giovedì 5 luglio 2007
Come sarà il web 3.0?
Se è vero che "panta rei", cioé tutto scorre, allora anche il web 2.0, il grande fenomeno del web di questi anni, è destinato a essere superato e a trasformarsi in qualcos'altro. Questo qualcos'altro potrebbe con molta probabilità chiamarsi web 3.0. Il primo che ha usato questo termine è stato, agli inizi del 2006, Jeffrey Zeldman, un web designer critico nei confronti di alcune tecnologie del web 2.0. Nel maggio dell'anno scorso anche Tim Berners-Lee ha parlato del web 3.0 come di uno stadio del web in cui le peciliarità del web 2.0 saranno integrate con il cosidetto web semantico, un web cioé gestito da software capaci di comprendere e interpretare il contenuto semantico dei documenti presenti in rete, potendo creare dei collegamenti anche semantici tra le informazioni reperibili sul web. Web 3.0 quindi come un enorme database in cui i legami e le piste interpretative non sono più dettati da elementi formali e sintattici, ma dal significato dei documenti. Jerry Jang, fondatore di Yahoo, pone invece l'accento sulla possibilità che web 3.0 porterà agli utenti di diventare ancora più portagonisti nell'utilizzo del web: sarà sempre più facile creare contenuto e diventare quasi inconsapevoli programmatori. Reed Hastings, fondatore di Netflix, sottolinea, come aspetto caratterizzante il web 3.0, la velocità di navigazione: web 1.0 è stato il web del modem a 56 Kb, il web 2.0 è il web da 1 Mb, il web 3.0 sarà il web da 10 Mb, quello dei video e della tv interattiva. Un ruolo sicuramente importante nell'eventuale passaggio dal web 2.0 al web 3.0 ce l'avranno i motori di ricerca. La loro tecnologia sarà forse ancora più basilare e fondamentale per l'esperienza navigazionale degli utenti, e forse permetterà agli utenti di fare ricerche in linguaggio naturale cercando di rispondere alle domande degli utenti non più solo attraverso parole chiave, ma anche attraverso la comprensione semantica degli interrogativi degli utenti.
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