mercoledì 27 febbraio 2008

Google continua a sfornare nuove soluzioni di online video advertising

Continua, da parte di Google, lo sviluppo di sempre nuove soluzioni pubblicitarie da applicare ai video online, dato il loro crescente successo. A oggi le soluzioni offerte sono fondamentalmente di 3 tipologie, chiamate rispettivamente: "with a video", "around a video" e "in a video". La prima, "with a video", è una soluzione che permette all'advertiser di inserire un video pubblicitario di diverse dimensioni in una pagina web di un publisher del network di Google; esso si visualizza inizialmente in modo statico sulla pagina, fino a quando l'utente non lo fa partire e non interagisce con esso. Nella pagina è riportato anche il link del sito dell'advertiser, in modo tale che gli utenti interessati possano subito cliccare per andare a conoscere meglio la proposta dell'advertiser. La seconda soluzione è quella chiamata "around a video", che consiste nella pubblicazione, nell'area circostante al video, di annunci pubblicitari in formato immagine e/o testo con il link al sito dell'advertisers. Questa soluzione pubblicitaria è placement targeted, e gli advertisers possono scegliere dove far pubblicare la loro pubblicità in un duplice modo: o scegliendo i siti su cui far pubblicare la propria pubblicità, o fornendo a Google una lista di keyword legate al prodotto pubblicizzato per permettere a Google di far visualizzare gli annunci pubblicitari nei siti più in target con quelle keywords. L'ultima tipologia di online video advertising oggi testata da Google, forse la più innovativa, è quella definita "in video", che può consistere o in un piccolo video o in un'annuncio testuale, entrambi visualizzati come ovelay rettangolari nella striscia bassa dell'area di video, la cosiddetta watch page. Gli annunci ruoterebbero ogni 20 secondi e sarebbero scelti in modo tale da essere il più attinenti possibile al contenuto del video. Gli utenti tra l'altro hanno anche la possibilità di chiudere lo spazio pubblicitario, se questo li disturba nella visione del video. Quest'ultima soluzione si stacca più nettamente dal modo tradizionale di pensare la pubblicità video, come un minispot posto all'inizio o alla fine del video di contenuto, modello che era ancora legato alla televisione. Queste soluzioni dovrebbero permettere agli advertisers di sfruttare sempre meglio a fini pubblicitari i video online, e ai video publishers, grandi e piccoli, di monetizzare sempre meglio il materiale video da loro prodotto. Partendo da questa pagina è possibile conoscere più nel dettaglio tutte le proposte di Google per la video advertising, mentre in questa pagina è interessante vedere le demo della nuova "in video" advertising targata Google.

venerdì 22 febbraio 2008

Le elezioni politiche italiane su Internet

In attesa delle cifre precise sul budget che gli schieramenti politici in campo stanno investendo su internet, sia in termini assoluti che in termini percentuali sulle spese totali di campagna elettorale, sembra che questa volta il web sia considerato per davvero importante ai fini dei risultati politici. I due grandi nuovi partiti che si giocheranno la vittoria finale, il pdl e il pd, hanno i loro nuovi siti, in cui si vede un'attenzione forse mai vista prima alle dinamiche del cosiddetto web 2.0. Questo vale soprattutto per il partito democratico, il cui sito è centrato sulle possibili azioni che gli utenti possono fare per diventare protagonisti in campagna elettorale: informati, conosci, attivati. La parte più importante del sito sembrano proprio i post e gli interventi degli utenti iscritti, oltre ovviamente alle news sul partito e agli aggiornamenti del tour elettorale di Veltroni. Purtroppo stona il fatto che la sezione myPD sia ancora in fase di attivazione. Per quanto riguarda invece il il pdl, la scelta di fare un sito "elettorale" che non ha nell'url il nome del partito denota una strategia più sul breve periodo e sicuramente non favorisce un buono e duraturo posizionamento su Google e, in generale, non garantisce una facile reperibilità nei motori di ricerca da parte degli utenti. Inoltre il sito, nonostante chiami alla partecipazione i propri elettori, con tutta la colonna di destra dell'homepage dedicata al coinvolgimento e alla partecipazione attiva degli utenti, sembra più una directory di web pages già esistenti, che un nuovo progetto web. Se si osserva invece il sito del Popolo della Libertà, esso appare abbastanza tradizionale e meno "nuovo" rispetto a quello del pd, con meno user generated content e con una forte presenza ancora dei leader dei partiti degli schieramenti. Questa minore "innovatività" la si vede anche nella struttura del sito, più pesante e statico quello del pdl e più leggero, dinamico e a social network quello del pd. Interessante in entrambi i siti la presenza importante della web tv partitica. E su Google cosa succede? Ad oggi la keyword partito democratico restituisce 627.000 risultati, la keyword popolo della libertà 284.000. Per ora nessuno dei 2 partiti sta facendo campagne di keyword advertising con annunci a cpc, e non mi è sembrato di vedere ancora banner pubblicitari sui siti. Anche Youtube sembra vedere una presenza più massiccia del pd, con 1210 video, contro i 270 del pdl. Ovviamente questi numeri sono frutti di una ricerca per keyword e non sono delle fotografie esatte della presenza dei partiti sui due siti, dal momento che tra i documenti restituiti dalle ricerche ci sono anche quelli che non sono strettamente attinenti ai due partiti italiani di cui si sta parlando. E gli altri schieramenti politici? La sinistra arcobaleno, il partito socialista, l'udc e la destra non sembrano forieri di grosse novità dal punto di vista della comunicazione online. Significativo per tutti è comunque il fatto che il sito internet delle varie liste è sempre chiaramente segnalato in tutti i manifesti elettorali, segno che tutti i partiti e tutte le liste sono consapevoli che la partita questa volta si gioca anche online. Infine ci sono i blog dei singoli politici, che stanno assumendo un peso sempre più importante nel panorama politico attuale e iniziano a condizionare le decisioni politiche nazionali e i temi di discussione poi ripresi dagli altri media. Basti pensare a quanto hanno fatto e fanno ancora discutere in questi giorni i blog di Di Pietro e di Miccichè. Senza dimenticare la ripresa, da parte del pd, ma non solo, dei temi cari a Beppe Grillo e diffusi quasi esclusivamente tramite il suo blog, come il limite al numero dei mandati parlamentati e il codice etico per "liste pulite". Speriamo che tutto questo continui anche dopo.

venerdì 15 febbraio 2008

Niente più feedback negativi per gli acquirenti su eBay?

E' una notizia che sta facendo discutere la community di eBay un po' in tutto il mondo. Il grande sito di aste online ha infatti annunciato di voler impedire ai venditori di lasciare feedback negativi agli acquirenti. Questa decisione dovrebbe diventare operativa a maggio negli USA, mentre non è ancora chiaro se verrà applicata anche su eBay Italia. Il motivo di questa decisione risiederebbe nel fatto che troppe volte i venditori lasciano un feedback negativo agli acquirenti solo per ritorsione a causa di un feedback negativo da loro ricevuto. Questo farebbe si che meno compratori di quanti lo vorrebbero lasciano feedback negativi ai venditori che ai loro occhi se lo meriterebbero, in quando hanno paura di riceverne uno negativo anche loro per ritorsione. Questo falserebbe la qualità e la quantità dei giudizi espressi sul sito. D'altro canto, se eBay metterà in pratica quanto annunciato, si priverebbero i venditori di un importante diritto di difesa nei confronti di quegli acquirenti scorretti o immaturi che lasciano un feedback negativo senza che ci sia alcuna responsabilità da parte del venditore o senza che tale responsabilità sia tale da giustificare un feedback negativo. Per non parlare di quegli acquirenti che si aggiudicano l’asta ma che poi non pagano e spariscono. Se è vero che bisogna trovare un modo per limitare i feedback "di ritorsione", è anche vero che forse non è quello annunciato da eBay il modo migliore. Infatti togliendo i feedback negativi per gli acquirenti si rinuncerebbe alla parità tra acquirenti e venditori, che è una delle caratteristiche principali della compravendita su eBay, che è nata e si è sviluppata soprattutto come compravendita tra privati, e non tra venditori professionisti e una massa di acquirenti. Questo significa dimenticare un pezzo della propria origine e delle ragioni del proprio successo. Forse sarebbe più razionale mettere a disposizione degli utenti un sistema di risoluzione contese più efficace di quello attualmente esistente, che decida caso per caso su quali feedback negativi lasciare e quali no. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto per esempio con l'esplicitazione dei motivi del feedback negativo (che potrebbero essere suggeriti da eBay con un elecono prestabilito tra cui scegliere) e con la possibilità di richiedere verifiche veloci sul caso specifico in caso sia necessario contattare le controparti per fare verifiche e approfondimenti.

lunedì 4 febbraio 2008

Più di 1,2 milioni i video online, con più di 26 milioni di commenti

AccuStream iMedia Research, una società di ricerche statunitense che effettua analisi e indagini sui media interattivi, ha pubblicato un'interessante ricerca relativa ai video generati dagli utente e poi pubblicati in rete. Secondo questa ricerca, intitolata User Generated video 2005-2008: Metadata Metrica, ormai il numero dei video online ha superato gli 1,2 milioni, con 26,5 milioni di commenti associati. In media ad ogni video pubblicato online nel 2007 hanno fatto seguito circa 12 commenti relativi a quel video, meno rispetto a quelli registrati nel 2006, quando il numero medio di commenti fatti a ogni singolo video era di 19,5. Una parte molto interessante di questa ricerca è la classifica dei siti in cui vi sono più commenti per video. In testa a questa classifica si trova MySpace TV, che ha visto nel 2007 una media di 36,9 commenti a video, mentre al secondo posto si trova Metacafe, con una media di 32,3 commenti per video, seguita da YouTube, che ha registrato sul proprio sito 24,4 commenti per video. Le altre piattaforme di video sharing si attestano sotto il numero di 15 commenti per video. Sono numeri che danno l'idea della diversa vibrancy e dell'effettiva interattività dei diversi siti che ospitano i video, e che comunque danno un'interessante rappresentazione numerica, sicuramente da approfondire, al "fenomeno" dei video online al di là di ogni moda.

sabato 2 febbraio 2008

Microsoft lancia offerta per comprare Yahoo

E' la notizia della settimana, e rischia di essere la notizia dell'anno. Microsoft ha lanciato un'Opa per l'acquisizione di Yahoo da 44,6 miliardi di dollari, pari a 31 dollari per azione, in cash e in titoli. Questa mossa di Microsoft arriva dopo un periodo di più di un anno in cui Microsoft ha condotto un forte pressing sulla società di Sunnyvale per arrivare ad un'alleanza capace di reggere il reggere il confronto sul web con Google. Sul tavolo erano state messe le proposte di una forte partnership commerciale prima, e di una fusione poi, ma entrambe erano state rigettate da Yahoo. Ma può darsi che adesso, con la crisi di Yahoo, in ribasso con gli utili e costretta a licenziare in queste ultime settimane mille dipendenti, le cose cambino. Microsoft non dovrà però solo aspettare la risposta e la decisione di Yahoo, ma anche quella dell'Authority per la concorrenza, dato che sul web si verrebbe a creare un forte rischio di monopolio, e un sicuro duopolio. Grazie a questa acquisizione, Microsoft vede quattro aree di business che genererebbero sinergie per almeno un miliardo di dollari l'anno. Una di questa è sicuramente il mercato della pubblicità online, e soprattutto quella legata ai motori di ricerca, area in cui Microsoft, grazie a questa acquisizione, avrebbe notevoli vantaggi economici e guadagnerebbe una consistente quota di mercato. Ma se quest'operazione dovesse andare in porto, che cosa ne sarebbe per gli altri operatori che operano nel web marketing e per gli utenti? Microsoft sostiene che la confluenza di Yahoo nella società di Redmond offrirebbe una scelta competitiva, svilupperebbe benefici di scala e calmiererebbe i costi per gli inserzionisti. Ma un duopolio sempre più schiacciante Microsoft-Google potrebbe anche penalizzare sia gli utenti, che avrebbero meno scelta sul web, sia gli inserzionisti, che potrebbero vedersi legare i prezzi della pubblicità online alle decisioni dei due "colossi" piuttosto che a dinamiche di sana competizione. C'è anche un'altra considerazione da fare. Non è detto, come si dà quasi per scontato, che Microsoft, con l'acquisizione di Yahoo, potrebbe competere con Google. Questa guerra infatti, in cui Google sta vincendo una battaglia dietro l'altra, forse non la si può vincere a suon di acquisizioni e mettendo sul tavolo sempre più biglietti verdi, ma con servizi migliori per gli utenti, idee più azzeccate, una tecnologia più avanzata, valori aggiunti per gli utenti (come la gratuità di certi servizi), e soluzioni di advertising veramente innovativi e semplificatorie. In tutti questi fattori per ora sembra che nè MicrosoftYahoo, e quindi neanche loro 2 insieme, siano veramente capaci di competere con Google.