mercoledì 25 giugno 2008
Si chiama Google AdPlanner l'ultima pensata di Google
Si tratta di una mossa che potenzialmente può mettere in ginocchio tutte le agenzie di ratings e di analytics che oggi si fanno pagare per fornire dati utili alle aziende che vogliono investire in online advertising. Google ha lanciato ufficialmente la fase beta di un nuovo tool che si chiama Google Ad Planner e che dà gratuitamente a tutte le aziende che lo desiderano, i dati utili per definire il proprio online media plan e per scegliere i siti su cui andare a fare pubblicità. Grazie all'enorme mole di dati che Google riesce a raccogliere tramite il proprio motore di ricerca, Google Analytics, Google AdWords e Google AdSense, la società di Mountain View può mettere a disposizione degli investitori tutti i dati che servono per pianificare il loro investimento: dati di traffico su utenti unici, visite e pagine viste, composizione socio-demografica dell'udience dei vari siti, e comportamento degli utenti in target con gli obiettivi dell'azienda sui diversi siti che essi visitano. Il tool sembra facile da usare. Basta registrarsi alla fase beta (registrazione che a oggi è limitata a un numero limitato di agenzie e inserzionisti) e inserire le caratteristiche del target che si vuole colpire. Google Ad Planner restituisce i dati sui siti dove vanno maggiormente gli utenti che corrispondono alle caratteristiche inserite dall'inserzionista, suggerendo cosi dove conviene mettere i soldi per colpire il proprio target.
mercoledì 18 giugno 2008
Continua a crescere la pubblicità online in Italia
Secondo gli utlimi dati dell'Osservatorio FCP-Assointernet, nel periodo compreso tra gennaio e aprile 2008 gli investimenti in online advertising sono aumentati del 29% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Tra i diversi strumenti pubblicitari, quelli che hanno registrato la crescita maggiore sono stati gli sms, con un + 54%, seguiti dai banner, con un +33%, dalle dem e dalle newsletters, con un +9%, e dagli annunci sui motori di ricerca, che hanno registrato un +4%. In cifre assolute il fatturato dell'online advertising nel primo quadrimestre del 2008 è stato di oltre 100 milioni di euro. Tra questi dati colpisce il continuo incremento dei banner, che, nonostante rappresentino la forma più vecchia di pubblicità online, continua a farla da padrona e a prendersi la fetta più consistente del budget destinato alla rete. Questo forse può essere spiegato con il fatto che da una parte si stanno continuando ad affacciare sul mercato nuove realtà e nuove aziende che partono ancora con l'online advertising più classico, dall'altra, molte grandi aziende considerano sempre di più internet anche come un media efficace per fare brand awareness, finalità per cui la display advertising tradizionale si presta molto bene. Considerando che probabilmente non sono ancora state colte tutte le potenzialità del keyword advertising da parte di molte aziende, l'andamento degli investimenti in pubblicità online per il futuro potrebbe registrare crescite ancora più significative.
giovedì 12 giugno 2008
Con Nokia un software per salvare sul cellulare e condividere con gli altri i propri percorsi
Nokia ha da poco lanciato sul mercato un nuovo software, scaricabile su tutti gli smartphone Nokia, che permette di salvare sul proprio cellulare qualsiasi percorso che si sta facendo in qualsiasi parte del mondo e condividerlo in rete con chiunque si voglia. Il software infatti, che si chiama Nokia Sports Tracker ed è basato su tecnologia GPS, permette di registrare tutto un percorso che si sta compiendo, a piedi o con qualsiasi mezzo di trasporto, le tappe che si fanno, la distanza tra un luogo e l'altro, eventuali commenti e note che si vogliono aggiungere cammin facendo e anche le foto che si scattano durante il percorso, che si andranno automaticamente a collegare ai luoghi visitati e alle informazioni ad esse connesse a seconda della data di scatto. Il tutto poi lo si può pubblicare in rete e condividere in tempo reale con amici e parenti. La nuova applicazione potrà essere utile ai viaggiatori "zaino in spalla" che spesso viaggiano fuori dalle rotte più comuni e più tradizionali, e che con Nokia Sports Tracker potranno registrare rotte e percorsi personali, e dare la possibilità ad altri di ripetere i nuovi percorsi scoperti grazie alla precisione e completezza delle informazioni salvate durante il viaggio. Ma un altro audience interessato a questo nuovo software potrebbero essere gli sportivi, soprattutto i runner, che potranno registrare tutte le informazioni relative ai loro allenamenti per poi condividerle con quelle dei "compagni di corsa". Per chi fosse interessato, qui è possibile raccogliere ulteriori informazioni su Nokia Sports Tracker.
martedì 3 giugno 2008
I manager dell'ecommerce sanno cosa vogliono gli utenti che l'ecommerce lo fanno?
Il consorzio Netcomm, insieme all'Università Bocconi di Milano, ha realizzato un'interessante ricerca su cosa pensano dei servizi ecommerce i manager delle società che li offrono da un lato, e i consumatori dall'altro. La survey è stata realizzata prendendo in considerazione 52 operatori di ecommerce, che coprono circa l'85% del traffico utenti presente sui siti ecommerce italiani, secondo i dati Nielsen. Emergono dati interessanti su alcune discrepanze tra le aspettative degli utenti che fanno ecommerce e le opinioni dei manager che devono gestire le attività di ecommerce. Tra i fattori di successo di un sito ecommerce gli utenti segnalano come i 3 più importanti, in ordine di priorità, facilità dei pagamenti, processo consegna e semplicità processo di acquisto, mentre i manager dell'ecommerce considerano la visibilità del sito più importante del processo di consegna. E' proprio su quest'ultimo fattore che i manager sembrano più lontani dalle aspettative dei consumatori. Alla domanda su che cosa dovrebbe essere fatto per potenziare un servizio di ecommerce, gli utenti affermano che gli operatori dovrebbero dare la precedenza a migliorare il sito e il sistema informativo ad esso connesso, mentre per i manager la priorità sembra essere in assoluto quella di fare più pubblicità, cosa che invece costituisce l'ultima richiesta che viene dagli utenti. Anche sui servizi per migliorare il rapporto con il cliente c'è una certa discrepanza tra percezione degli utenti e idee dei manager. I primi chiedono numeri verdi e servizi personalizzati, mentre i secondi credono di più in un aumento della comunicazione online. Cercando di sintetizzare i risultati dell'indagine, si potrebbe dire che gli utenti che fanno ecommerce vogliono processi facili, garanzie nelle transazioni e siti più funzionali, mentre i manager spesso a questi antepongono la visibilità della propria presenza con più pubblicità e più comunicazione.
venerdì 30 maggio 2008
Quanti sono i click fraudolenti in una campagna ppc?
Il Click Fraud Index è un rapporto che si propone di misurare l'incidenza dei click fraudolenti sul totale di click che vengono fatti sulle campagne pay per click. I dati sono raccolti dal Click Fraud Network, cui aderiscono più di 4.000 tra investitori, agenzie e players di vario tipo che operano nel mercato della pubblicità online. Secondo l'ultimo rapporto, nel primo trimestre del 2008, la media dei click fraudolenti di pay-per-click sulla pubblicità è stata del 16,3%, leggermente più basso rispetto al 16,6% riportato nell'ultimo trimestre del 2007. Il 16,3% è, tuttavia, più alto rispetto al 14,8% calcolato nel 1 trimestre dello scorso anno. Se però si scorpora il dato agglomerato e si vanno a vedere i click fraudolenti fatti solo sugli annunci pubblicitari apparsi sui siti del content network dei motori di ricerca (ad esempio Google AdSense e Yahoo Publisher Network), essi risultano essere il 27.8% dei click totali, in leggero calo rispetto 28,3% dell'ultimo trimestre del 2007, ma anch'esso in aumento rispetto al primo trimestre dell'anno scorso, quando il dato era del 21,9%. Eccetto gli USA, la più alta percentuale di click fraudolenti vengono da Monaco, Ghana e Nuova Caledonia. I click fraudolenti non sembrano quindi diminuire, se si guardano i dati sull'anno intero, nonostante l'impegno, forse più annunciato che effettivo, per abbassarne il numero.
venerdì 23 maggio 2008
Microsoft lancia Live Search cashback
Microsoft, non essendo riuscita per ora nell'acquisizione di Yahoo, prova a fare un'altra mossa per cercare di arginare lo strapotere di Google nel campo dell'online advertising e, in modo particolare, del search advertising e del contextual advertising. La nuova iniziativa si chiama Live Search cashback e consiste in un programma che permette agli utenti che acquistano un prodotto selezionato grazie a ricerche effettuate con Live Search di essere rimborsati per una parte dell'importo totale del prodotto acquistato. Come funziona? Per gli utenti, basta andare sul sito di Live Search cashback, digitare la parola chiave relativa al prodotto che si vuole acquistare. Il motore di ricerca restituisce come risultati un elenco di prodotti con immagine, breve descrizione e range di prezzo tra i vari fornitori. Cliccando sul prodotto, l'utente può confrontare i prezzi dei diversi fornitori, e vedere quale percentuale dell'importo totale gli verrà restituita in caso di acquisto. Tale percentuale infatti varia da negozio a negozio a seconda dell'accordo stipulato da ogni negozio con Microsoft. Dal lato invece dei siti di ecommerce che vogliono pubblicizzare il loro prodotto su Live Search cashback, essi devono pagare la visibilità avuta sul sito solo nel caso di acquisto dei loro prodotti, con un modello di business a costo per acquisizione (CPA). Questa nuova piattaforma nasce grazie all'accordo con eBay, PayPal e altri importanti siti di ecommerce, che sono interessati ad avere una visibilità privilegiata tra i risultati di ricerca restituiti da Live Search per la ricerca di determinati prodotti. Live Search cashback è stato reso possibile anche dall'acquisizione, da parte di Microsoft, della tecnologia software della società Jellyfish, specializzata nella comparazione tra i prezzi dei prodotti di diverse categorie merceologiche. Con Live Search cashback Microsoft tenta di sottrarre a Google una parte degli utenti web, spingendoli a fare ricerche sul proprio motore, e una fetta degli investimenti pubblicitari fatti sulla rete, spingendo gli operatori di ecommerce a spostare budget da Google a Microsoft per avere visibilità sul sito di Live Search cashback.
venerdì 16 maggio 2008
Quanto viene letto di una pagina web?
Quando l'utente atterra su una pagina web, quanto legge di tutto quello che c'è scritto sopra? Secondo i risultati di una ricerca condotta dall'University of Hamburg la risposta è: il 28%. Il rimanente 72% del contenuto di una pagina l'utente non lo legge, ma ne fa una sorta di "scanning" rapido. Questa "percentuale di lettura" sembra non variare al cambiare della quantità di contenuto scritto all'interno della pagina. Se c'è più testo, o si saltano alcuni pezzi, o si leggono più velocemente quelle parti di testo su cui viene attirata l'attenzione dell'utente. I risultati di questa ricerca sembrano in linea di massima confermare quelli di una'analisi precedente effettuata nel 2004 dal team di Jakob Nielsen, anche se quest'ultimo sembra convinto che la percentuale di testo letto su una pagina web sia ancora inferiore, intorno al 20%. Lo studio condotto dall'University of Hamburg s'è basato sull'osservazione del comportamento sul web di 25 utenti durante una loro navigazione naturale, non guidata, e questi utenti probabilmente presentano una preparazione intellettuale e un'approccio culturale leggermente superiore alla media. Ma nonostante l'esiguo numero di utenti "analizzati" e la loro presunta "superiorità" rispetto all'utente medio, i risultati di questa ricerca possono risultare sicuramente utili per tutti gli editori, in quanto ricordano l'importanza della sintesi nella stesura dei contenuti per il web, e suggeriscono la regola del "poco ma importante". Laddove sono necessarie spiegazioni e approfondimenti, questi dati suggeriscono di strutturare il contenuto secondo un'impostazione "a cipolla" che partendo da un testo breve, va a sviluppare in step successivi alcuni singoli punti del testo iniziale. Struttura che riporta ancora al buon vecchio hyperlink, che rimane, a quanto pare, la struttura più adeguata alle dinamiche che si hanno sulla rete.
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