sabato 12 maggio 2007

L'online advertising una minaccia per la privacy?

Negli USA è in corso un dibattito abbastanza acceso sul rapporto tra online advertising e privacy degli utenti. Si, perché quello che è il grande vanto e il grande punto di forza della pubblicità sul web, il poter far arrivare a ogni utente messaggi personalizzati, e molto spesso, proprio quando quell'utente è alla ricerca di quel tipo di messaggio, si basa sull'utilizzo di dati che spesso vengono raccolti a insaputa dell'utente stesso e che in molti ritengono "dati sensibili" e quindi tali da richiedere all'utente il consenso per il loro utilizzo. Dati come lo storico del browsing dell'utente, le ricerche effettuate, i link salvati come preferiti, i coockies, lo storico degli acquisti effettuati dall'utente, danno, secondo molti, informazioni sensibili sulla persona dell'utente. I punti di controversia sono quindi 2: è giusto raccogliere questi dati senza chiedere il consenso agli utenti? E' giusto raccoglierli senza che l'utente nemmeno lo sappia? Dalla parte di chi lancia l'ipotesi di un attacco alla privacy degli utenti si schierano Jennifer Granick, l'executive director della Stanford Law School Center for Internet and Society, Jeff Cester, executive director di Democraticmedia, e Kaliya Hamlin, conosciuta online come The Identity woman, un'avvocato che si occupa di casi sulla privacy e che sul suo blog si fa paladino della difesa della privacy anche online.

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