione; infatti è emerso che il 79% delle attività web che gli utenti compiono su Internet è pianificata, mentre questa percentuale nel 2007 era del 61%. Questa esigenza di ottimizzare e organizzare ancora di più il proprio tempo online, è probabilmente legato all'aumento di informazioni, siti e tipi di attività che il web offre; più aumenta il mare magnum di Internet e più gli utenti sentono la necessità di avere il controllo della propria esperienza in rete. Oltre a ciò è molto forte la componente di abitudine nella navigazione; gli utenti tendono a ripetere modelli e percorsi di navigazioni cui man mano si abituano, nonostante i veloci e ingenti cambiamenti del web che potrebbero distrarre da comportamenti abitudinari; pare che una delle frasi ricorrenti per spiegare la propria connessione a Internet sia “uso sempre il web a quest’ora”. tra le attività web, quelle legate all'email: spedire, ricevere e leggere email, rimangono ancora le attività web più svolte, con il 23% del tempo online, mentre l'attività di ricerca di informazioni specifiche ricopre il 9% del tempo, e l'uso dei social media il 6%; e l'email costituisce spesso anche l'attività iniziale della navigazione degli utenti; secondo la ricerca infatti, una sessione tipica di navigazione inizia con email o social media, per passare ai siti di informazioni, entertainment o transazioni, per tornare poi ai canali di comunicazione più diretti e personali. E la navigazione su mobile? Da quanto emerge sembra che qui non si sia ancora in presenza di comportamenti abitudinari; pare infatti che la connessione a Internet con un device mobile sia ancora dettata molto da obiettivi specifici e limitati nel tempo, come forse può essere la prenotazione di un volo o l'uso di una applicazione. L'indagine è stata condotta su un campione di 7.000 utenti in dieci paesi diversi, tra cui USA, Cina, India, Francia, Regno Unito e Russia, con un sondaggio aggiuntivo di 400-500 persone, e ha preso come pietra di paragone per il passato uno studio realizzato nel 2007 e chiamato Context Matters.

mercoledì 27 luglio 2011

Blogger e Picasa si trasformeranno in Google Blogs e Google Photos?

Secondo quanto riferito da Mashable qualche settimana fa, sarebbe prossima un'imponente operazione di rebranding di alcuni grandi servizi di Google. Tra questi, anche Picasa e Blogger, che dovrebbero assumere i nuovi nomi di Google Photos e Google Blogs. L'operazione tuttavia dovrebbe coinvolgere anche altri servizi, magari meno noti e meno usati dei due citati sopra, ma non tutti; per esempio, YouTube, che è sempre di proprietà di Google, dovrebbe rimanere YouTube. I servizi cui sarà sostituito il brand non dovrebbero subire modifiche sostanziali nelle loro funzionalità e nelle loro modalità di utilizzo. Ma perché questo rebranding? Da quello che trapela, per aiutare il lancio pubblico del nuovo social network della società di Mountain View, Google+, che dovrebbe avvenire a breve; qualcuno fa la data del 31 luglio, ma staremo a vedere. Il rebranding effettivamente permetterebbe di inserire servizi importanti come quelli di Blogger e Picasa in Google+, facendoli apparire, anche a livello di brand, come parti integranti della nuova piattaforma. Non rimane che aspettare il corso degli eventi per capire se e come tutto ciò avverrà e per quali motivi.

mercoledì 20 luglio 2011

Qualche dato su media, informazione e giornalismo in Italia

In un rapporto Censis/Ucsi intitolato I media personali nell'era digitale, sono contenuti alcuni dati interessanti sul rapporto tra i media e l'informazione tra gli italiani. L'indagine ha cercato di individuare quali media gli italiani usano principalmente per informarsi, e le risposte che sono emerse fotografano un popolo che utilizza ancora la televisione come fonte principale d'informazione, per l'80,9% dei suoi componenti, ma questa percentuale scende fino al 69,2% se si considera solo la popolazione giovanile, che tende ad usare sempre di più, come nuove fonti informative, Google e i motori di ricerca, per il 65,7%, e Facebook, per il 61,5%; quindi sembra che per gli italiani più giovani Internet sia destinato a diventare il media dove raccogliere, leggere ed approfondire le notizie. Ma da mettere in relazione a questo dato sulle fonti informative usate dagli italiani, nel rapporto ci sono altri dati interessanti sulla percezione che gli italiani hanno dei giornalisti nostrani; sebbene l'80% li consideri molto o abbastanza informati, il 76,8% competenti, e il 71,7% chiari nell'esposizione dei fatti, per il 67,2% degli italiani i giornalisti sono poco indipendenti e per il 49,8% poco affidabili, e questo probabilmente contribuisce a spostare utenti dai media tradizionali a Internet, che invece viene percepito come un media più libero che offre fonti più indpendenti; inoltre il 76,3% ritiene che i giornalisti abbiano smanie di protagonismo eccessive e il 67,8% li ritiene molto o abbastanza spregiudicati. Come a dire, non solo le caratteristiche del media ne determinano l'evoluzione, ma anche la qualità delle persone che ci stanno dietro.

mercoledì 13 luglio 2011

Skype-Facebook, un'elleanza che si consolida contro Google

Skype e Facebook, e quindi anche Microsoft, cercano di forzare i tempi delle integrazioni possibili tra le loro piattaforme e i loro ambienti, per cercare di frenare sul nascere i tentativi di Google di avere una voce significativa in capitolo anche nell'ambito del "social web". Già nell'ultima versione di Skype era stata inserita la possibilità di chattare con i propri amici di Facebook, ora arriva un'integrazione della tecnologia di Skype all'interno del social network. E' infatti possibile da qualche giorno effettuare su Facebook delle videochiamate con tecnologia Skype, funzionalità che si può provare a partire da questa pagina. Oltre alla videochat, Facebook ha recentemente introdotto anche la possibilità di effettuare delle chat di gruppo. Mosse che, oltre a essere parte di un processo di integrazione partito tempo fa, possono essere lette anche come risposte all'accellerata data da Google sul fronte "social", con il lancio del bottone +1 e con l'introduzione, nel suo progetto "social" Google+, per ora ancora in fase beta e con accesso limitato, di altre innovative funzionalità come Hangout, che permette di fare delle video chiamate di gruppo. Insomma, sullo sviluppo di nuove funzionalità "social" per gli utenti, si sta giocando una grande parte della sfida tra i due colossi attuali del web.

mercoledì 6 luglio 2011

Dropbox e i problemi relativi a sicurezza, privacy e utilizzo dei dati degli utenti

E' indubbio il successo che sta avendo su web, un poco più dubbio è il suo comportamento relativo a sicurezza, privacy e utilizzo dei dati degli utenti. Sto parlando di Dropbox, il comodo servizio per la conservazione e la condivisione tra più utenti di files e documenti di vario formato. Negli ultimi mesi infatti il noto servizio ha ricevuto diverse accuse sul suo modo di gestire i dati e i contenuti degli utilizzatori del servizio. Prima è arrivata l'accusa di non proteggere adeguatamente i dati personali e i contenuti degli utenti e di garantire un livello di sicurezza informatica molto basso; poi c'è stato il bug per cui, per 4 ore, è stato possibile accedere agli account Dropbox con qualsiasi password; e infine una modifica ai termini di utilizzo del servizio, con cui pare che Dropbox si arrogasse il diritto di utilizzare con molta libertà tutte le informazione e i contenuti degli utenti iscritti al servizio; modifica che è stata cancellata e al cui posto Dropobox ha inserito un nuovo paragrafo in cui si precisa che l'utente registrato a Dropbox è l'unico proprietario e responsabile delle informazioni e dei contenuti condivisi tramite il servizio, e che tali contenuti o tali informazioni non possono essere cedute a terzi se non nel caso in cui questi terzi siano delle società partner di Dropbox che devono avere accesso ai dati per migliorare la qualità del servizio, condizione tra l'altro anch'essa dai confini incerti e "forzabili" da parte dei mal intenzionati; qui è possibile leggere l'ultimo testo aggiornato relativo alle condizioni di utilizzo del servizio, mentre su questa pagina è possibile consultare la policy sulla privacy. Non si sa se gli ultimi interventi correttivi e gli ultimi passi indietro di Dropbox stiano a significare un reale e progressivo miglioramento del livello di sicurezza e di privacy per gli utenti che usano il servizio, o se non siano solo degli artifici temporanei per placare le accuse ricevute, ma fatte all'interno di un orientamento generale, da parte di Dropbox, di cercare di utilizzare più liberamente dati e contenuti degli utenti per fini commerciali.

mercoledì 29 giugno 2011

Iniziata l'integrazione tra Google Webmaster Tools e Google Analytics

Qualche settimana fa Google ha annunciato, sia sul Google Webmaster Central Blog sia sul Google Analytics Blog, l'inizio di un processo di integrazione tra due degli strumenti Google più usati dai webmaster e dai webmarketer in tutto il mondo, Google Webmaster Tools e Google Analytics. Come? Riportando alcuni dati che solito si trovano in Google Webmaster Tools all'interno di Google Analytics, e più precisamente i dati di impression, clicks, clickthrough rate e posizione media sulle pagine dei risultati di ricerca per le diverse parole chiave attraverso cui gli utenti arrivano sul sito. In questo modo sarà possibile conoscere il posizionamento del proprio sito per le parole chiave che generano traffico, e il contributo che ciascuna di queste parole dà in termini di clicks generati, rimanendo all'interno di Google Analytics. Questa funzionalità è ancora in fase di sviluppo e di test, ma sembra proprio che si tratti solo del primo passo verso una sempre maggiore integrazione tra Google Webmaster Tools e Google Analytics, per rendere ancora più facili e più complete le attività di analisi e di monitoraggio sul rendimento di un sito, cercando di collegare sempre di più i dati di indicizzazione e di posizionamento ai dati di traffico e di navigazione.

mercoledì 22 giugno 2011

Cosa succede in un minuto sul web

Un minuto sono 60 secondi, di solito passa abbastanza in fretta. Eppure in 60 secondi sul web avvengono una quantità di azioni che può impressionare. Sul sito Go-Gulf è stata pubblicata un'immagine che mostra parte di quello che succede su Internet ogni minuto, immagine costruita dagli Shangai Web Designers di Go-Globe. Ebbene, ogni minuto sul web in tutto il mondo vengono spedite 168.000 email, vengono elaborate 694.445 ricerche su Google, vengono registrati più di 70 nuovi domini, più di uno al secondo, vengono caricati più di 600 video su YouTube, per un totale di più di 25 ore di filmati, vengono caricate più di 6.600 immagini su Flickr, su Facebook avvengono più di 695.000 aggiornamenti di stato e vengono pubblicati 79,364 post e 510,040 commenti, su Twitter vengono aperti più di 320 nuovi account e vengono pubblicati più di 98.000 tweets, su LinkedIn vengono creati più di 100 account nuovi e su Skype vengono fatte più di 370.000 telefonate, e ancora, vengono aperti più di 60 blog e vengono pubblicati più di 1.500 posts su tutti i blog del mondo, e su Yahoo Answers vengono pubblicate più di 40 domande. Oltre a dare un'idea delle dimensioni dell'utilizzo del web nel mondo, questi numeri possono essere interessanti anche come contributo per confrontare l'utilizzo di diversi siti e di diversi strumenti internet a livello mondiale.

giovedì 16 giugno 2011

Facebook a quota 700 milioni di utenti registrati nel mondo

Secondo quanto si afferma sul sito di Socialbakers, una società specializzata in analisi e statistiche sui social media, Facebook ha raggiunto quota 700 milioni di utenti registrati nel mondo. Come si può vedere dal grafico presente in questa pagina, la crescita di Facebook nel tempo, dal 2009 a oggi, è stata abbastanza costante e lineare, facendo aumentare la base utenti del noto social network di più di 400 milioni nel giro di 20 mesi. Se dovesse continuare lo stesso trend di crescita avuto nei mesi passati, secondo le previsioni di Socialbakers, Facebook dovrebbe raggiungere quota 1 miliardo di uteni registrati nei mesi estivi dell'anno prossimo, giugno-luglio 2012. La crescita degli ultimi mesi del social network è stata spinta soprattutto dalla sua diffusione in paesi emergenti quali Brasile e India, che s'è attestata al 5° posto della particolare classifica dei paesi con più registrati a Facebook; classifica che vede gli USA al primo posto con 150 milioni di registrati circa, l'Indonesia al secondo posto con circa 38 milioni di registrati, il Regno Unito al terzo posto con quasi 30 milioni di utenti, seguito appunto dall'India.

mercoledì 8 giugno 2011

Bottone +1: la sfida di Google a Facebook

Nuova sfida di Google a Facebook per tentare di contrastare il predominio assoluto di quest'ultimo nell'ambito di social network e suggerimenti degli amici. Si chiama +1 ed è la versione googleana del Mi piace di Facebook. Lanciato a marzo per i risultati di ricerca, organici e a pagamento, da pochi giorni Google da anche la possibilità di implementare il bottone +1 anche sul proprio sito web, proprio come si fa ormai da più di un anno con il più noto bottone di Facebook. Qui è possibile acquisire le informazioni e le istruzioni utili per pubblicare il bottone di Google sulle pagine del proprio sito, oltre che guardare il video di presentazione e leggere le faq per capire meglio come funziona. A livello internazionale Google ha scelto dei grandi partner online per il lancio, tra cui i siti di Mashable, TechCrunch, Reuters e Washington Post, su cui è quindi possibile vedere il bottone già pubblicato. In questo modo, quando l'utente cliccherà sul bottone +1 di una pagina web, aumenterà di 1 il numero di preferenze espresse su quella pagina web con il bottone di Google e, nel caso in cui l'utente dia il consenso a mostrare le sue informazioni personali con il click sul bottone, tutti gli altri utenti potranno vedere chi ha cliccato sul bottone +1 di quella pagina; la segnalazione del click di quell'utente sul bottone +1 dovrebbe comparire anche sul link a quella pagina presente sulle pagine dei risultati di ricerca di Google, sia esso un link organico o un link a pagamento, a coloro che risultano essere, secondo i contatti di Google Profiles, le persone connesse all'utente; la visualizzazione dei +1 sul motore di ricerca per ora avviene solo sulla versione .com inglese di Google; comunque con questa mossa è chiara la risposta di Google agli annunci pubblicitari di Facebook Ads, chiamati Sponsored stories con notizia sulla connessione, dove negli annunci si mostrano gli amici che hanno cliccato sul Mi piace della pagina promossa. Attualmente le informazioni relative all'utente che clicca sul bottone +1 sembra si possano vedere solo se si naviga dopo aver effettuato l'accesso a un proprio account Google, ma probabilmente esse più avanti saranno visibili anche senza l'accesso all'account Google. Ora bisognerà vedere cosa succederà, se il nuovo bottone +1 prenderà piede oppure se gli utenti continueranno imperterriti a usare il Mi piace di Facebook e gli altri bottoni social cui sono abituati; certo che la mancanza di un ambiente social dove poi "raccogliere" questa condivisione è un punto debole di partenza per Google rispetto a Facebook. Altra cosa che bisognerà capire è come i click sul bottone +1 influenzeranno il ranking delle pagine con il bottone sulle pagine dei risultati di ricerca su Google, sia in assoluto che nella visualizzazione personalizzata dei risultati di ricerca che si fa con il proprio account Google, dato che un risultato suggerito da una persona del proprio network probabilmente sarà ritenuta più utile per gli utenti rispetto a un risultato non suggerito, e quindi probabilmente premiata a livello di posizionamento, come del resto Google stesso ha affermato.

mercoledì 1 giugno 2011

La crescita del Cloud Computing

La ricerca di Boston Consulting Group (BCG) di cui ho già parlato nel post di settimana scorsa a proposito degli smartphone in Italia, contiene anche dei dati interessati sulla diffusione e la crescita del cosiddetto Cloud Computing, ossia l'offerta di servizi e programmi fruibili direttamente online senza che sia più necessario installare software dedicati sul proprio pc; questo per alcune attività per cui, fino a poco tempo fa, l'acquisto e l'installazione di un software erano necessari. Ebbene, il giro d'affari di questo settore a livello mondiale sembra attestarsi intorno ai 24 miliardi di euro e si prevede che raddoppi entro il 2013. Nella ricerca citata si distinguono 3 tipi diversi di Cloud Computing: il Software as a Service (SaaS), che consiste nell'utilizzo di applicazioni software in remoto; il Platform as a Service (PaaS), cioé l'utilizzo di piattaforme hardware e software in remoto a supporto di determinati servizi, come per esempio le videoconferenze online, e l'Infrastructure as a Service (IaaS), che consiste nell'uso di hardware in remoto, come per esempio nella memorizzazione di dati. Il successo di questi tipi di servizi è dovuto, secono l'analisi fatta da BCG, a diversi fattori, tra cui la loro scalabilità e flessibilità, l'aumento della loro affidabilità, e il miglioramento della qualità delle connessioni alla rete.

mercoledì 25 maggio 2011

La diffusione e l'uso degli smartphone in Italia

In un'indagine condotta da Boston Consulting Group (BCG) e commissionata da Google, consultabile su questo sito, sono contenuti dati interessanti sulla diffusione e l'uso degli smartphone nel nostro paese. I dati di questa ricerca ci dicono che in Italia vi sono oggi circa 15 milioni di smartphone; due terzi di questi vengono usati per navigare, mentre il 3% degli italiani dotati di smartphone lo usa per fare acquisti; questa percentuale di utenti che fanno mobile commerce potrebbe però crescere in fretta nei prossimi anni, se è vero che, come riporta la ricerca, il 10% dei proprietari di smartphone si dice interessato ad usarlo anche per fare acquisti online. Un altro dato interessante è quello del numero di video scaricati da YouTube su smartphone, sempre dagli utenti italiani: nel 2010 questo numero è triplicato e si è attestato intorno ai 200 milioni. Sono tutti dati che descrivono un popolo italiano attirato dalle nuovissime tecnologie, anche se sappiamo che quando si parla di acquisti online, il nostro paese è quasi sempre stato un po' più lento di altri paesi che hanno una diffusione simile di Internet. La passione degli italiani per le nuovissime tecnologie sembra confermata anche dalla previsione sulla diffusione dei tablet nel nostro paese per i prossimi anni: entro il 2013 si stima che circoleranno in Italia circa 4 milioni di tablet.

giovedì 19 maggio 2011

Gli italiani e l'acesso a Internet

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Audiweb, risultanti da un'indagine condotta su un campione di 10.000 utenti rappresentativo della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni, e relativa al mese di marzo 2011, sono 34,4 milioni gli italiani che hanno accesso a Internet; si tratta del 71,5% di tutta la popolazione del nostro paese compresa tra gli 11 e i 74 anni, e rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso questo numero relativo all'accesso a Internet risulta aumentato del 7%. Se vogliamo leggere questi dati prendendo come unità le famiglie, ne risulta che 12,8 famiglia italiane, ossia il 60,5% del totale, con almeno un componente tra gli 11 e i 74 anni, ha accesso a Internet. Ma come questi italiani accedono a Internet? La maggior parte di loro si connette a Internet con il computer di casa (32,4 milioni di utenti) e lo fa con un collegamento adsl flat senza limiti di tempo (il 66% delle famiglie del campione); sul luogo di lavoro l'accesso a Internet risulta disponibile solo per il 40,9% della popolazione occupata rilevata con il campione selezionato dall'indagine, circa 9 milioni di utenti, mentre rimangono abbastanza bassi i numeri di persone che ci collegano a Internet da luoghi di studio, circa 3 milioni di utenti, e da altri luoghi quali biblioteche o internet point, circa 2 milioni di utenti. Cresce invece l'accesso a Internet tramite cellulare, di ben il 50,5% anno su anno; oggi più di 7 milioni di persone, pari al 15,2% del campione, si collegano a Internet tramite il loro device mobile.

mercoledì 11 maggio 2011

Skype passa a Microsoft

Sembra che l'affare sia fatto: Skype passa sotto Microsoft. La società di Redmond avrebbe infatti raggiunto un accordo con i proprietari del famoso servizio VoIP per acquisire la società ad un prezzo di 8,5 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra significativa, tenendo conto che Skype l'anno scorso ha fatturato 860 milioni di dollari finendo l'anno leggermente indebitata. Ma indubbiamente Skype rimane uno dei servizi più usati in assoluto in rete a livello mondiale, con una base utenti che può competere con quella di Facebook, essendo costituita da centinaia di milioni di persone in giro per il mondo. Secondo le prime indiscrezioni, Skype diventerà una divisione business di Microsoft e l'attuale chief executive di Skype, Tony Bates, diventerà il presidente della nuova Microsoft Skype Division. Per quanto riguarda gli utenti, da qui a breve probabilmente non cambierà nulla, anche perché l'accordo ora inizia l'iter per l'approvazione definitivo da parte degli organi di garanzia americani. Di certo nel medio-lungo periodo ci si può aspettare una progressiva integrazione di Skype con i vari prodotti Microsoft, tra cui Windows Phone, Xbox, Windows Live Messenger, Internet Explorer e altri ancora, anche se per ora Microsoft ha dichiarato che continuerà a rendere disponibile e supportare la piattaforma VoIP anche slegata dai suoi prodotti.

mercoledì 4 maggio 2011

Delicious da Yahoo ai fondatori di YouTube

Nei giorni scorsi è stata annunciata l'acquisizione di Delicious da parte di Avos, la nuova società dei due fondatori di YouTube, Chad Hurley e Steve Chen. Delicious quindi cessa di essere un servizio di Yahoo!, e in questi due mesi, da qui a luglio, tutti le informazioni e i servizi presenti sul noto sito di social bookmarking saranno spostati sulla nuova piattaforma. Secondo quanto affermato dai nuovi proprietari del sito, il loro scopo è quello di portare Delicious a un "livello successivo", ossia di rendere ancora più facile e più divertente la possibilità di salvare e condividere con gli altri le informazioni che si trovano in rete; per questo sembra che stiano a lavorando a nuove features della piattaforma, anche sulla base dei primi feedback che stanno raccogliendo dagli utenti. L'obiettivo di Chad Hurley e Steve Chen è quello di dare una risposta concreta ed efficace al problema del sovraccarico di informazioni che il web comporta, e i due fondatori di Avos conoscono bene questo problema, avendo creato una piattaforma, YouTube, che s'è trovata a gestire una mole di informazioni video non indifferente. Gli utenti che già stanno utilizzando Delicious, potranno continuare a usare il sito sulla nuova piattaforma senza alcuno stravolgimento delle modalità di utilizzo; basterà semplicemente accettare che venga fatto il passaggio del loro account e dei loro bookmarks da una piattaforma all'altra e accettare i termini di utlizzo del servizio e la policy per la privacy della nuova piattaforma, secondo le indicazioni fornite da Yahoo! o reperibili, in inglese, su questa pagina del sito di Avos.

giovedì 28 aprile 2011

Gli utenti italiani navigano di meno dell'utente medio europeo

Si fa una scoperta non incoraggiante per il web italiano guardando alcuni dati della ricerca di comScore intitolata The ComScore 2010 Digital Europe Year in Review. Si scopre infatti che sebbene l'Italia in Europa sia al 5° posto per numero di utenti unici che usano la rete ogni mese, sia solo al 17° posto per tempo medio speso online dagli utenti. Infatti se nella prima classifica europea, quella degli utenti unici, ci precedono solo Germania, Russia (compresa in questa ricerca nell'area europea), Francia e Gran Bretagna, nella seconda classifica, peggio di noi, tra i 18 paesi monitorati su questi dati da comScore, fa solo l'Austria, che però può spiegare questo dato con un altro dato che la riguarda, quello della più bassa penetrazione dei social network tra i suoi utenti, tendenza che invece non caratterizza l'Italia. Guardando ai dati, di fronte a una media europea di consumo mensile della rete di circa un giorno al mese, per la precisione 24 ore e 20 minuti, l'Italia vede un tempo medio speso da ogni utente online nel mese di 16 ore e 2 minuti, mentre paesi come l'Olanda e la Gran Bretagna vedono un tempo medio mensile di permanenza sulla rete dei loro utenti rispettivamente di 31 ore e 39 minuti e di 30 ore e 38 minuti.

mercoledì 20 aprile 2011

I top web brands in USA a marzo 2011

Secondo gli ultimi dati sui web brands più visitati dagli utenti statunitensi, relativi a marzo 2011, Google è sempre saldamente al primo posto, con poco più di 152 milioni di utenti unici mensili, mentre al secondo posto si colloca Facebook, con quasi 136 milioni di utenti unici; terzo Yahoo, con poco più di 131 milioni di utenti; seguono Msn/windowsLive/Bing e Youtube. Se si va a guardare invece il dato del tempo speso da ogni utente sui siti dei vari brand, sempre nel mese di marzo, allora Facebook stacca nettamente tutti gli altri brand, con un tempo mensile medio per utente superiore alle 6 ore e mezza, mentre Google non arriva neanche all'ora e mezza, e Yahoo supera di poco le 2 ore. Tutti questi brand, e quindi il totale dei loro siti, hanno fatto registrare un incremento nel numero di utenti unici rispetto al mese precedente, ma il brand che ha avuto la percentuale di crescita maggiore è stato Apple, che ha avuto un aumento del 7,7% di utenti unici mensili, e che ha superato Wikipedia nella classifica dei web brands più noti e più visitati, collocandosi in 8° posizione. Sono tutti dati relativi solo al mercato US, ma che fanno capire le tendenze e le dimensioni dei siti più noti e più usati sulla rete in uno dei mercati più importanti per il web.

mercoledì 13 aprile 2011

Uno stop a Google Books?

Qualche settimana fa è uscita la notizia che una corte di New York ha bocciato l'accordo siglato nel 2005 tra Google e molti editori americani con cui si dava il via libera alla creazione di quella che doveva diventare la più grande biblioteca digitale online al mondo. In pratica con questo accordo, Google otteneva dagli editori il permesso di pubblicare sulla sua biblioteca online milioni di libri in cambio della condivisione con gli editori dei ricavi ottenuti con il progetto. La Corte statunitense chiamata a giudicare l'accordo, ha invece stoppato l'iniziativa considerandola rischiosa per la libera concorrenza e non rispettosa dei titolari dei diritti dei libri; infatti si ritiene che l'accordo possa violare sia le norme sull'antitrust sia la legge sui diritti d'autore in vigora negli States. Parere simile sembra che sia stato espresso anche dal Dipartimento di Giustizia statunitense. Insomma, la giustizia statunitense sembra contraria a quella che viene percepita come un'iniziativa destinata a dare troppo potere al colosso di Mountain View rispetto ai suoi competitor; non a caso a sollevare il problema della legittimità dell'accordo erano stati anche Amazon e Microsoft.

mercoledì 6 aprile 2011

I numeri di Linkedin, 100 milioni di utenti registrati e tanto altro ancora

LinkedIn ha annunciato il mese scorso che ha raggiunto i 100 milioni di utenti registrati, e per l'occasione ha dato anche altri dati interessanti sulla sua crescita e sugli utenti che usano la piattaforma in giro per il mondo. Per quanto riguarda la crescita è interessante notare come essa abbia subìto una decisa accellerazione nell'ultimo anno e mezzo, quando LinkedIn è passato da circa 50 milioni di utenti a 100 milioni di utenti, mentre per arrivare a 50 milioni di utenti c'aveva messo circa 6 anni, a partire dal suo lancio, avvenuto nel maggio del 2003. Il paese che è cresciuto di più a livello di registrati nell'ultimo anno è stato il Brasile, che ha fatto registrare una crescita annua del 428%, seguito da Messico, India e Francia. Ma chi sono questi 100 milioni di utenti che usano LinkedIn? Bene, il 44% di essi è costituito da statunitensi, mentre il 56% di essi vive fuori dagli USA. Questi utenti hanno creato fino ad oggi 17,8 milioni di gruppi, e ogni mese visualizzano un totale di 5,5 miliardi di pagine. Attualmente su LinkedIn si aggiunge un nuovo membro ogni secondo. A questa pagina si può vedere una immagine che riporta visivamente alcuni dati del business social network più usato al mondo, mentre se si vuole fare un confronto dei numeri di LinkedIn con quelli di Facebook e Twitter, si può visitare questa pagina.

mercoledì 30 marzo 2011

Facebook compra Snaptu e punta ai cellulari di fascia bassa

Per 70 milioni di dollari, circa 50 milioni di euro, Facebook ha acquistato Snaptu, una società israeliana che sviluppa applicazioni in Java per i cellulari di fascia medio-bassa. La notizia conferma il crescente interesse del social network più usato al mondo per il mercato mobile e la sua progressiva penetrazione in esso. Questa volta l'attenzione di Facebook si è concentrata sui cellulari di fascia medio-bassa; che pare costituiscano ancora, nonostante il crescente successo degli smartphone, circa l'80% di tutti i dispositivi mobili venduti al mondo, 4,2 miliardi di pezzi sui 5,3 miliardi totali. I cellulari di fascia bassa sono quelli che non prevedono la connessione a Internet, che hanno poca memoria e che sono dotati di schermi piccoli. Per questo tipo di cellulari Snaptu aveva già sviluppato in passato applicazioni social; ora, dopo aver già lavorato con Facebook per diverse applicazioni, gli sforzi di Snaptu si concentreranno esclusivamente su questo social network, che è particolarmente interessata a integrare i propri meccanismi e le proprie dinamiche con lo strumento degli sms.

martedì 22 marzo 2011

L'uso dei social networks per macro-aree del mondo

Quanto usano i social networks gli utenti internet nel mondo? A questa domanda dà delle risposte la ricerca di comScore intitolata The ComScore 2010 Digital Europe Year in Review, che riporta alcuni dati sull'uso del social network per macro-aree mondiali. Con essa si scopre che, fatta eccezione per l'area Asia Pacific, dove la percentuale di utenti internet che usavano i social networks era, nel dicembre 2010, del 47,9%, tutte le altre 4 grandi aree del mondo hanno fatto registrare, sempre nell'ultimo mese dell'anno scorso, una percentuale di uso dei social network superiore all'80%. In particolare l'area Middle East-Africa ha avuto una percentuale dell'81,2%, l'Europa una percentuale dell'84,4%, l'America Latina una percentuale dell'87,7%, e il Nord America una percentuale dell'89,8%. Tutte queste 4 aree del mondo hanno visto una crescita dell'uso dei social network, 2010 su 2009, e l'area che è cresciuta di più in termini percentuali è l'Europa, con una crescita annua pari al 10,9%. Qui è possibile visionare tutte le slide della ricerca di comScore.

mercoledì 16 marzo 2011

Ricerche online USA: cresce Bing, cala Google

Secondo i dati di ComScore relativi agli ultimi 6 mesi, da settembre 2010 a febbraio 2011, il mercato delle ricerche online in USA ha visto la crescita dell'utilizzo di Bing, che è passato dall'11,2% di market share del settembre 2010 al 13,6% del febbraio 2011; a questa crescita di Bing s'è accompagnato un calo, se pur leggero, delle ricerche effettuate su Google, che, come quota di mercato, è sceso dal 66,1% del settembre 2010 al 65,4% del febbraio 2011; quasi stabile invece Yahoo, passato dal 16,7% del settembre 2010 al 16,1% del 2011. C'è da dire che in questi dati sono incluse solo le ricerche online sulla rete dei motori di ricerca tradizionali e testuali appartenenti a questi 3 grandi players di mercato, e non sono quindi registrate le ricerche effettuate online su servizi quali Google Maps e YouTube, ridimensionando cosi, anche in modo significativo, la quota di mercato che si dovrebbe attribuire a Google nel caso in cui si considerassero tutte i tipi di ricerche che vengono effettuate ogni giorno online. Ma è comunque un dato molto utile per capire le dinamiche di un mercato importante come quello statunitense sui motori di ricerca più utilizzati per iniziare o proseguire la propria navigazione online.

martedì 8 marzo 2011

Quasi 26 milioni gli utenti attivi italiani di Internet

Secondo i dati di Audiweb Database, che stima i dati degli utenti italiani, dai 2 anni in su, che collegano a Internet almeno una volta al mese con un computer da casa, dall'ufficio o da altri luoghi, gli italiani che avrebbero navigato in internet almeno una volta nel mese di gennaio di quest'anno sarebbero quasi 26 milioni, per la precisione 25,8 milioni. Sono numeri che segnerebbero un più 11,6% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Simile percentuale di crescita annua, 11,3%, anche per gli utenti attivi nel giorno medio, che sarebbero stati 12,6 milioni. In media gli utenti attivi internet in Italia avrebbero navigato a gennaio in media 1 ora e 40 minuti circa, vedendo 201 pagine web ciascuno; le ore del giorno che avrebbero fatto registrare il maggior numero di utenti online sarebbero state quelle comprese tra le 18 e le 21, con 6,9 utenti collegati alla rete durante quelle ore. Per quanto riguarda il profilo degli utenti italiani sulla rete a gennaio, essi risulterebbero essere stati in prevalenza uomini, 7 milioni circa, contro i 5,5 milioni di donne; la fascia di età che avrebbe dato il contributo più grande in termini di utenti internet sarebbe quella compresa tra i 35 e i 54 anni, i cui utenti avrebbero rappresentato circa il 46% del totale degli utenti internet attivi italiani. Infine, il 31, 3% degli utenti si sarebbero collegati dalle regioni nord-occidentali del nostro paese, mentre il 30,4% dalle regioni meridionali.

mercoledì 2 marzo 2011

Blottr, un nuovo modello di giornalismo partecipativo?

Si chiama Blottr, ed è un sito inglese fondato da Adam Baker, dove chiunque può registrarsi e inserire notizie, scrivere articoli e commentare ciò che scrivono gli altri utenti, soprattutto in merito alla cronacha e alla vita locale, dove magari il mainstream dei media di massa fa più fatica ad arrivare. E' uno dei tanti siti di giornalismo partecipativo, quel modello di giornalismo per cui tutti gli utenti che lo desiderano possono diventare anche solo per una o poche volte come dei giornalisti che scrivono e riflettono di quanto succede intorno in sé. Di siti come questo ce ne sono già tanti in rete, ma Blottr coniuga 3 elementi diversi che lo rendono particolare: giornalismo fatto dagli utenti, ricompensa per chi scrive gli articoli sulla base delle visualizzazioni dell'articolo stesso, e un algoritmo che in automatico valuta la credibilità di un articolo sulla base di fattori oggettivi e misurabili. E' soprattutto questo terzo aspetto ciò che rende particolare Blottr; si tratta di un algoritmo che prende in esame elementi quali il numero di volte che un determinato articolo è stato commentato, o il numero di volte che è stato segnalato sui social network, per calcolare in automatico la credibilità e il valore della fonte. Inoltre anche la formula di revenue sharing offerta a coloro che scrivono su Blottr non è cosi frequente sugli altri siti di giornalismo partecipativo; infatti Blottr riconosce una certa cifra basata sul numero di visualizzazioni dell'articolo, con un cpm che sembra essere intorno a una sterlina, e non su sistemi di pay per click come quelli basati sul Display Network di Google. Per ora il sito ha 2.500 utenti registrati, ma, secondo quanto affermano alcuni dati recenti, starebbe crescendo molto in questi ultimi mesi.

mercoledì 23 febbraio 2011

Le novità USA nel mondo dei video online

Dagli USA arrivano i dati sul mercato locale dei video online, dati di NielsenWire relativi a gennaio 2011, e subito saltano all'occhio alcune novità e alcune cifre. Tra le novità, si può notare che tra 10 siti di video più visitati in USA, al 3° posto si piazza la sorpresa VEVO, il sito di video musicali, con più di 32 milioni di utenti unici. I video del sito di VEVO sono disponibili sono in USA e Canada, ma per gli utenti di tutto il mondo è possibile guardare alcuni dei video disponibili sul sito anche sul loro canale YouTube; inoltre tra i top ten video websites, per la precisione in 9° posizione, entra anche Netflix, il servizio che permette di vedere interi film e programmi televisivi previo abbonamento mensile; Netflix a gennaio 2011 ha fatto registrare più di 7 milioni di utenti unici. Il sito con più utenti unici in USA rimane Youtube, con quasi 113 milioni di visitatori a gennaio 2011. Se si guardano poi i dati totali del consumo americano dei video online, spicca subito il dato della crescita, anno su anno, del tempo totale speso dagli utenti internet statunitensi per guardare i video online: ogni utente passa a vedere video online in media 279 minuti al mese, dato che significa una crescita del 44,5% del tempo medio speso da ogni utente sui video online, e questo nonostante il numero assoluto degli utenti unici sui siti di video sia aumentato solo del 3,1% rispetto all'anno precedente. Insomma, gli utenti statunitensi che guardano i video online rimangono come numero quasi gli stessi, ma i video li guardano di più; inoltre si rivelano molto dinamici nella scelta del sito dove vedere i video, e molto pronti a cogliere e a sfruttare le novità proposte in USA in questo mondo.

mercoledì 16 febbraio 2011

Le Sponsored Stories di Facebook anche in Italia

Il mese scorso ho pubblicato un post sulla discussa novità delle Sponsored Stories di Facebook, un nuovo formato pubblicitario in cui il contenuto e il messaggio pubblicitario non viene più inserito dagli inserzionisti, come avviene di solito, ma è il contenuto generato dagli utenti che interagiscono con l'inserzionista sul social network. Ebbene, ora, a distanza di poche settimane dal lancio del primo test in USA, questa novità arriva anche in Italia. Nel pannello per promuovere la pagina aziendale su Facebook è ora possibile scegliere questo nuovo formato, selezionando Notizie sponsorizzate e scegliendo poi tra due alternative: Notizia sulla connessione con una pagina e Notizia sul post in una pagina; scegliendo la prima alternativa si mostrano le connessioni alla pagina dell'azienda, scegliendo la seconda si mostrano i post che vengono pubblicati sulla pagina e le azioni degli utenti su di essa. Per il momento questo nuovo formato si affianca al precedente, il tradizionale annuncio sponsorizzato preparato dall'inserzionista, ma si dovrà vedere se in futuro Facebook li manterrà entrambi o punterà tutto solo sul nuovo formato; questo ovviamente dipenderà molto da quanto e da come esso verrà usato nei prossimi mesi. Altro particolare da tenere a mente è che se si sceglie l'opzione Notizia sul post in una pagina attualmente Facebook stabilisce come target di default a cui far visualizzare il formato i soli fan della pagina dell'azienda, e, infine, come post viene visualizzato di default l'ultimo post pubblicato sulla pagina aziendale. E' bene ricordare ancora che, oltre ai problemi sulla privacy e sull'utilizzo delle azioni degli utenti per guadagnare soldi con una loro monetizzazione, questo nuovo formato solleva anche molte riflessioni sul fatto che ora, probabilmente ancora più di prima, saranno stimolate le compravendite di azioni degli utenti, cosa che già succede su Facebook, ma che con questa ulteriore mossa, il social network rischia di incentivare; e la cosa non contribuisce certo a tenere pulite e trasparenti le dinamiche di passaparola e di comunicazione sul social network, ma anzi, contribuisce a intorbidirle ancora di più.

mercoledì 9 febbraio 2011

Utenti internet attivi in Italia a 25 milioni a dicembre 2010

Secondo i dati di Audiweb, sarebbero saliti a 25 milioni gli utenti internet attivi in Italia nel mese di dicembre 2010, con un incremento del 12,5% rispetto allo stesso mese del 2009. Ma se vogliamo avere dati giornalieri, e sapere ogni giorno quanti italiani hanno usato la rete a dicembre, allora emerge, sempre dai dati Audiweb, che in un giorno medio di dicembre vi sono stati 12 milioni di italiani che si sono collegati a internet, da casa, dal lavoro, dal cellulare o da qualche altro luogo; in media ciascuno è stato sulla rete 1 ora e mezza e, durante la sua navigazione, ha visto 183 pagine web. La maggior parte di questi utenti attivi vive nel nord Italia, circa il 47% del totale, mentre il 30,9% si è collegato dal sud e il 17,8% dalle regioni centrali del nostro paese. Gli italiani che si sono mostrati più presenti e più attivi in rete sono stati i giovani con età compresa tra 18 e 24 anni, che hanno trascorso sul web più tempo di quello medio, per la precisione 1 ora e 52 minuti, e hanno visto più pagine della media, ben 241 a testa ogni giorno.

giovedì 3 febbraio 2011

Sul sito della regione Valle d'Aosta i prodotti alimentari rischiosi per la salute

Iniziativa interessante quella intrapresa dalla regione Valle d'Aosta. Sul proprio sito internet, ha pubblicato i prodotti alimentare che sono stati ritirati, in parte o del tutto, dal mercato perché rischiosi per la salute. L'iniziativa è stata presa dall'Assessorato alla Sanità della regione valdostana dopo due casi di intossicazione avuti lo scorso anno, di cui si può leggere in questo articolo. L'obiettivo è quello di permettere ai cittadini di verificare se tra i prodotti alimentari già acquistati, che possono quindi essere presenti nel frigorifero o nella dispensa della propria casa, vi sono alimenti rischiosi, ma la pubblicazione sul web di tali dati può essere utile anche agli ospedali per le diagnosi cliniche in casi di intossicazione. Tra le informazioni che vengono fornite agli utenti vi sono il tipo di prodotto, cliccando sul quale si possono conoscere anche il produttore e il lotto interessato, i luoghi dove si può o si poteva trovare quel prodotto, il tipo di rischio che comporta l'assunzione del prodotto, il tipo di provvedimento adottatto contro il prodotto, e l'elenco degli esercizi dove quel prodotto si può acquistare. Sulla pagina dedicata del sito della regione valdostana è possibile vedere i prodotti segnalati il mese scorso.

giovedì 27 gennaio 2011

Sponsored Stories, la nuova discussa idea pubblicitaria di Facebook

Si chiamano Sponsored Stories e sono l'ultima idea partorita da Facebook per monetizzare ancora di più la propria piattaforma e tutto quanto vi avviene sopra. Di cosa si tratta? In pratica, guardando il video di presentazione con cui Facebook ha presentato la novità, sembrerebbe che in un futuro abbastanza prossimo, il social network più utilizzato al mondo utilizzerà i "check-in" e i "mi piace" degli utenti per trasformarli in annunci pubblicitari. Duplice sarebbe il vantaggio degli inserzionisti; da una parte facendoli diventare annunci pubblicitari, i check-in in un determinato negozio o in qualsiasi altro luogo commerciale, e i "mi piace" degli utenti associati, comparirebbero ad un pubblico più ampio rispetto a quello raggiungibile da parte di quel negozio o di quel luogo commerciale attraverso un passaparola non pubblicitario; inoltre se "check-in" e "mi piace" vengono messi in uno spazio pubblicitario, rimangono visibili per più tempo rispetto alla posizione più "mobile" e dinamica all'interno del flusso dei "check-in" e dei "mi piace". L'idea ha già suscitato, ancora prima di essere concretizzata, domande e perplessità, tra cui quella relativa all'utilizzo delle opinioni degli utenti per far soldi; sembra proprio che Facebook faccia fatica a porsi dei limiti all'utilizzo commerciale dei profili e delle idee personali.

martedì 18 gennaio 2011

I 10 trends del 2011 per la digital communication e i social media in Brasile

Come spesso avviene, a cavallo tra la fine di un anno e l'inizio di uno nuovo, agenzie e società di ricerche si buttano nelle previsioni su quelle che saranno le principali tendenze sul web per il nuovo anno. In questo post riporto i 10 trends segnalati da un'agenzia di comunicazione e strategia digitale brasiliana, la PaperCliQ. Eccole le 10 tendenze più importanti che si avranno nel mondo della comunicazione digitale e dei social media brasiliani nel 2011 secondo questa agenzia; le tendenze si riferiscono al mercato brasiliano, ma possono costituire spunti di riflessione interessanti anche sul mercato italiano, e su quello internazionale in generale:
1. Più influenza dei social media nei processi d'acquisto online
2. Maggior rilievo dato a ricerche e analisi di mercato
3. Aumento delle piattaforme di online advertising
4. Moltiplicarsi dei formati di visualizzazione della pubblicità e dei contenuti digitali
5. Incremento delle mobile apps
6. Maggior protagonismo degli utenti nella creazione e nello sviluppo dei contenuti
7. Maggiore attenzione a una corretta e completa misurazione delle azioni di comunicazioni online
8. Aumento della competizione tra gli utenti negli ambienti social
9. Maggiore segmentazione del mercato online
10. Crescita degli investimenti nella comunicazione digitale
Al 2011 l'ardua sentenza.

giovedì 13 gennaio 2011

DuckDuckGo, un nuovo motore di ricerca attento alla privacy

Si chiama DuckDuckGo ed è un motore di ricerca relativamente nuovo, in quanto è stato fondato nel 2008 da un certo Gabriel Winberg, in quel di Palo Alto, in California. DuckDuckGo ha un proprio crawler che gira per il web a scansionare i siti, ma prende anche le propri informazioni da altri siti già presenti; tanti, eccetto Google. Si, perché il nuovo motore di ricerca ci tiene a marcare le proprie differenze con il motore di ricerca di Mountain View. La differenza principale che li distingue è il trattamento delle informazioni degli utenti. Secondo quanto riferito sul suo sito, DuckDuckGo non raccoglie e non immagazzina le informazioni degli utenti che fanno ricerche sul proprio motore e non trasmette ai siti linkati dalle proprie pagine informazioni sulle ricerche attraverso cui gli utenti hanno raggiunto quei siti. Questa attenzione alla privacy degli utenti viene presentata come uno dei principali punti di forza nella lotta al gigante Google. Altri punti di forza di DuckDuckGo? Una cura particolare nel togliere dai risultati di ricerca quei siti che sono fatti solo, o quasi solo, di pubblicità, e non offrono contenuti validi agli utenti, e un sistema che si chiama zero-click info, con cui il motore restituisce informazioni utili su quanto cercato in brevi descrizioni poste sotto i link dei risultati di ricerca. Secondo quanto si può ricavare dal loro sito, a oggi sulle pagine di DuckDuckGo vengono fatte circa 2 milioni di ricerche al mese.