mercoledì 28 marzo 2012

Google Play, il nuovo Android Market che sincronizza web e mobile

Chi usa Google o Gmail, ossia la stragrande maggioranza di voi, avrà notato probabilmente una nuova voce visibile nella barra in alto di Google: Google Play. Di cosa si tratta? Di un nuovo servizio Google? Non proprio. Google Play non è altro che il vecchio Android Market, ma con il nome cambiato. Qual è la novità più importante allora? In realtà le novità importanti sono due. Una è la possibilità di scaricare da Google Play anche canzoni, film e libri, oltre che mobile app. L'altra è il fatto che con Google Play c'è piena sincronizzazione tra web e mobile, per cui tutto ciò che gli utenti faranno con il loro account Google su Google Play su mobile, sarà loro disponibile anche quando navigano sul web da pc, sempre con il loro account Google, e viceversa. Diciamo subito però che tale novità per ora non riguarda ancora l'Italia, paese in cui forse i nuovi prodotti, e il vantaggio della sincronizzazione tra web e mobile, arriveranno tra un po'. L'introduzione di Google Play nella barra di Google segnala una nuova accellerazione nell'attività della società di Mountain View sul mobile, cosi come potrebbe favorire ulteriormente la crescita di Google+, dal momento che con Google Play sarà più facile e immediata la condivisione di apps e giochi con le persone connesse alle proprie cerchie di Google+.

mercoledì 21 marzo 2012

E arrivò la lettera del Cnil con le richieste di chiarimento sulle nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google

Di questo tema ho già trattato in 2 post diversi pubblicati su questo blog. Si tratta delle nuove norme per la privacy e dei nuovi termini di servizio che Google ha lanciato in Europa lo scorso 1° marzo. Nel secondo dei 2 post scrivevo che la Cnil, l'autorità francese per la protezione dei dati personali, avrebbe mandato a Google un questionario per avere dei chiarimenti scritti ai dubbi delle autorità europee in merito al rispetto della normativa europea sulla privacy da parte della società di Mountain View. Ebbene, questa lettera è stata spedita, ed è consultabile online a questa pagina. Come si può vedere si tratta di 69 domande di chiarimento, abbastanza incalzanti. Eccone alcune. Google ha previsto un sistema per rispondere a domande e dubbi degli utenti fin dall'annuncio delle sue nuove norme il 24 gennaio scorso? Quali dati degli utenti per la precisione vengono raccolti e utilizzati (Google qui deve indicare quali dati tra un breve elenco suggerito che contiene: numero di carta di credito, informazioni specifiche sul device con cui l'utente naviga, numero di telefono, informazioni sul luogo da cui l'utente si connette, e unique device identifiers) e con quale scopo specifico ciascuno di essi viene usato? Gli utenti possono cancellare il proprio account Google? Perchè si dice che Google potrebbe non cancellare dai suoi sistemi di back-up i dati degli utenti, anche dopo una richiesta esplicita da parte di questi ultimi di una loro cancellazione? Quali servizi non saranno resi disponibili agli utenti che non avranno un account Google? Siccome Google afferma che può usare informazioni personali degli utenti con un loro consenso opt-in, quali informazioni sono considerati personali (qui a Google viene sottoposto questo elenco di dati: indirizzo IP, unique device identifiers, numero di telefono e informazioni geolocalizzate)? Gli utenti si possono opporre con un'azione opt-out alla combinazione di loro dati raccolti dal loro utilizzo dei diversi servizi? E poi tante altre domande ancora, che chiedono di specificare nel dettagli i servizi per cui le varie norme valgono, di indicare con precisioni quali informazioni degli utenti vengono utilizzate, di precisare quali coockies sono necessari perché gli utenti possano utilizzare i servizi di Google, e di specificare la differenza nella raccolta e nell'utilizzo di dati tra il caso di utenti loggati in Google con un proprio account, utenti che navigano anche nei servizi di Google, ma senza essere loggati con un loro Google Account, e i cosiddetti utenti passivi, ossia quegli utenti che non usano servizi di Google, ma i cui dati potrebbero essere raccolti e utilizzati comunque perché fruitori di servizi di terze parti in qualche modo collegate a Google. Insomma una lettera da leggere per capire la complessità e la quantità di problematiche che le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google sollevano.

mercoledì 14 marzo 2012

Cosa succede in un giorno su Internet

294 miliardi di email inviate, 2 milioni di post pubblicati nei blog, 172 milioni di persone che visitano Facebook, 40 milioni che visitano Twitter, 22 milioni Linkedin, 20 milioni Google+ e 17 milioni Pinterest, 250 milioni di foto caricate su Facebook, 864.000 ore di video caricate su YouTube, 18,7 milioni di ore di musica trasmesse su Pandora, più di 35 milioni di applicazioni mobile scaricate, 1.288 applicazioni mobile nuove caricate online. Tutto questo è parte di quello che succede in un giorno su Internet, secondo l'infografica di mbaonline. L'informazione consumata online in un giorno basterebbe a riempire 168 milioni di dvd. Sono numeri simpatici, che lasciano anche un po' il tempo che trovano, ma che possono far riflettere non solo sulle dimensioni raggiunte dal web e sul suo crescente utilizzo in giro per il mondo, ma anche sull'entità della produzione, e della condivisione, di nuovo contenuto generato ogni giorno dagli utenti su blog, social networks e altri siti ancora; parte di questo contenuto probabilmente era prodotto e condiviso anche prima, non su Internet, ma su lettere, taccuini, libri non pubblicati, quaderni, al telefono, o su altri supporti ancora, e in parte continua a essere prodotto anche oggi, anche se certamente la facilità di produzione e condivisione che si ha su Internet fa di per sé da moltiplicatore; forse sarebbe interessante paragonare i numeri del contenuto oggi prodotto su Internet con quello prodotto dalle persone di tutto il mondo off line, proprio per capire l'effetto moltiplicatore di Internet, ma qui forse si inizia a pretendere un po' troppo.

mercoledì 7 marzo 2012

In Europa molti dubbi sulle nuove norme sulla privacy e sui nuovi termini di servizio di Google

Il 1° marzo, come annunciato e come già scritto in un mio post qualche settimana fa, sono entrate in vigore le nuove norme sulla privacy e i nuovi termini di servizio di Google, uniche per tutti, o quasi tutti, i suoi servizi e i suoi prodotti. Ma in Europa, da parte delle autorità che si occupano della protezione della privacy degli utenti, sono stati espressi molti dubbi sull'osservanza, da parte delle nuove norme e dei nuovi termini, delle direttive europee in materia di privacy. La Cnil, l'autorità francese per la protezione dei dati personali è stata incaricata di avviare un'indagine, e, a seguito di una prima indagine preliminare, ha rilevato molti dubbi sulla legittimità, in Europa, delle nuove norme e dei nuovi termini di Google, in quanto essi non rispetterebbero i requisiti della Direttiva europea sulla protezione dei dati (95/46/Ce), e ha quindi inviato una lettera a Google chiedendo di sospendere l'entrata in vigore delle nuove norme in attesa di avere dalla società di Mountain View dei chiarimenti, chiarimenti per ottenere i quali si manderà a metà marzo un questionario a Google. Da Google hanno risposto di essere disponibili ai chiarimenti, ma intanto hanno fatto entrare in vigore in Europa le nuove norme. In particolare la Cnil ha rilevato la complessità delle nuove norme e dei nuovi termini di Google, che rendono difficile una loro completa comprensione da parte dell'utente medio, e, inoltre, ha il timore che l'incrocio dei dati degli utenti raccolti dal loro utilizzo dei diversi servizi di Google comporti pratiche e obiettivi illegittimi. A questo proposito Google ha risposto ricordando la sua adesione all'iniziativa voluta dalla Casa Bianca perché i grandi produttori di browser mettano un bottone visibile sulle loro pagine con la scritta "Do Not Track", "Non Tracciare" in italiano, per consentire agli utenti di limitare la raccolta di proprie informazioni durante le loro navigazioni online; bisognerà vedere poi se gli utenti che cliccheranno su quel bottone avranno la possibilità di fruire di tutti i contenuti e di tutti i servizi di cui fruiscono tutti gli altri utenti. Sulle nuove norme per la privacy e i nuovi termini di servizio di Google ha espresso le sue perplessità anche l'Autorità garante per la privacy italiana, che ha parlato di informativa troppo generica ed elusiva. E intanto, proprio dal nostro Paese, è arrivato Iubenda, un sito dove è possibile creare, in pochi minuti, una privacy policy per il proprio sito semplice, di comprensione immediata e rispettosa delle normative europee.