mercoledì 29 giugno 2011

Iniziata l'integrazione tra Google Webmaster Tools e Google Analytics

Qualche settimana fa Google ha annunciato, sia sul Google Webmaster Central Blog sia sul Google Analytics Blog, l'inizio di un processo di integrazione tra due degli strumenti Google più usati dai webmaster e dai webmarketer in tutto il mondo, Google Webmaster Tools e Google Analytics. Come? Riportando alcuni dati che solito si trovano in Google Webmaster Tools all'interno di Google Analytics, e più precisamente i dati di impression, clicks, clickthrough rate e posizione media sulle pagine dei risultati di ricerca per le diverse parole chiave attraverso cui gli utenti arrivano sul sito. In questo modo sarà possibile conoscere il posizionamento del proprio sito per le parole chiave che generano traffico, e il contributo che ciascuna di queste parole dà in termini di clicks generati, rimanendo all'interno di Google Analytics. Questa funzionalità è ancora in fase di sviluppo e di test, ma sembra proprio che si tratti solo del primo passo verso una sempre maggiore integrazione tra Google Webmaster Tools e Google Analytics, per rendere ancora più facili e più complete le attività di analisi e di monitoraggio sul rendimento di un sito, cercando di collegare sempre di più i dati di indicizzazione e di posizionamento ai dati di traffico e di navigazione.

mercoledì 22 giugno 2011

Cosa succede in un minuto sul web

Un minuto sono 60 secondi, di solito passa abbastanza in fretta. Eppure in 60 secondi sul web avvengono una quantità di azioni che può impressionare. Sul sito Go-Gulf è stata pubblicata un'immagine che mostra parte di quello che succede su Internet ogni minuto, immagine costruita dagli Shangai Web Designers di Go-Globe. Ebbene, ogni minuto sul web in tutto il mondo vengono spedite 168.000 email, vengono elaborate 694.445 ricerche su Google, vengono registrati più di 70 nuovi domini, più di uno al secondo, vengono caricati più di 600 video su YouTube, per un totale di più di 25 ore di filmati, vengono caricate più di 6.600 immagini su Flickr, su Facebook avvengono più di 695.000 aggiornamenti di stato e vengono pubblicati 79,364 post e 510,040 commenti, su Twitter vengono aperti più di 320 nuovi account e vengono pubblicati più di 98.000 tweets, su LinkedIn vengono creati più di 100 account nuovi e su Skype vengono fatte più di 370.000 telefonate, e ancora, vengono aperti più di 60 blog e vengono pubblicati più di 1.500 posts su tutti i blog del mondo, e su Yahoo Answers vengono pubblicate più di 40 domande. Oltre a dare un'idea delle dimensioni dell'utilizzo del web nel mondo, questi numeri possono essere interessanti anche come contributo per confrontare l'utilizzo di diversi siti e di diversi strumenti internet a livello mondiale.

giovedì 16 giugno 2011

Facebook a quota 700 milioni di utenti registrati nel mondo

Secondo quanto si afferma sul sito di Socialbakers, una società specializzata in analisi e statistiche sui social media, Facebook ha raggiunto quota 700 milioni di utenti registrati nel mondo. Come si può vedere dal grafico presente in questa pagina, la crescita di Facebook nel tempo, dal 2009 a oggi, è stata abbastanza costante e lineare, facendo aumentare la base utenti del noto social network di più di 400 milioni nel giro di 20 mesi. Se dovesse continuare lo stesso trend di crescita avuto nei mesi passati, secondo le previsioni di Socialbakers, Facebook dovrebbe raggiungere quota 1 miliardo di uteni registrati nei mesi estivi dell'anno prossimo, giugno-luglio 2012. La crescita degli ultimi mesi del social network è stata spinta soprattutto dalla sua diffusione in paesi emergenti quali Brasile e India, che s'è attestata al 5° posto della particolare classifica dei paesi con più registrati a Facebook; classifica che vede gli USA al primo posto con 150 milioni di registrati circa, l'Indonesia al secondo posto con circa 38 milioni di registrati, il Regno Unito al terzo posto con quasi 30 milioni di utenti, seguito appunto dall'India.

mercoledì 8 giugno 2011

Bottone +1: la sfida di Google a Facebook

Nuova sfida di Google a Facebook per tentare di contrastare il predominio assoluto di quest'ultimo nell'ambito di social network e suggerimenti degli amici. Si chiama +1 ed è la versione googleana del Mi piace di Facebook. Lanciato a marzo per i risultati di ricerca, organici e a pagamento, da pochi giorni Google da anche la possibilità di implementare il bottone +1 anche sul proprio sito web, proprio come si fa ormai da più di un anno con il più noto bottone di Facebook. Qui è possibile acquisire le informazioni e le istruzioni utili per pubblicare il bottone di Google sulle pagine del proprio sito, oltre che guardare il video di presentazione e leggere le faq per capire meglio come funziona. A livello internazionale Google ha scelto dei grandi partner online per il lancio, tra cui i siti di Mashable, TechCrunch, Reuters e Washington Post, su cui è quindi possibile vedere il bottone già pubblicato. In questo modo, quando l'utente cliccherà sul bottone +1 di una pagina web, aumenterà di 1 il numero di preferenze espresse su quella pagina web con il bottone di Google e, nel caso in cui l'utente dia il consenso a mostrare le sue informazioni personali con il click sul bottone, tutti gli altri utenti potranno vedere chi ha cliccato sul bottone +1 di quella pagina; la segnalazione del click di quell'utente sul bottone +1 dovrebbe comparire anche sul link a quella pagina presente sulle pagine dei risultati di ricerca di Google, sia esso un link organico o un link a pagamento, a coloro che risultano essere, secondo i contatti di Google Profiles, le persone connesse all'utente; la visualizzazione dei +1 sul motore di ricerca per ora avviene solo sulla versione .com inglese di Google; comunque con questa mossa è chiara la risposta di Google agli annunci pubblicitari di Facebook Ads, chiamati Sponsored stories con notizia sulla connessione, dove negli annunci si mostrano gli amici che hanno cliccato sul Mi piace della pagina promossa. Attualmente le informazioni relative all'utente che clicca sul bottone +1 sembra si possano vedere solo se si naviga dopo aver effettuato l'accesso a un proprio account Google, ma probabilmente esse più avanti saranno visibili anche senza l'accesso all'account Google. Ora bisognerà vedere cosa succederà, se il nuovo bottone +1 prenderà piede oppure se gli utenti continueranno imperterriti a usare il Mi piace di Facebook e gli altri bottoni social cui sono abituati; certo che la mancanza di un ambiente social dove poi "raccogliere" questa condivisione è un punto debole di partenza per Google rispetto a Facebook. Altra cosa che bisognerà capire è come i click sul bottone +1 influenzeranno il ranking delle pagine con il bottone sulle pagine dei risultati di ricerca su Google, sia in assoluto che nella visualizzazione personalizzata dei risultati di ricerca che si fa con il proprio account Google, dato che un risultato suggerito da una persona del proprio network probabilmente sarà ritenuta più utile per gli utenti rispetto a un risultato non suggerito, e quindi probabilmente premiata a livello di posizionamento, come del resto Google stesso ha affermato.

mercoledì 1 giugno 2011

La crescita del Cloud Computing

La ricerca di Boston Consulting Group (BCG) di cui ho già parlato nel post di settimana scorsa a proposito degli smartphone in Italia, contiene anche dei dati interessati sulla diffusione e la crescita del cosiddetto Cloud Computing, ossia l'offerta di servizi e programmi fruibili direttamente online senza che sia più necessario installare software dedicati sul proprio pc; questo per alcune attività per cui, fino a poco tempo fa, l'acquisto e l'installazione di un software erano necessari. Ebbene, il giro d'affari di questo settore a livello mondiale sembra attestarsi intorno ai 24 miliardi di euro e si prevede che raddoppi entro il 2013. Nella ricerca citata si distinguono 3 tipi diversi di Cloud Computing: il Software as a Service (SaaS), che consiste nell'utilizzo di applicazioni software in remoto; il Platform as a Service (PaaS), cioé l'utilizzo di piattaforme hardware e software in remoto a supporto di determinati servizi, come per esempio le videoconferenze online, e l'Infrastructure as a Service (IaaS), che consiste nell'uso di hardware in remoto, come per esempio nella memorizzazione di dati. Il successo di questi tipi di servizi è dovuto, secono l'analisi fatta da BCG, a diversi fattori, tra cui la loro scalabilità e flessibilità, l'aumento della loro affidabilità, e il miglioramento della qualità delle connessioni alla rete.